Si chiama Balbec il nuovo album in trio del pianista Christian Pabst, in uscita venerdì 30 aprile per l’etichetta Jazz Sick. Balbec è un luogo che non si trova in nessuna mappa, una città costiera – e immaginaria – resa immortale da Marcel Proust nel romanzo monumentale “Alla Ricerca del Tempo Perduto”, dove il protagonista trascorre le estati della sua giovinezza. L’album di Pabst, il quarto come leader, non è il frutto di una lettura illuminata, né ha la pretesa di essere un omaggio alla città di Proust.
Christian Pabst ci ha gentilmente concesso un’intervista.
“Balbec” è il tuo nuovo album, di che cosa si tratta?
“Balbec” è un album sul nostro senso del tempo. Durante il primo lockdown ho letto il romanzo “Alla ricerca del tempo perduto” di Proust che mi ha ispirato tantissimo. Perché anche per me il senso del tempo è cambiato tanto durante l’anno scorso. Tutta la mia vita si è fermata ma, cosa più importante, mi sono trasferito a Perugia dall’estero, cercando un cambio di vita. Da queste esperienze e dallo specchio letterario di Proust sono nate le composizioni di “Balbec”.
Che cosa vuoi trasmettere con questo lavoro?
Il mio disco precedente era più introverso e malinconico. Con “Balbec” ho voluto fare il contrario e affrontare questi tempi bui con ottimismo ed energia. Perché adesso abbiamo bisogno di questo. La musica mi ha sempre aiutato ad essere forte e motivato. È questa la sensazione che voglio condividere con l’ascoltatore.
Che tipo di accoglienza ti aspetti?
Spero di raggiungere un buon pubblico italiano che fine ad ora non conosce ancora tanto la mia musica. E spero tanto di esibirmi sui palchi italiani quanto prima.
Come nasce il tuo progetto musicale?
Spesso la mia ispirazione non è sempre qualcosa di musicale. Potrebbe essere una certa atmosfera di un libro (come la città “Balbec” dove il protagonista trascorre le estati della sua giovinezza), la memoria di un certo momento nella mia vita o semplicemente un paesaggio. Queste ispirazioni sono molto concrete e cerco sempre di spiegarle ai miei musicisti. Così possiamo creare insieme quest’immagine musicalmente. Per me è importante studiare tutti i dettagli dei brani, non per suonare una nota invece dell’altra o un ritmo più figo dell’altro. No, non mi interessa questo. Insieme ai musicisti, cerco di suonare per trasmettere la stessa nostra immagine o emozione. E spesso, per riuscirci, bisogna intraprendere percorsi sconosciuti.
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