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Tra realtà presente ed evocazione del passato, le atmosfere sospese di Salvatore Dangelo

L’arte contemporanea figurativa presenta molteplici caratteristiche e sfaccettature, spesso addirittura divergenti, sulla base del sentire e dell’orientamento espressivo del singolo creativo, e che tracciano una panoramica sulla società attuale, sul suo approccio alla vita, sulla mancanza di riflessione che la fretta del vivere, i ritmi concitati e la corsa all’apparenza, vanno a generare. Esistono tuttavia alcuni artisti che non possono fare a meno di guardare indietro, verso un passato apparentemente superato e arcaico poiché troppo lontano dalla modernità, eppure ancora in grado di esercitare grande fascino e di indicare un modo differente di condurre l’esistenza che può spingere l’individuo a rallentare il ritmo, a tornare a valori più profondi, a riconsiderare quel passato come base da cui partire e non più una pagina da dimenticare. L’artista di cui vi parlerò oggi affronta esattamente questo tipo di percorso.

La spaccatura tra Classicismo e Arte Moderna generò quasi un rifiuto da parte degli artisti del Novecento nei confronti di qualsiasi riferimento e canone stilistico legato alle regole accademiche, come prospettiva, chiaroscuro, attinenza alla realtà osservata, così come un forte desiderio di sovvertire le regole, di guardare al futuro e di generare innovazioni volte a elevare il gesto plastico a un’azione superiore rispetto alla mera riproduzione di tutto ciò che l’occhio poteva osservare. L’Espressionismo e il Futurismo furono i primi movimenti a determinare un cambiamento di rotta che avrebbe gettato le basi per tutte le successive correnti nelle quali la frammentazione e il rifiuto della figurazione divenne via via più evidente fino addirittura a giungere all’indefinitezza più totale attraverso l’Astrattismo. Vi furono tuttavia, anche all’interno di quel particolare periodo storico, alcuni stili in cui il legame con l’immagine si mantenne ben saldo e radicato, seppure modificato nel senso e nella sostanza espressiva, oppure decontestualizzato e stridente con la realtà perché appartenente al mondo dei sogni, o degli incubi. Il riferimento è ovviamente a due tra i movimenti più intensi dal punto di vista concettuale, la Metafisica e il Surrealismo, i quali sebbene spesso associati erano piuttosto in contrasto per tematiche e per assetto compositivo, ma soprattutto per l’ostilità mai celata da parte di Giorgio De Chirico nei confronti degli eccessi e della sregolatezza dei suoi colleghi; Salvador Dalì, Max Ernst, Francis Picabia raccontavano un mondo inquieto, disordinato, incomprensibile dalla mente cosciente proprio perché appartenente al mondo onirico, a quell’irrequietezza e alle ossessioni che la razionalità voleva trattenere. Al contrario un approccio più riflessivo e meditativo avrebbe comunque condotto l’osservatore a voler scoprire il mistero oltre le cose che contraddistingueva la Metafisica, stimolato da un ordine apparentemente perfetto nel suo silenzio e popolato da manichini e da statue legate a un passato che appare come l’unico riferimento, l’unica salvezza per l’uomo moderno. L’artista di origini calabresi ma ormai da anni residente a Reggio Emilia Savatore Dangelo, prende spunto dalle atmosfere suggestive e dall’interesse verso il Classicismo tipiche della Metafisica per elaborare un suo particolare stile in cui la figurazione è indissolubilmente legata all’osservato, da cui però in qualche modo prende le distanze includendo nelle sue opere un riferimento a un’epoca lontana che tuttavia non ha perso il suo fascino e la sua bellezza.

1 Venere

Il tocco pittorico parte dal Realismo dunque i dettagli sono particolareggiati e affini al visibile perché per lui ciò che conta è condurre l’osservatore a entrare nel suo mondo attraverso un linguaggio già conosciuto, ma un attimo dopo lo pone davanti a interrogativi, a un approfondimento sul significato reale di ciò che sta guardando, al motivo per il quale l’artista lascia in bianco i riferimenti classici mentre al contrario dona tonalità e sfumature realistiche alla parte più moderna. Forse sta esattamente in quel dualismo la fascinazione delle tele di Salvatore Dangelo, quella consapevolezza che per ricercare la bellezza e l’armonia non bisogna necessariamente generare qualcosa di diverso rispetto a ciò che le ha sempre contraddistinte, tutt’altro, spesso è proprio in ciò che si vorrebbe lasciare indietro che si nasconde il segreto di quell’equilibrio di cui l’uomo contemporaneo ha bisogno senza che ne sia consapevole.

2 Luna

La caratteristica di ritrarre quasi esclusivamente donne, figure femminili a volte con riferimenti tradizionali, altre invece fortemente legate alla modernità, sottolinea l’ammirazione dell’artista nei confronti dell’essenza femminile, sia nella sua sensualità, sia nel suo romanticismo, sia nel suo costituire un punto di riferimento nella società, oggi come ieri; malgrado in alcuni casi ne sottolinei l’aspetto esteriore, quello più legato all’immagine, Salvatore Dangelo associa però all’esteriorità sempre un senso più profondo che suggerisce all’osservatore in modo velato, delicato, eppure in grado di stimolare una riflessione, di andare oltre per comprendere i motivi di quell’elemento disturbante quanto affascinante.

