Il sito, in continuo aggiornamento, racchiude un archivio digitale molto dettagliato che comprende 4462 documenti contenuti nei 212 fascicoli conservati nell’Archivio Storico del Comune di Casoli, un’occasione per andare a riscoprire una pagina che ha segnato la storia non solo di Casoli, ma dell’intera nostra regione, quella di un campo di internamento fascista, ma anche e soprattutto di riscoprire anche la composizione di altri campi fascisti italiani.
Si entra a contatto, a fini di ricerca storica, con fonti archivistiche di importanza primaria sull’ex Campo di Concentramento di Casoli, attivo tra il 1940 e il 1944.
Lorentini ha svolto un’indagine approfondita e meticolosa che l’ha portato nel tempo a ricercare, studiare, scansionare e rendere quindi consultabili i documenti suddetti.
La sezione archivistica del progetto permette a chi consulterà il sito di andare a fondo sull’istituzione e il funzionamento burocratico del campo eretto a modello di amministrazione di un campo di concentramento fascista per internati civili, con le vicende umane degli internati.
Risulta evidente come il lavoro svolto da Lorentini riesca in pieno non solo a dare visibilità ad una pagina di storia del territorio di Casoli, ma come soprattutto ridoni una dignità umana, civica e civile ai tanti volti impietriti che compaiono nelle fotografie, cosa che il ventennio fascista con le sue leggi razziali aveva barbaramente cancellato.
Lorentini così spiega questo suo progetto che ha un inestimabile valore storico:
“
Studiavo i documenti e nel frattempo li elaboravo per la consultabilità digitale. In questo modo potevo leggere la storia del Campo di concentramento di Casoli sia dal punto di vista di chi lo gestiva, la direzione, che da quello interno, intimo degli internati. Allora decisi che il sito doveva diventare uno strumento di uso pubblico per dare un piccolo contributo alla ricerca sull’internamento fascista, un tema ancora non sufficientemente trattato in storiografia, ma anche avere una funzione divulgativa, per fare conoscere una storia poco nota anche agli stessi casolani”.
Il sito www.campocasoli.org rappresenta un valido e indispensabile strumento di ricerca avanzato che si spera riesca ad innescare, grazie alla documentazione ivi caricata, il dibattito storiografico su un fenomeno mai del tutto sciorinato in Italia, poiché grazie ai “fascicoli personali” degli internati, sarà possibile ricostruire anche le peculiarità degli altri campi di internamento in Italia, in quanto i perseguitati erano spesso soggetti a trasferimenti da un campo all’altro.
Lorentini si augura di poter vedere Casoli diventare un fulcro di iniziative di cui il suo progetto possa rappresentare un punto di partenza: “Sarei molto felice se si riuscisse a far diventare Casoli un volano di attività, attraverso incontri seminariali, convegni, attorno all’internamento fascista, con l’obiettivo di recuperare i locali dell’ex Campo e realizzare un memoriale/museo che sia anche centro di documentazione e ricerca. Inoltre ci si potrebbe adoperare per portare a Casoli l’artista tedesco Gunter Demnig, per deporre le 11 “pietre di inciampo” (Stolpersteine) per la memoria degli 11 internati ebrei stranieri deportati nei campi di sterminio. Sono molto fiducioso perché l’amministrazione Comunale, con in prima persona il sindaco Tiberini, ha dimostrato finora un grande interesse e sostegno al mio progetto. Sono sicuro che attraverso una reciproca e sinergica collaborazione con gli amministratori, si potrà produrre un bene che sia comune.”
