“Si tratta di una suggestiva ballad, dove il senso di calma e la sobrietà della strofa accarezzano storie semplici di persone comuni. Il brano è dedicato alle vittime della Strage di Ustica e ai loro familiari”
É disponibile dal 10 luglio su tutte le principali piattaforme digitali ‘Bugia’, il nuovo singolo di Luca Mongia. Pubblicato dall’etichetta discografica PlayCab, il brano verrà distribuito in oltre 250 negozi online, tra cui Spotify, Apple Music, iTunes, Amazon e Google Play. ‘Bugia’ anticipa l’uscita dell’album ‘Invisibile’, ultimo lavoro del musicista abruzzese.
Luca Mongia ci ha gentilmente concesso unìintervista.
Bugia è il tuo nuovo singolo, di cosa si tratta?
E’ una canzone che parla della strage di Ustica. Non avrei mai pensato di scrivere riguardo un tema così ingombrante, non sono un fanatico di storia e politica italiana, anche se mi appassionano le vicende malate, misteriose, quelle dense di verità indicibili come appunto la strage di Ustica. Mi è capitato di vedere un film, una produzione italiana di qualche anno fa che coraggiosamente parla di questo tragico evento e ne sono rimasto impressionato. Conoscevo la vicenda ma non tutti i suoi retroscena agghiaccianti, poi è bastato mettermi nei panni dei familiari delle vittime e in quella stessa notte è nata “Bugia”.
Cosa vuoi trasmettere con questo brano?
Mi auguro che chiunque ascolti la canzone possa percepirne le stesse sensazioni che hanno ispirato me e ne hanno motivato la scrittura. L’innocenza e la vulnerabilità di quelle persone così estranee alla missione di guerra che si stava consumando alle loro spalle, e le verità nascoste per anni ed anni, mi hanno fortemente condizionato, lasciandomi un triste senso di rabbia e di sfiducia nei confronti della nostra giustizia e dello stato. Ci sono persone che combattono da più di 40 anni per cercare la verità, la mia è solo una canzone, non può aiutare nessuno e serve a poco, ma spero possa almeno contribuire un po’ a tenere la fiamma accesa e a mantenere aperta questa brutta pagina di storia per farla leggere alle generazioni più giovani.
Qualche anticipazioni dell’album?
L’album si chiama “Invisibile”, chiaramente inspirato alla condizione che dal primo lockdown ad oggi abbiamo subito soprattutto noi lavoratori dello spettacolo. Questo momento storico così bizzarro, insieme a vicende personali importanti, sono stati per me gli ingredienti giusti per la lavorazione del disco. Non avevo l’attrezzatura adatta per realizzare un lavoro del genere, quindi ho deciso di vendere la mia les paul per comprare un computer e una scheda audio, qualche microfono lo avevo, qualche altro l’ho chiesto in prestito e avendo poi la fortuna di suonare più strumenti mi sono chiuso nel mio studio a registrare. La notte scrivevo, il giorno registravo, e per circa 4 mesi le cose sono andate avanti così. È stato prezioso poi l’aiuto in fase di missaggio del mio amico fonico Alberto Paparella.
Come nasce il tuo progetto musicale?
In realtà non esiste un progetto musicale preciso, quando scrivo canzoni metto in musica tutto ciò che vivo nel momento in cui rimango colpito da qualcosa. Il mio progetto musicale nasce quindi da quando suono, ed è un lavoro continuo di ricerca che accompagna anno dopo anno la mia vita con tutti i suoi cambiamenti, quello che cerco di instaurare con la musica è un rapporto sincero e deve quindi somigliare il più possibile alla mia persona. Per quanto riguarda la genesi di “invisibile” posso dire che in questi ultimi mesi di chiusura forzata dovuta alla pandemia, non potendo quindi suonare in giro, che è da sempre la mia principale attività lavorativa, mi sono dedicato alla produzione. All’inizio pensavo di lavorare su brani che ho in cantiere da tempo, ma la solitudine mi ha inspirato, ho scritto tanto materiale nuovo e ne è venuto fuori un disco di 11 brani, dei quali soltanto uno è stato ripreso da vecchi provini.