3 La ragazza della maschera

Nell’opera La ragazza della maschera pur mostrandosi nella sua nudità, la protagonista sembra aver bisogno di un velo, di qualcosa che protegga il suo vero volto, la sua identità, divenendo così metafora dell’esistenza contemporanea nella quale sembra essere doveroso celare la propria vera natura, nascondere un’essenza troppo poco affine alle regole e alle richieste di perfezione che sembrano costituire la condizione imprescindibile per essere integrati in una società sempre più esigente e incurante dell’individualità. La nudità pertanto appare come una silenziosa richiesta della donna di essere accettata e accolta per come è, senza dover omettere la parte più vera di sé, eppure la sua timidezza, l’insicurezza che quel suo desiderio di poter essere se stessa sia accettato, la costringe a restare in quella terra di mezzo tra coraggio e timore, tra il compiere un passo deciso e il restare nell’ombra delle sue imprigionanti certezze.

4 L’attesa

Nella tela L’attesa invece l’atmosfera diviene ancor più metafisica, la ragazza di profilo rispetto al punto di osservazione sembra una moderna Giulietta che aspetta il sopraggiungere del suo amato, al quale ha lasciato la finestra aperta, infondendo così romanticismo alla composizione; d’altro canto però, approfondendo il contesto del dipinto, il vetro aperto può sottintendere una necessità di trovare una via d’uscita a una situazione, o una condizione, che in qualche modo sembra immobilizzare la protagonista. L’oscurità dietro di sé contrasta con la luce che corrisponde alla speranza, quasi come se alle sue spalle vi fosse tutto ciò che ha generato un malessere inconfessato, mentre davanti a sé si dischiudesse l’opzione di poter effettuare un cambiamento, il bisogno di tendere verso una luce nuova, in grado di donarle la forza e il coraggio di cui ha bisogno per cominciare a salire i gradini che non ha mai avuto il coraggio di salire. Quando poi sceglie di raccontare un paesaggio Salvatore Dangelo non manca mai di inserire un suo punto di vista, una sua personale prospettiva irreale forse, ma certamente più affine all’approccio introspettivo e meditativo che caratterizza la sua pittura dove non esiste un prima e un dopo perché tutto si confonde nella memoria emotiva, quella in grado di rilasciare, come se fossero un soffice amalgama, tutte le sensazioni provate davanti ai luoghi che poi descrive attraverso la sua pittura.

5 Il cielo sopra Parigi

Il cielo sopra Parigi è una percezione più che un panorama reale, tutto ciò che gli occhi dell’artista hanno registrato della capitale francese viene inserito all’interno di una cornice idilliaca che riesca a contenere tutte le emozioni provate.

6 Gli amanti

La base di qualsiasi dipinto di Salvatore Dangelo è però il disegno, un mondo in bianco e nero da cui poi può generarsi tutto, ecco perché per lui i bozzetti sono tanto importanti, forse tanto quanto le opere, poiché l’ispirazione, la ricerca, la connessione con la propria interiorità, iniziano nella prima fase della creazione, quella appunto legata al carboncino su foglio bianco.

7 La fuga

Salvatore Dangelo si è formato da autodidatta ma questo non gli ha impedito di raggiungere notevoli risultati dal punto di vista espressivo; ha all’attivo mostre internazionali all’estero – Vienna, Copenhagen, Alicante – e in Italia – Milano, Roma, Reggio Emilia.

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Between present reality and evocation of the past, the suspended atmospheres of Salvatore Dangelo

Figurative contemporary art presents multiple characteristics and facets, often even divergent, based on the feeling and expressive orientation of the individual creative, and which trace an overview of today’s society, its approach to life, and the lack of reflection that the hurry of living, the frantic pace and the race for appearances generate. There are, however, some artists who cannot help but look back, towards a past that is apparently outdated and archaic because it is too far removed from modernity, yet still capable of exerting great fascination and pointing to a different way of conducting existence that can push the individual to slow down the pace, to return to deeper values, to reconsider that past as a basis from which to start and no longer a page to forget. The artist I am going to talk about today faces exactly this kind of path.

The rift between Classicism and Modern Art generated almost a rejection by 20th century artists of any stylistic reference and canon tied to academic rules, such as perspective, chiaroscuro, relevance to observed reality, as well as a strong desire to subvert the rules, to look to the future and to generate innovations aimed at elevating the plastic gesture to a higher action than the mere reproduction of everything the eye could observe. Expressionism and Futurism were the first movements to bring about a change of direction that would lay the foundations for all subsequent currents in which the fragmentation and rejection of figuration gradually became more and more evident, even to the point of total indefiniteness through Abstractionism.