Nelle parole del sindaco Massimo Tiberini tutto l’apprezzamento per un progetto che porta a scoprire una pagina storica di Casoli forse poco conosciuta ai più:
Il Prof. Vito Francesco Gironda, in qualità di relatore, segue con molto interesse il lavoro di Lorentini. “Nell’ultimo decennio il modello di concentrazionismo fascista è diventato oggetto di discussione e approfondimento storico – esordisce Gironda – Agli studi pioneristici di Capogreco (I campi del Duce. L’internamento civile nell’Italia fascista (1940-1943), Torino, Einaudi 2004) si sono affiancate ad esempio alcune analisi piuttosto convenzionali come nel caso di Anna Pizzuti (Vita di Carte. Storie di ebrei stranieri internati dal fascismo, Roma, Donzelli 2010) e, più recentemente, con il progetto sui campi fascisti (http://www.campifascisti.it) si sta lavorando a una mappatura complessiva del fenomeno, o meglio, ad un centro di documentazione on line sull’internamento e la prigionia. Inoltre, disponiamo di diversi contributi regionali e locali che, tutto sommato, risentono di una impostazione metodologica alquanto debole tanto da alimentare la continuità discorsiva di una lettura “leggera” del sistema di internamento civile fascista. La storiografia ha più volte sottolineato la difficoltà di studiare il sistema concentrazionista fascista per via della difficoltà sottese alla mancanza di fonti. Infatti, oltre ai fondi presenti presso l’Archivio Centrale dello Stato (Direzione generale della pubblica sicurezza) e di quelli custoditi nell’Archivio del Comitato Internazionale della Croce Rossa con sede in Ginevra, già ampiamente oggetto di analisi nei lavori di Capogreco, disponiamo di pochissime informazioni a livello regionale e locale. Diversa la situazione per il campo di concentramento ubicato nel corso del secondo conflitto mondiale nella cittadina di Casoli. Il sito costruito e curato dal Lorentini rappresenta una prima messa a punto documentaristica di un progetto scientifico di più largo respiro volto a superare l’impasse di un certo dirigismo storicistico presente in molti lavori sul tema. Accanto all’enorme mole di lavoro documentaristico già realizzato e in continuo aggiornamento, il giovane storico di Casoli sta studiando il campo di Casoli come spazio delle pratiche della politica razziale del ventennio.
La minuziosa documentazione sull’amministrazione del campo, le specifiche dinamiche nell’azione delle autorità locali permettono da una parte di guardare alla storia del campo come laboratorio del razzismo fascista a livello locale, individuarne traiettorie particolari, specifiche e valenze generali. D’altra parte, lo studio delle cartelle personali degli internati offre una visione interna, vissuta, intima del sistema concentrazionista fascista. Dal materiale selezionato e curato dal Lorentini e la sua accurata impostazione di metodo può aprire una nuova stagione di riflessione sull’internamento fascista”.
Un altro merito che va dato al lavoro svolto dal Lorentini è indubbiamente quello di aver saputo inserire la microstoria, quella locale del Campo di Concentramento di Casoli, come un anello di una catena in continuo aggiornamento nel grande dibattito internazionale della Shoah attraverso una serie di preziose informazioni che conservano e promuovono la cultura della memoria.
La Presidente Piera Della Morgia ha dichiararato: “Tanti sono stati in Italia i campi di concentramento per internati ebrei e oppositori politici ma sono pochi gli archivi storici dei vari comuni – in cui questi campi furono attivi – a disporre di tanto materiale come quello di Casoli. A volte, i documenti, le foto, le lettere, i fascicoli personali sono andati dispersi per varie cause, altre volte distrutti per il superamento dei limiti di conservazione e così non è semplice ricostruire la storia di quel periodo, di quei luoghi e di quelle persone che ebbero la disavventura di esservi internati.
