Dal 3 settembre è disponibile in rotazione radiofonica “Be 2”, ultimo brano di Irene Olivier già presente su tutte le piattaforme di streaming. “Be 2” è la storia di una relazione giunta ormai al capolinea. Generalmente potrebbe essere intesa come una storia d’amore che ha logorato entrambe le parti e che ancora fatica a spegnersi del tutto, ma l’idea di fondo del nuovo brano di Irene Olivier è incentrata su una riflessione profondamente personale, rivolta al proprio Io.
Irene Olivier ci ha gentilmente concesso un’intervista.
“BE 2” è il tuo ultimo brano, di che cosa si tratta?
BE 2 è la storia di una relazione giunta ormai al capolinea. Potrebbe essere intesa come una storia d’amore che ha logorato entrambe le parti e che ancora fatica a spegnersi del tutto. Ma l’idea di fondo del brano è più quella di una riflessione su cosa siamo, rispetto a ciò che avremmo voluto essere o ciò che siamo diventati. La relazione, quindi, può essere anche quella che si ha con se stessi.
Cosa vuoi trasmettere con questo lavoro?
Essendo al mio primo lavoro discografico, spero di poter intanto trasmettere anche una sola piccola emozione in chi mi ascolta. Nello specifico, BE 2 non è un brano autobiografico (a differenza del singolo precedente, Witch Eyes), ma è la mia rielaborazione personale di emozioni vissute da persone a me vicine. Quello che spero di poter trasmettere con questo lavoro (ma che poi è un po’ la speranza di fondo dietro ad ogni lavoro!) è una serie di sensazioni ed emozioni che possano poi essere percepite e condivise. Ma credo che tutto ciò che ha a che fare col “lavoro artistico” in genere, abbia il “dovere” di provocare emozioni. È ciò che cerchiamo incessantemente e ciò cui si deve sempre tendere.
C’è anche un videoclip, come si caratterizza?
L’idea del videoclip è stata di Marco Gabrielli, il mio produttore. Poi abbiamo sviluppato insieme lo storyboard. Come accennato prima, la canzone parla di una relazione ormai spenta da cui non si riesce ad evadere. Che sia con un partner o che sia con una parte diversa di se stessi è a libera interpretazione. La cosa che però volevamo comunicare è l’idea di un loop temporale da cui non si riesce a sfuggire. Questo tema del “loop” avevamo già iniziato a trattarlo con il videoclip del singolo precedente, Witch Eyes, e nel caso specifico era a carattere emotivo più che temporale. Quindi ora abbiamo voluto dare anche una sorta di continuità artistica al progetto anche a livello video, sviluppando nuovamente lo stesso tema, ma in una chiave diversa.
Come ti sei avvicinata al mondo della musica?
La mia passione per la musica c’è sempre stata. Mi ha accompagnata fina da piccola e per questo devo ringraziare i miei genitori. Grazie a loro, sono sempre stata immersa nella musica. Dalla classica al rock si è sempre ascoltato tanto e di tutto a casa nostra. Fin da ragazzina poi mi è sempre piaciuto cantare e provare a mettere i miei pensieri in versi. Il passaggio però dal puro canto per piacere personale alla discografia, è arrivato circa due anni fa’, quando sono stata contattata dall’etichetta StrangerArts.
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