Bertè: “Vogliamo fare qualcosa per scongiurare la morte degli eventi live?”

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ROMA – “Ormai dovreste saperlo, le maestranze dello spettacolo sono state tra le più colpite dal Covid e le meno tutelate. Tutto il settore è fermo ormai da marzo 2020 e si parla di quasi 600 mila persone (tutti professionisti altamente specializzati a cui noi artisti dobbiamo moltissimo, tra cui persone che hanno costi fissi altissimi e che alla fine sono precari)”. Così Loredana Bertè su Facebook all’indomani della manifestazione milanese “Bauli in piazza”, che ha portato alla protesta dei lavoratori dello spettacolo.

“Il dpcm del 7 agosto scorso, che permette la ripartenza di piccoli eventi fino a 1000 persone all’aperto e fino a 200 al chiuso, è una grandissima limitazione per tutto il nostro settore e in parte non sembra così coerente se paragonato ad esempio al permettere alle persone di viaggiare per ore e giornalmente stipati in aerei, treni, bus e metropolitane o come riaprire gli stadi con calciatori che si infettano l’un l’altro”, dice la Bertè. “Senza parlare poi di tutti gli altri settori di “convivialità” dove, si sa, poi non è mai stato fatto rispettare davvero il distanziamento o il portare la mascherina né dai gestori né da chi avrebbe dovuto controllare (volanti di vigili, polizia e carabinieri che guardavano e passavano oltre)”.

“Ma il tutto è stato concesso (e si sono chiusi occhi a destra e a manca) per far ripartire le varie economie… tranne la nostra. Alla nostra è stato dedicato ogni sorta di vincolo e controllo – aggiunge la cantante – Per quei pochi eventi che si sono tenuti, anche se veniva fatto tutto col massimo rispetto delle norme anti Covid, bastava 1 singolo elemento fuori posto per ricevere multe salate o dovere interrompere lo spettacolo. Ma se per un ristorante è giustamente impensabile arrivare a fine mese con la metà dei coperti, come può essere fattibile per un teatro con una capienza di 2000 persone “arrivare a fine mese” con solo 200 persone in platea? È irragionevole ed ingiusto”.

Per la Bertè “servono regolamentazioni e provvedimenti capaci di garantire sì la sicurezza ma anche la sostenibilità economica del settore per poter ripartire in qualche modo”. Sabato in piazza Duomo “c’erano 500 bauli neri e 1300 lavoratori dello spettacolo a manifestare pacificamente, con mascherine e distanziamento (a differenza di altri), non per ricevere sussidi ma per chiedere di poter ripartire e lavorare…in piedi dietro quei flight case vuoti che, da lontano, sembravano tante bare: vogliamo fare qualcosa per scongiurare la morte degli eventi live?”.