ROMA – Rischia di perdere il posto di lavoro chi, usufruendo dei 3 giorni di permesso mensile previsti dalla legge 104, in realta’ presta un’assistenza minima al familiare di cui ha chiesto di potersi occupare. Lo si evince da una sentenza della sezione lavoro della Cassazione, che ha confermato il licenziamento per giusta causa di un lavoratore, che, nei giorni di permesso per la legge 104, era stato visto recarsi presso l’abitazione del parente assistito soltanto per complessive 4 ore e 13 minuti, pari al 17,5% del tempo totale concesso.
La Suprema Corte ha condiviso le conclusioni della Corte d’appello dell’Aquila e rigettato il ricorso del lavoratore licenziato: la sanzione irrogata e’ stata ritenuta “proporzionata all’evidente intenzionalita’ della condotta e alla natura della stessa, indicativa di un sostanziale e reiterato disinteresse del lavoratore al rispetto delle esigenze aziendali e dei principi generali di correttezza e buona fede nell’esecuzione del contratto”, senza che potesse rilevare in senso contrario “stante l’idoneita’ della condotta a ledere il rapporto fiduciario” la sussistenza di un “marginale assolvimento dell’obbligo assistenziale”.