Musica

‘Canzoni’ di Alessandro D’Alessandro: ospiti Elio, Sergio Cammariere, David Riondino e Neri Marcoré

ROMA – Organettista di straordinario talento, Alessandro D’Alessandro ha portato uno strumento tipico della tradizione popolare a dialogare con altri stili, ritmi ed armonie, ampliandone notevolmente le capacità espressive. Musicista particolarmente apprezzato per quanto riesce ad esprimere con uno strumento altrimenti relegato a determinati generi ed ambiti espressivi, per il suo esordio da solista, CANZONI – per organetto preparato & elettronica, edito da Squilibri, ha deciso di misurarsi, in solo¸ con classici della canzone nazionale e internazionale, spaziando tra Fabrizio De André e Paolo Conte, Pino Daniele e Lucio Battisti, Bob Marley e Gianmaria Testa, Piero Ciampi e Fausto Mesolella, in trasposizioni di grande fascino e impatto emotivo.

Volgendo il soffio di quel mantice verso una sorprendente pluralità di mondi artistici, D’Alessandro ha potuto così avvalersi per questo suo disco d’esordio di voci di grande prestigio che accrescono notevolmente il valore e l’originalità delle sue rivisitazioni, da Sergio Cammariere e Joan Manuel Serrat a Neri Marcorè e Sonia Bergamasco, da Musica Nuda a Peppe Voltarelli. Con interventi di musicisti di rilievo come Daniele Sepe, Roberto Angelini, Daniele Di Bonaventura, Arnaldo Vacca, oltre che dell’Orchestra Bottoni da lui stesso guidata, un battesimo d’eccezione che si snoda per 16 brani di cui uno solo inedito, il prologo Tiritera delle canzoni che volano, cantato a due voci da Elio e David Riondino.

Con i disegni di Sergio Staino e scritti di Maurizio Agamennone, Geoff Westley e David Riondino, Canzoni, pubblicato da Squilibri nella collana Crinali, è uscito in formato CD nei negozi e negli store digitali l’11 giugno.

“Questo disco” – ha dichiarato Alessandro D’Alessandro – “nasce dall’esigenza di provare ad esprimere un’idea personale di suono e di approccio all’organetto, sviluppato in anni di lavoro, nei più svariati contesti artistici. Ho pensato che realizzare un intero album su canzoni anche celebri, ma prestando un’attenzione particolare alla musica, alla melodia, alle possibili evoluzioni ritmiche e armoniche, avrebbe richiamato l’attenzione di un pubblico più vasto sull’utilizzo ‘flessibile’ di questo strumento che mi accompagna da sempre. Cercare di abbattere le barriere e i preconcetti, inserendo l’organetto nei più disparati ambiti, è sempre stata una sfida personale, sin da quando da bambino accendevo la radio, e provavo a suonare su tutto quello che passava. Ovviamente non potevo non portare con me una parte importante degli incontri artistici con cui mi sono confrontato, le musiche, il teatro e ovviamente la canzone d’autore”.

Nelle sue continue escursioni per disparati mondi sonori D’Alessandro si muove con uno strumento che lui stesso ha ribattezzato “organetto preparato” e che, nelle sue mani assume il “respiro di un’orchestra” grazie al sapiente uso dell’elettronica e all’utilizzo molto personale dell’effettistica e dei loops, con sovrapposizioni armoniche e ritmiche dettate anche dalla percussione dello strumento. L’assetto elettronico, costruito con processi digitali multiformi, gli consente in effetti un’estrema versatilità, mettendolo in condizione di praticare qualsiasi musica.

Nella ri-scrittura solo strumentale delle diverse canzoni, le immagini e le emozioni veicolate dai versi originari sono disposti in un processo di recuperi multiformi per cui ci si ritrova di fronte a un “racconto” nuovo, che alimenta altre reazioni emozionali, in aggiunta a quelle delle versioni originali sedimentate nella memoria collettiva. Nella sua interpretazione de I giardini di marzo, ad esempio, i versi di Mogol restano ancorati alla memora di chi ascolta, ma la sensazione di piccolo “flusso di coscienza” che quel testo poetico alimenta, con le sue modeste tristezze e solitudini quotidiane, consegnata alla musica di Battisti, risulta amplificata dalla condotta di Alessandro D’Alessandro, con una forma frammentaria e sfrangiata che ottimamente rappresenta le sensazioni presenti nei versi e così aggiunge senso all’originale, senza aggiungere una sola parola.

IL CD

Prologo
1. Tiritera delle canzoni che volano (D’Alessandro/Riondino) con Elio e David Riondino (3:52)
2. Jamin-a (De Andrè-Pagani) con Arnaldo Vacca (4:07)
3. Azzurro (Conte-Pallavicini) (3:18)
4. Il manichino (Serrat-Paoli) con Sergio Cammariere e Joan Manuel Serrat (6:07)
5. Can’t help falling in love (Peretti-Weiss-Creatore) con Bob Angelini (3:27)
6. Il mare (Daniele) (3:40)
7. I giardini di Marzo (Battisti-Mogol) (4:58)
8. Quello che non voglio (Mesolella-Benni) con Musica Nuda (4:03)
9. Bingeol (trad. Armenia) (1:38)
10. Hu hoppar haren kroka (trad. Svezia) con Daniele Sepe (5:13)
11. Mario (Jannacci-Donaggio) con Peppe Voltarelli (5:48)
12. Sul porto di Livorno (Ciampi-Marchetti) (3:23)
13. I shot the sheriff (Marley) (3:11)
14. Ritals (Testa) con Sonia Bergamasco e Neri Marcoré (3:21)
15. Un vestito y un amor (Paez) con Daniele Di Bonaventura (4:58)

Bonus track
16 Campagna – Live (Senese-Del Prete) con Orchestra Bottoni (5:04)

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Pubblicato da
Redazione L'Opinionista

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