Esce oggi 1 maggio il singolo “Stata mai” della nuova promessa dell’Indie-pop italiano. Per l’occasione l’abbiamo intervistata
Classe 2001, Benedetta Raina è una cantautrice originaria di Alessandria. Giovanissima, si dedica alla musica sin da bambina, cominciando a collaborare con l’etichetta Noize Hills già nel 2018: lo scorso anno ha debuttato con due singoli, ‘Basta’ e ‘Davvero’, nei quali l’autrice da voce alla sua esperienza personale proponendosi come interprete della sua generazione.
Il 28 aprile ha visto la luce il suo primo Ep, intitolato “Frammenti”, che include anche i primi due singoli; oggi, invece, è la volta del singolo Stata mai.
Si tratta di un brano che tratta della fine di una relazione, ma non amorosa, bensì amicale: un’amicizia che – però – non è “Stata mai” tale, in cui a provvedere all’altro si è soli, inconsapevolmente ostacolati e non amati. La presa di coscienza porta ad un’interruzione dei rapporti che, alle volte, può produrre uno stato di latente sofferenza.
In occasione dell’uscita di “Frammenti” e di “Stata mai”, noi de L’Opinionista l’abbiamo intervistata e le abbiamo chiesto le sue impressioni. Di seguito l’intervista.
Ciao Benedetta e benvenuta. Allora, inizierei col parlare proprio di “Frammenti” nel suo complesso: è un Concept? Com’è nata l’idea per il titolo?
Frammenti non nasce come concept EP, ma per il vestito che ho cercato di dargli ci si avvicina. Il titolo è la volontà di chiudere il cerchio del mio passato con queste cinque canzoni, che rappresentano ciascuna una fotografia diversa della mia adolescenza. Non necessariamente bella o qualcosa in cui mi riconosco ancora: magari imperfetta, sì, ma sicuramente sincera.
Sei molto giovane, ma la tua musica presenta delle sonorità anche molto eclettiche: penso a “Mi sveglio col caffè”. Quale genere musicale ti ha ispirata, da un punto di vista strettamente melodico?
Per quella canzone in particolare abbiamo preso spunto dal moderno indie italiano, quello che si rifà al vecchio cantautorato, ma le influenze sono state moltissime. I riferimenti che si sentivano in studio provenivano un po’ da tutte le epoche, anche per questo il sound pare un po’ eclettico e “senza tempo”.
“Davvero” e “Basta” sono i brani del tuo esordio: che significato gli davi – all’epoca – e che significato gli dai oggi, a quei brani? Ti vedi cambiata?
Sono una parte importantissima del mio percorso ma sono delle versioni passate di me. Ho appreso molto dall’inizio della mia carriera in questo mondo, ma adesso guardo solo avanti, sogno molto in grande.
Qual è il brano che, in assoluto, ti ha reso più soddisfatta dell’intera produzione? E perché?
“Non me ne frega se non ci vedo bene” è quella di cui sono più fiera. L’ho scritta di getto e in studio ha preso vita quasi istantaneamente, è stato quasi magico. Per ora in musica credo sia il meglio che abbia dato.
L’Ep è completamente in lingua italiana, sebbene conosci molto bene anche l’inglese. Qual è il motivo di questa scelta? Escludi la possibilità di comporre in inglese, in futuro?
Iniziare con l’italiano è stata anche una scelta di convenienza, ma resta una lingua che amo molto. E’ difficile sfondare a prescindere in Italia, figuriamoci presentandosi in inglese. Per ora sono scesa un po’ a questo compromesso ma per il futuro ho progetti molto ampi, quindi non escludo assolutamente di uscire con qualcosa in inglese.
Il tuo futuro: come artista e come persona. Quali sono le prossime mosse?
Le ambizioni sono tante, ma per ora voglio rilassarmi e godermi appieno la promozione di “Frammenti”, ci ho lavorato tanto e voglio celebrarlo a dovere. In generale voglio anche ritornare alla normalità, come tutti, ma per quello ci vorrà tempo.