“Radio Modem: Un Mixtape di Blue Virus” è il nuovo progetto di Blue Virus, in uscita martedì 10 novembre 2020 per l’etichetta torinese RKH. Il progetto è stato realizzato con lo spirito che da sempre contraddistingue l’artista, che ama inserire brani più d’impatto e sopra le righe assieme a tracce più intime e personali. Da lì è nata l’idea del titolo ed è come se l’ascoltatore si trovasse in macchina con qualche amico e lo stereo acceso: qualcuno vorrà sentire qualcosa di intimo e qualcun altro preferirebbe distrarsi ascoltando un pezzo meno ricercato e più d’impatto. Radio Modem è la Stazione FM in cui Blue Virus dà modo a tutti di ascoltare tutte le sue sfaccettature artistiche. “Radio Modem: Un Mixtape di Blue Virus” è stato anticipato da due singoli: “Scemo”, uscito il 20 ottobre, e “Queste cartoline”, uscito il 3 novembre.
L’artista ci ha gentilmente concesso un’intervista.
“Radio Modem: Un Mixtape di Blue Virus” è il titolo del tuo nuovo progetto, di che cosa si tratta?
Si tratta sostanzialmente di portare avanti un discorso iniziato con i Mixtape nel 2016, segue quel filone presentato in una maniera un po’ più aggiornata, è un terzo capitolo che in realtà non ha nulla a che vedere con quelli precedenti, è stato fatto in maniera un po’ differente e più dettagliata, coinvolgendo tante persone, soprattutto dandogli un contest che è appunto quello della radio che si rifà più ad un album. Ormai la differenza tra disco e Mixtape è veramente misera, molti pensano che sia la stessa cosa, abbiamo cercato di portare a casa un risultato che ci potesse soddisfare al 100% a prescindere dalla dicitura del titolo.
In questo lavoro, come in altri, ci sono brani più d’impatto e sopra le righe assieme a tracce più intime e personali. Come nasce questo abbinamento?
In realtà è una cosa che mi sono sempre portato dietro nella musica così come nella vita reale. Chiunque di noi vive dei momenti un po’ più allegri e spensierati e presi bene e vive dei momenti un po’ più tristi e seriosi, un po’ da come uno si sveglia al mattino e dal corso degli eventi. Ho voluto semplicemente traslare questa cosa con la mia musica gettando la mia anima un po’ più allegra capovolgendola con quella più intima e personale. È un concetto che ho voluto sottolineare con l’uscita dei due singoli, ho fatto uscire “Scemo” che è un brano più d’impatto, ironico, autodistruttivo e poi ho fatto uscire “Queste Cartoline” che è una roba più capovolgente che ti fa capire che anche io posso stare male e posso stare in confidenza con te che mi stai ascoltando. È una cosa che ho sempre fatto e riversato nei Mixtape, nei dischi ufficiali sono quasi sempre preso male, invece qui do spazio a tutti i background del mio percorso artistico.
Come hai ricordato poco fa, il progetto è stato anticipato da due singoli (“Scemo” e “Queste cartoline”), che tipo di accoglienza c’è stata da parte dei tuoi fans e della critica?
È andato tutto abbastanza bene, è stato tutto abbastanza positivo, ad essere sincero mi aspettato un po’ più di riscontro per quanto riguarda il singolo più triste, quindi Queste cartoline” è una roba un po’ più per tutti perché è un po’ più la persona che parla, mi spoglio dagli abiti del costume del super eroe e parlo un po’ più a cuore aperto, quindi pensavo che la cosa venisse recepita meglio. In realtà la gente voleva il rap, nel senso che mi voleva più nelle vesti dello psicopatico, quindi “Scemo” è andata molto meglio a livello di feedback, poi sono tanti i fattori, ho considerato il fatto che “Scemo” era la prima cosa che facessi uscire dopo 6-7 mesi, quindi l’impatto è stato maggiore perché è stato il primo singolo dopo tanto tempo. “Queste cartoline” è uscito due settimane dopo ma era già quasi consolidato il mio ritorno, poi l’annuncio del Mixtape eccetera, quindi a livello di numeri il feedback è stato un attimino calante però in realtà è andato molto bene, sono contento perché è andata come pensavo.
Nel pieno della quarantena della scorsa Primavera hai scritto, registrato e pubblicato nel giro di pochi giorni “Memo”, il primo disco del tuo alter ego Sandro Terapia. Com’è nato questo lavoro e com’è maturata l’esigenza di un alter ego?
L’alter ego c’è da quasi dieci anni, nel senso che era il 2011 o il 2012 prendendo spunto da Tyler, The Creator che mi ha portato a creare un alter ego che andasse oltre l’inaspettato e la decenza umana per quanto riguarda i contenuti, quindi le cose più estreme le faccio dire ad un’altra persona come se me ne lavassi le mani. Il concetto di mettere su un disco tutto suo è nato in quarantena, eravamo tutti costretti a stare in casa, io in qualche modo dovevo passare il tempo, quindi oltre a scrivere per i Mixtape mi è presa questa cosa di dare sfogo ance alle esigenze di un alter ego. Quindi avendo tante cose da dire l’ho fatto anche per divertirmi, l’ho fatto in una settimana, l’ho mandato ad un amico che mi ha detto che era una bomba. Quella settimana mi sono concentrato su quello e mi sono concentrato sul Mixtape. Ho quasi sempre la necessità di scrivere, se poi l roba esca o meno è indifferente, ma devo sempre stare lì ad ascoltare, a scrivere e a cercare di fare in modo di mantenermi vivo e attivo, altrimenti non saprei cosa fare.
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