Beatrice Venezi a soli 30 anni ha già diretto orchestre in tutto il mondo, è una delle migliori in un settore dove è difficile trovare giovani
Inaugurato da un’inedita chiacchierata con Beppe Sala, poi proseguito, puntata dopo puntata, con ospiti appartenenti a mondi diversi, da Alessandro Cattelan a Neri Marcoré, da Sofia Viscardi a Imen Jane e ancora Antonio Dikele Distefano, fino a Vincenzo Mollica e Paolo Nespoli, Il Riff di Marco Mengoni torna oggi con un nuovo ospite: il direttore d’orchestra Beatrice Venezi. Un nuovo inedito incontro per questa serie disponibile, a cadenza quindicinale, sulle principali piattaforme di streaming e podcast.
Beatrice Venezi a soli 30 anni ha già diretto orchestre in tutto il mondo, è una delle migliori in un settore dove è difficile trovare giovani, soprattutto donne “ma lei c’è e non è disposta a fare passi indietro per nascondersi. -così la introduce Mengoni. – Piuttosto è pronta a rompere gli schemi per mostrare a tutti che il suo posto è quello”.
Link podcast: https://ilriff.marcomengoni.it/ep9
In questa nuova chiacchierata sono molti gli argomenti affrontati: a partire dal perché sia ancora considerata una “rivoluzione” la direzione d’orchestra da parte di una donna. “Effettivamente è impressionante – spiega la Venezi – il fatto che essere una donna direttore d’orchestra nel 2020 faccia ancora notizia. Mi stupivo già qualche anno fa quando ho scoperto di essere la prima donna a dirigere in Armenia, in Georgia, in Azerbaijan. È vero che si tratta di luoghi culturalmente e geograficamente lontani da noi, ma si tratta comunque di una propaggine di una certa cultura europea. C’è ancora moltissimo lavoro da fare, non solo nella direzione d’orchestra. Quando ho iniziato, volevo solo fare questo, non ho pensato di fare una rivoluzione. Volevo esprimermi attraverso la musica, in particolare con la direzione d’orchestra che per me significava la massima libertà d’espressione”.
Un dialogo ricco di spunti, dalla formazione al ruolo del direttore d’orchestra, dalla musica d’insieme all’arte diffusa nel format “Musica in giro”, dove la musica eseguita al Teatro Verdi di Firenze veniva – appunto – diffusa in streaming anche per le vie del centro storico della città. Fino ad arrivare al rapporto tra musica classica e musica leggera, che potrebbero essere percepite come distanti, ma che in realtà offrono più punti di contatto di quanti si possa immaginare. Beatrice Venezi ripercorre, inoltre, i ricordi musicali della sua infanzia e sottolinea come abbia sempre desiderato trovare anche nella musica classica delle figure capaci di far appassionare le persone così come era con le pop star negli anni Novanta.
Tutto per arrivare alla domanda che chiude ogni puntata e che dà il titolo al podcast, ovvero quale sia l’elemento ricorrente nella vita della Venezi che, esattamente come il riff, ritorna continuamente e diventa il segno distintivo nella nostra esistenza così come in una canzone. Beatrice svela a Marco Mengoni che la costante che ha caratterizzato tutto il suo percorso, il suo riff appunto, è la testardaggine: “Sono molto testarda: può essere un aspetto sia positivo che negativo, ma credo sia davvero una costante nella mia vita. Se dovessi pensare a un brano invece direi L’Inno alla Gioia”.