ROMA – Vincitrice del premio miglior saggio “IusArteLibri2020”, tra i libri sulla lotta alla violenza, è Catia Acquesta, giornalista, scrittrice e autrice di “Mia o di nessun altro. Il lato impervio dell’amore”. A consegnare la targa, la presidente dell’associazione “IUSgustando Simposi Giuristi” Antonella Sotira, ideatrice anche del progetto Pink Legal Cars, circuiti di sicurezza per donne e minori. Nel corso della premiazione e presentazione del progetto sono intervenuti personalità di spicco del mondo della legalità come l’avv. Saveria Mobrici, Presidente della Camera Penale di Roma e Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Roma, l’avv. Antonino Galletti, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma e l’avv. Cesare Placanica, Presidente della Camera Penale di Roma.
“Sono molto felice – dichiara Catia Acquesta – di aver vinto questo premio. Ringrazio di cuore chi ha apprezzato la mia penna e scelto il mio libro, votandolo e sapendo cogliere il duro lavoro e la sofferenza che c’è quando si affrontano storie di violenze, di soprusi e di femminicidio. Sono molto contenta inoltre che il mio segnalibro, un decalogo salva vita, sia stato scelto come opuscolo da distribuire in questo bellissimo progetto Pink Legal Cars ideato dalla presidente Antonella Sotira, a cui va la mia stima e ammirazione. Una donna che come me non ha paura di trattare certi temi, anzi, li affronta con tenacia e crea nuovi progetti per tutelare donne e bambini. Ringrazio anche la collega Anna La Rosa, moderatrice dell’evento, sempre attenta a questi temi”.
La presidente Antonella Sotira racconta il progetto PinkLegalCars: “Parte con il suggello di due Ordini degli Avvocati Roma e Napoli, di due Università Cassino e Federico II di Napoli e di un grande marchio delle automobili. L’intento è di tutelare anche le cosiddette fasi di interregno, ossia la fase in cui non sono stati ancora adottati provvedimenti giudiziari o quando la storia personale della vittima è oggetto di enfatizzazione mediatica”.
Si tratta di “un vero e proprio circuito di sicurezza per donne minori vittime di violenza o che si sentono in pericolo, con pit stop di consulenza e assistenza legale, psichica, economica e culturale e di valutazione caso per caso del pericolo e che viene garantito dall’uso di Pink legal cars con autista “custode” dell’incolumità e della libertà di movimento del soggetto-utente. La peculiarità del progetto è che vengono considerati “utenti” soggetti diversi da quelli individuati dal legislatore: la sofferenza o lo stato di pericolo che rende fragile e bisognoso un soggetto è rimessa a noi”.
“Nel senso – prosegue la presidente Sotira – che l’avvocato è il primo soggetto a cui ci si rivolge per chiedere aiuto ed è l’unico soggetto, insieme alle associazioni antiviolenza, che conosce la vicenda e la storia familiare della vittima ed è quindi in grado di individuare l’esigenza di tutela dei minori o di qualsiasi altro “anello” della spirale della violenza, compreso il carnefice. Non dimentichiamo che tra i nostri doveri vi è quello di assicurare a tutti la difesa. Un colpevole ha diritto alla giusta condanna ma anche al sostegno per curarsi, ravvedersi, riabilitarsi e ricostruire relazioni umane sane. I carnefici restano padri, figli, fratelli di altri soggetti ma soprattutto restano cittadini “deboli”.
Le Pink legal cars non sono solo per le vittime di violenza e discriminazione sociale. No sono per tutti. Nel predisporre misure concrete di sicurezza non c’è distinzione di sesso o di ruoli. La sicurezza è un diritto di tutti e tutti possono testimoniare il diritto alla femminilità ossia alla bellezza e vanità. Abbiamo espressamente previsto l’utilizzo delle pinkcar anche per esigenze di normalità, anzi auspichiamo che vengano prodotte tante pinkcar munite dei nostri servizi, dal drink rosato di benvenuto al decalogo salvavita della scrittrice e giornalista Catia Acquesta, al kit trucco o al porta infant con scalda biberon. Vogliamo anche ricordare il diritto di ogni donna ad andare ad un appuntamento con tacco 12 e minigonna. Come ci ricorda la sociologa Alessandra Sannella, la responsabilità sociale della femminilità esige il rispetto della sensualità per evitare che la sessizzazione violenta della bellezza”, conclude.