Da mercoledì 24 marzo alle 23:45, esordisce su Canale 21 la docufiction scritta e realizzata in “smart working” dal regista e attore Milo Vallone
Un padre agli arresti domiciliari, isolato dal mondo intero a causa di un virus informatico che ha provocato una pandemia digitale, cancellando ogni forma di tecnologia. Da qui parte il racconto di Milo Vallone, autore, regista e attore della docufiction “Butterfly29″, che domani, alle ore 23:45, andrà in onda su Canale 21 (canale 10 del digitale terrestre nel Lazio). Gli episodi della serie saranno visibili anche sul sito www.butterfly29.it.
Immaginate un mondo senza più collegamenti internet, dove telefonini, computer, televisioni e radio sono inutilizzabili. Ogni tipo di comunicazione e scambio di informazione digitale è inaccessibile. Siamo nel 2030, quando “Butterfly29”, un virus informatico, causa una “netpandemic” capace di interrompere i più sofisticati sistemi tecnologici. La serie racconta la pandemia attraverso gli occhi di Alan Caravaggio, ripreso dalle 32 telecamere di sorveglianza che controllano i suoi arresti domiciliari per aver ucciso la moglie, durante un lockdown causato dal Covid-19. Da una pandemia biologica a una informatica.
Episodi: https://www.butterfly29.com
Libero dal monitoraggio fisso delle telecamere, potrebbe tentare di evadere, ma non lo fa. Il suo nuovo isolamento è dato dall’impossibilità di comunicare con il mondo esterno, in particolar modo con suo figlio, di cui ha ormai perso le tracce. L’unico modo che ha per provare a recuperare un contatto con lui sono delle “audiolettere”, che trasforma in veri e propri flussi di coscienza. Alan racconta la sua vita, ma anche la società che ha lasciato, immaginando come questa nuova condizione analogica possa finalmente adempiere alla promessa di “uscirne migliori”.
«L’idea di “Butterfly29” è nata durante il primo lockdown. In quelle settimane di apprensione per l’emergenza sanitaria, l’unico modo per rimanere in contatto con i nostri cari è stato grazie ai mezzi informatici, divenuti di vitale importanza. E allora ho pensato: e se la pandemia un domani, da biologica, divenisse digitale? In fondo, fino a poco più di un anno fa il termine “virus” era da tutti associato al web e ai mezzi informatici. Dunque? Potremmo vivere senza tecnologia? E nel caso, che mondo avremmo?», si domanda Milo Vallone.
Realizzato in collaborazione con la Regione Abruzzo, “Butterfly29” è il primo esperimento italiano di docufiction interamente prodotta e realizzata in “smart working”. Le 32 microcamere, che immortalano la reclusione di Alan Caravaggio, riprendono la vera abitazione del regista e attore protagonista, Milo Vallone. Scritto durante il primo lockdown, nel 2020, le riprese sono terminate a inizio 2021.
«Inoltre Butterfly29, nel mio personale percorso, rappresenta anche una vera e propria sperimentazione, la ricerca di un nuovo linguaggio espressivo per far vivere quella teatralità ormai mortificata da più di un anno, per via della chiusura degli spazi nei quali operiamo. Non credendo molto nel teatro in streaming, ho cercato con questo format e con questo linguaggio, di aprire una strada o quantomeno accendere una scintilla che possa essere di incoraggiamento a tutto un mondo di lavoratori che sono e chissà ancora per quanto saranno, in attesa di poter tornare a veder salire un sipario chiuso da troppo tempo. È stato dunque tanto l’entusiasmo – conclude Vallone – quando, cominciando a prendere corpo quest’opera, ho ritagliato uno spazio del lamento per darlo alla creatività».
BUTTERFLY29
- Il virus informatico che cambiò il mondo
- Una docufiction scritta, diretta e interpretata da Milo Vallone
- Musiche di Gianluigi Antonelli, Davide Cavuti, Arnaldo Guido, Enrico Vallone
- Collaborazione ai testi del giornalista Luca Pompei e della psicologa Ilaria Fini
- Produzione di Tam Tam Communication
- In collaborazione con la Regione Abruzzo
SINOSSI
Novembre 2029. Nel mondo, in un tempo rapidissimo si sparge “Butterfly 29”, un virus informatico che con una netpandemic compromette tutti i sistemi e le piattaforme della avanzata tecnologia del pianeta, rendendo impossibile qualsiasi forma di comunicazione, diffusione e utilizzazione di ogni intelligenza artificiale. E così, nell’arco di 4 mesi, in un gigantesco blackout propagato con “effetto domino”, si oscurano tutte le trasmissioni dell’apparato radiotelevisivo e tutti i servizi del web e della telefonia che si stima siano ormai arrivati a rappresentare il 98,8% del traffico e dello scambio di informazioni dell’intero sistema occidentale.
Dieci anni prima, nel 2020, in Italia, il soggetto Alan Caravaggio venne condannato a 14 anni di domiciliari per l’omicidio della moglie, avvenuto durante un lockdown per la pandemia biologica conosciuta con il nome di Covid 19. La narrazione è ambientata nel marzo del 2030 e mentre il mondo, non avendo alcuna alternativa, torna ad incontrarsi animando le strade, le piazze, i bar e i teatri, Alan Caravaggio è sempre più isolato nel suo confinamento, relazionandosi solo con l’assistente sociale che col compito di recapitargli i viveri, rappresenta la sua unica finestra sul mondo.
Alan è costantemente ripreso da 32 microcamere che perimetrano all’interno e all’esterno la sua abitazione che però, per via di “Butterfly 29”, non sono più monitorabili dalla sezione “controllo domiciliare” della polizia. Pur avendo quindi la possibilità di evadere e tornare ad assaporare la libertà che ha perso, Alan decide di non sottrarsi al suo isolamento ma di prendere un vecchio registratore per incidere delle “audiolettere” da lasciare al figlio ormai adolescente e che all’epoca del femminicidio che lo ha portato a perdere l’affetto di entrambi i genitori, aveva 6 anni. Ne nasce così un intenso flusso di coscienza. In queste lettere/confessioni, le riflessioni di Alan passeranno dagli squarci introspettivi della sua vita, alle analisi della società che ha lasciato (quella del 2020), con inevitabili riferimenti alle percezioni che ha sull’organizzazione sociale contemporanea alla narrazione (il 2030). Alla fine di questa confessione, divisa in 8 capitoli/lettere, Alan si renderà conto che quella promessa che il mondo fece a se stesso 10 anni prima, custodendola nello speranzoso motto “ne usciremo migliori” sarà forse solo grazie a “Butterfly 29” che potrà finalmente realizzarsi.