All’arbitro si poteva rivolgere chi non rispondeva ai requisiti indicati dalla legge per il ristoro all’80% (massimo 35mila euro di reddito o 100mila euro di patrimonio) o chi possedeva obbligazioni acquistate dopo il 12 giugno 2014 (data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della commissione Ue della direttiva Brrd). O anche chi voleva ‘scommettere’ su un rimborso del 100% anche se aveva i requisiti per chiedere l’indennizzo al Fondo di solidarietà, che liquida invece un rimborso forfettario fino all’80% dei titoli azzerati con il salvataggio delle 4 banche del novembre 2015.
Per tutti questi motivi (le caratteristiche dei risparmiatori e il rimborso pieno) si tratta di assegni mediamente più cospicui di quelli liquidati direttamente dal Fitd con la procedura forfettaria che, nel caso delle 4 banche, per la stragrande maggioranza (10mila pratiche su 16mila trattate) hanno riguardato rimborsi sotto i 10mila euro. Al momento sono circa la metà (921) le domande per le quali è già partita la procedura (le comunicazioni tra collegi arbitrali e banche interessate, intermediate dal Fondo) e sono state pochissime le istanze respinte dall’arbitro (poco più di una cinquantina).
Ancora più bassi gli importi liquidati finora agli obbligazionisti delle banche venete: le domande inoltrate al Fondo sono state in tutto 8.492 e quelle già lavorate finora 1.771. L’obiettivo, spiega il vice direttore generale del Fitd Salvatore Paterna, è quello di “concludere la procedura nel corso del 2019”. La maggior parte delle domande è arrivata da risparmiatori della Banca Popolare di Vicenza (il 97%).
Finora si è registrato un alto numero di pratiche rigettate legato al fatto che le banche venete avevano collocato un numero elevato di titoli a investitori istituzionali, quindi i risparmiatori retail non li hanno acquistati direttamente dalle banche (altro requisito per accedere al rimborso forfait). Per le venete comunque finora non c’è stato nessun rimborso superiore ai 100mila euro e appena 7 tra i 50mila e i 100mila euro.
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