Cultura

Cantico delle Creature celebrato nel 2025 a distanza di 800 anni

Il Cantico delle Creature composto da San Francesco tra la fine del 1224 e l’inizio del 1225, verrà celebrato il prossimo anno nel suo ottavo centenario. Si tratta della composizione più famosa del Santo, l’espressione più completa e lirica del suo animo e della sua spiritualità e al contempo viene anche annoverato come l’inizio della letteratura italiana e “il più bel pezzo di poesia religiosa dopo i Vangeli” da E. Renan in Saint Francois d’Assise, Parigi 1884.

Cosa ci dice a distanza di otto secoli questo testo scritto in 33 versi? Cosa ci testimonia ancora?

Immagino il serafico San Francesco comporlo in estasi di pace e contemplazione, in momenti di profonda intimità con il creato tutto, con le creature che loda e di cui ringrazia Dio per la loro presenza, per la loro essenza, per la loro funzione.

È un inno di lode anche per quanti soffrono per amor di Dio e perdonano e infine per “sora nostra morte corporale”, nefasta per i peccatori e beatificante per i giusti. Una composizione che presenta un frate a servizio di Dio e pieno di Dio, pieno del dono dello Spirito Santo di scienza che implica intimità, intuizione di bellezza e di profondità.

La scienza, uno dei sette doni dello Spirito Santo che ci rende figli del Regno di Dio, può essere equiparata alla lettura non superficiale delle cose; è il dono con il quale si coglie nelle cose e nelle persone qualcosa di eterno, qualcosa che è collegabile al fine ultimo delle cose. Si rileva l’autenticità di quanto ci circonda, si capisce cioè un piano più grande di quanto appare, l’importanza altissima che ha ogni situazione e ogni creatura.

Il dono della scienza ci fa capire che tutto è importante, che tutto è prezioso, che tutto ha un segreto immenso e anche un pò inarrivabile. Ci fa vedere Dio dietro ogni cosa e di fatto ci rende liberi da uno sguardo banale; è infatti il contrario della banalizzazione del reale bensì una maniera di stare di fronte alla realtà guardandone il profondo, facendoci scorgere l’attinenza con l’eternità.

La scienza è quindi una attitudine bellissima nel cuore dell’uomo, è la profondità, lo spessore di un cuore che sa conoscere la grandezza, che sa entrare dentro, qualcuno che ti guarda e ti capisce, che percepisce veramente cosa ti sta succedendo, un cuore che si avvicina solo per amore e per amare.

San Francesco con il Cantico delle Creature ci conduce perciò nell’immensa preziosa autenticità del creato, lodandolo e lodando Dio per questo. Lo spirito francescano si riversa nel Cantico che si eleva a summa del dono di scienza, il dono di entrare nella lettura più profonda della natura e dell’umanità.

Ci trasmette questa comunione profonda, questo abito infuso da Dio che ci parla di un cuore che ama, che apprezza, che non spreca, un cuore puro, non vanitoso, non lussurioso, un cuore che vede oltre “la pelle” e i propri scopi, a cui ogni creatura lo rimanda all’”Altissimo, onnipotente, bon Signore”.

Un cuore che fa esperienza di Dio attraverso la bellezza del creato e le sue creature e si unisce a loro entrando nel mistero di amore che tutto avvolge. Chiediamo che in questa ricorrenza, il Cantico delle Creature permetta di infuocarci del dono dello spirito di scienza per lodare e ringraziare Dio e portare la sua luminosità oltre e oltre nei secoli. San Francesco ti ringraziamo per la tua opera, per la tua evangelizzazione e ti chiediamo di intercedere per noi perché possiamo essere sempre più inondati dello spirito francescano e del dono di scienza a gloria di Dio.

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Pubblicato da
Monica Baldini

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