Non è così nel nostro caso perché un archivio ricco, che dispone dei fascicoli di quasi tutti gli internati, ha potuto offrire ad un fine studioso e ricercatore una mole di documenti e la competenza, il desiderio di conoscere, l’amore per la ricerca e il desiderio di contribuire a far luce su pagine di storia non ancora chiaramente esplorate, ha fatto il resto. Così, dopo tre anni di intenso lavoro, Giuseppe Lorentini ha realizzato il sito on-line “campocasoli.org” in cui ha pubblicato i risultati del suo lavoro certosino di documentazione, un vero archivio digitale che ricostruisce anche la storia sociale e amministrativa del campo. Il sito è di facile consultazione e lettura e subito ci immerge in un contesto completamente diverso: la foto di gruppo, quelle sui documenti, le lettere delle persone care… tutto cambia prospettiva: i numeri diventano “persone”, ognuna con la propria storia, ci si domanda come poter dare un nome ad ogni volto o un volto a quei nomi. È un’operazione di ampio respiro, preziosa per l’internazionalizzazione della ricerca, che darà sviluppi inaspettati, e che si inquadra nella cultura della memoria. In quest’ottica, l’ANPI condivide e appoggia il progetto di Giuseppe Lorentini, si congratula per l’ottimo risultato delle ricerche che hanno spaziato anche oltre gli archivi locali ed è sempre pronta a collaborare affinché questa pagina di microstoria possa entrare in un dibattito internazionale di più ampio respiro. Bisogna fare i conti col proprio passato, soprattutto con le pagine meno gloriose, perché è proprio da quelle che si impara e poi è importante non dimenticare. Questo sito di documentazione on-line sul campo di concentramento di Casoli attivo tra il 1940 e il 1944 vuole essere un punto di partenza per favorire e contribuire alla ricerca storica e diventerà presto un punto di riferimento per gli storici. Dal recupero e rivalutazione dei luoghi dove quelle persone vissero e trascorsero le loro tristi giornate può nascere un progetto di musealizzazione, un museo della Shoah, che sarebbe il primo grande museo del genere in Abruzzo per ricordare ciò che è stato, per ricordare che abbiamo avuto giorni bui e che dobbiamo sempre difendere i valori essenziali della libertà, della tolleranza e della democrazia”.
L’Onorevole Laura Garavini nel suo messaggio ha sottolineato che “È significativo che proprio in occasione del Giorno della Memoria sia stato lanciato ufficialmente il sito dedicato a un caso di “memoria dimenticata”, quella del campo di concentramento per internati ebrei stranieri di Casoli, in Abruzzo, attivo tra il 1940 ed il 1944. L’animatore del progetto è uno studente italiano che, nel corso della sua specializzazione presso l’Università tedesca di Bielefeld, partendo dalla documentazione originale ritrovata, ha ripercorso e ricostruito le storie di ebrei tedeschi, internati nel campo di Casoli durante la guerra.
L’iniziativa nasce nell’ambito di accordi bilaterali tra l’Università di Bologna e quella tedesca di Bielefeld, promossi dal professor Vito Francesco Gironda. Si tratta di un esempio concreto di come possa essere preziosa e fattiva l’internazionalizzazione della ricerca, anche in ambito storico-umanistico.
I miei complimenti sinceri all’autore del progetto, Giuseppe Lorentini, e al suo tutor, il professor Gironda. Un modo encomiabile di commemorare il Giorno della Memoria”. Lo dichiara Laura Garavini, commentando il lancio del sito https://www.campocasoli.org nel Giorno della memoria delle vittime della Shoah”.
Giuseppe Lorentini nato a Casoli nel 1983, e laureato nel 2007 in Beni Culturali presso l’Università “G. D’Annunzio” di Chieti, dal 2009 vive a Bielefeld, in Germania, dove è lettore di italiano come lingua straniera presso l’Università di Bielefeld. Attualmente laureando nel Corso di Laurea di doppio titolo (double degree) – Laurea Magistrale/Master of Arts in Scienze storiche – tra l’Università di Bielefeld e l’Università di Bologna (BiBoG). È ideatore e curatore del Progetto di ricerca e documentazione on line sulla Storia del Campo di concentramento di Casoli 1940-1944 www.campocasoli.org. I suoi interessi principali sono gli studi sulla Shoah, sull’internamento civile fascista, sulla fenomenologia dei campi di concentramento e sulla cultura della memoria.
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