Economia

Auto a benzina e diesel, l’addio è imminente

ROMA – L’auto a benzina è destinata ad estinguersi nei prossimi decenni, così come anche quelle diesel, dimostratesi meno ecologiche di quanto promesso. Questa la volontà manifestata da almeno 14 stati, includendo Olanda, Danimarca, Norvegia, Germania e Regno Unito in Europa; California, Connecticut, Maryland, Massachusetts, New York, Oregon, Rhode Island e Vermont negli Usa e Quebec in Canada.

L’obiettivo? Avere un parco circolante interamente elettrico entro il 2050. «Un’iniziativa che consentirebbe di ridurre di oltre 1,2 miliardi di tonnellate le emissioni di CO2» puntualizza l’ingegner Giovanni Campaniello, esperto in efficientamento energetico nonché fondatore e amministratore unico di Avvenia, il player italiano leader della white economy.

«L’Olanda è ormai prossima a vietare la vendita di auto a benzina e diesel» osservano gli specialisti di Avvenia. I Paesi Bassi si apprestano infatti a compiere un passo decisivo verso un futuro senza combustibili fossili: il prossimo 13 ottobre il Parlamento tornerà infatti a discutere la proposta di vietare dal 2025 la vendita di nuovi veicoli con motore a combustione, una mozione già approvata lo scorso aprile dalla Camera bassa che necessita ora del sì del Senato per diventare legge.

Nel frattempo anche in Italia cresce il numero di mezzi di trasporto elettrici o ibridi e scende la quota di utilizzo di combustibili fossili nel settore dei trasporti che superava il 99% nel 2007 ed è diminuita al 95,7% nel 2014. Una percentuale che secondo gli esperti di Avvenia scenderà ancora al 93% entro quest’anno.

«Nelle grandi città italiane, se ci guardiamo intorno, già oggi notiamo un numero sempre maggiore di mezzi di trasporto elettrici o ibridi», commenta l’ingegner Giovanni Campaniello.

Ottime dunque le performance italiane nell’ambito dei trasporti, un settore dove nel «Ranking 2016 dell’Efficienza Energetica Mondiale» stilato da Avvenia l’Italia si è posizionata al primo posto per l’efficienza energetica, superando Giappone, Regno Unito, Francia e Germania.

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Redazione L'Opinionista

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