There were, however, even within that particular historical period, certain styles in which the link with the image remained firmly established and rooted, albeit modified in meaning and expressive substance, or decontextualised and strident with reality because it belonged to the world of dreams, or of nightmares. The reference is obviously to two of the most intense movements from a conceptual point of view, Metaphysical Art and Surrealism, which although often associated were rather at odds in terms of themes and compositional set-up, but above all because of Giorgio De Chirico’s never concealed hostility towards the excesses and unruliness of his colleagues; Salvador Dalì, Max Ernst, Francis Picabia recounted a restless, disordered world, incomprehensible to the conscious mind precisely because it belonged to the oneiric world, to that restlessness and obsessions that rationality wanted to hold back. On the contrary, a more reflective and meditative approach would have led the observer to want to discover the mystery beyond things that characterised Metaphysical Art, stimulated by an apparently perfect order in its silence and populated by mannequins and statues linked to a past that appears to be the only reference, the only salvation for modern man.

The artist, originally from Calabria but now residing in Reggio Emilia for many years, Savatore Dangelo, takes his cue from the evocative atmospheres and interest in Classicism typical of Metaphysics to develop his own particular style in which figuration is inextricably linked to the observed, from which however he somehow distances himself by including in his artworks a reference to a distant era that has nevertheless not lost its charm and beauty. The painterly touch starts with Realism, so the particulars are detailed and akin to the visible, because for him what counts is to lead the observer into his world through a language he already knows, but a moment later he places him before questions, a deepening of the real meaning of what he is looking at, the reason why the artist leaves classical references blank while on the contrary he gives realistic tones and nuances to the more modern part. Perhaps it is precisely in that dualism that the fascination of Salvatore Dangelo’s canvases lies, that awareness that in the pursuit of beauty and harmony one does not necessarily have to generate something different from what has always distinguished them, quite the contrary, it is often in what one would like to leave behind that lies the secret of that balance that contemporary man needs without being aware of it.

The characteristic of portraying almost exclusively women, female figures sometimes with traditional references, others strongly linked to modernity, underlines the artist’s admiration for the female essence, whether in its sensuality, its romanticism, or in its constituting a point of reference in society, today as yesterday; despite the fact that in some cases he emphasises the external aspect, the one more linked to the image, Salvatore Dangelo always associates the exterior with a deeper meaning that suggests to the observer in a veiled, delicate way, yet able to stimulate reflection, to go beyond to understand the reasons for that disturbing yet fascinating element. In the painting La ragazza della maschera (The Girl of the Mask), while showing herself naked, the protagonist seems to need a veil, something to protect her true face, her identity, thus becoming a metaphor for contemporary existence in which it seems to be necessary to conceal one’s true nature, to hide an essence that is too unrelated to the rules and demands of perfection that seem to constitute the essential condition for being integrated in a society that is increasingly demanding and heedless of individuality. Nakedness therefore appears as a silent request by the woman to be accepted and agreed as she is, without having to omit the truest part of herself, yet her shyness, her insecurity that her desire to be able to be herself will be accepted, forces her to remain in that middle ground between courage and fear, between taking a decisive step and remaining in the shadows of her imprisoning certainties.

On the other hand, in the painting L’attesa (The Waiting), the atmosphere becomes even more metaphysical, the girl in profile seems like a modern Juliet waiting for her beloved to arrive, for whom she has left the window open, thus infusing the composition with romanticism; on the other hand, however, deepening the context of the painting, the open window may imply a need to find a way out of a situation, or a condition, that somehow seems to immobilise the protagonist. The darkness behind her contrasts with the light that corresponds to hope, almost as if behind her is everything that has generated an unconfessed malaise, while in front of her lies the option of being able to make a change, the need to strive towards a new light, capable of giving her the strength and courage she needs to start climbing the steps she has never had the courage to climb. When he chooses to narrate a landscape, Salvatore Dangelo never fails to insert his own point of view, his own personal perspective, unreal perhaps, but certainly more akin to the introspective and meditative approach that characterises his painting where there is no before and after because everything blurs into the emotional memory, the one capable of releasing, as if they were a soft amalgam, all the sensations experienced in front of the places he then describes through his painting. Il cielo sopra Parigi (The sky above Paris) is a perception rather than a real panorama, everything the artist’s eyes have recorded of the French capital is placed within an idyllic frame that manages to contain all the emotions felt. The basis of any of Salvatore Dangelo’s paintings, however, is the drawing, a black and white world from which everything can then be generated. This is why sketches are so important to him, perhaps as important as paintings, since inspiration, research, and the connection with one’s interiority begin in the first phase of creation, the one linked to charcoal on white paper. Salvatore Dangelo trained as a self-taught artist but this has not prevented him from achieving remarkable results from an expressive point of view; he has international exhibitions abroad – Vienna, Copenhagen, Alicante – and in Italy – Milan, Rome, Reggio Emilia – to his credit.

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Pubblicato da
Marta Lock

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