Su 10 ricorsi ai Tribunali amministrativi regionali avviati dal Wwf, insieme ad altre associazioni ambientaliste e animaliste, sono 8 gli esiti positivi o parzialmente positivi: “Questi numeri – afferma il Wwf – confermano la tendenza delle regioni che, pur di fare concessioni alla lobby venatoria, perseguendo scopi che certamente non sono tesi a soddisfare interessi pubblici, sono pronte non solo a violare, anno dopo anno, le norme nazionali ed europee ma anche a sperperare ingenti somme di denaro pubblico necessario per impegnare i funzionari regionali addetti alla stesura degli atti e per pagare le spese processuali. Un esempio chiaro di quanto alcune regioni non tengano conto delle esigenze di conservazione della natura è l’inserimento, anche quest’anno, tra le specie cacciabili di Moriglione e Pavoncella, due specie di uccelli particolarmente minacciate e protette dall’Unione Europea, nonostante l’invito del Ministero dell’Ambiente ad escluderle e malgrado le decine di sconfitte ottenute lo scorso anno di fronte ai TAR”.
La pandemia in corso, aggiunge il Wwf, ha inoltre “confermato quanto sia forte l’influenza che il mondo venatorio ha sulla politica. Molte regioni “arancioni” hanno infatti autorizzato gli spostamenti dei cacciatori anche oltre i confini comunali, per esercitare la caccia anche in forma collettiva. Questi provvedimenti, in contrasto con i Dpcm emanati dal Governo per arginare la pandemia in corso, hanno creato vere e proprie disparità di trattamento tra “normali” cittadini, costretti a rimanere a casa e cacciatori, lasciati liberi di muoversi mettendo a rischio la salute di tutti”.
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