MILANO – “Ciao Toto! Ricordo che eravamo in macchina… una cinquecento credo, e tu insistevi perché io incidessi “L’italiano”. Una superbomba appena ultimata la notte prima che ci vedessimo. “Non ho dormito tutta la notte”, mi dicesti, “pensando al successo che faremo, tu come interprete, e io come autore”. il brano era davvero forte!!! Ma ciò che più di tutto mi frenava era proprio la frase piu’ importante: “Io sono un italiano vero”. Una frase oltretutto insostituibile, in quanto è proprio su questa che si regge l’intera impalcatura di quella grande opera. E io sentirmi pronunciare: “Sono un italiano vero” mi sembrava di volermi innalzare. Lui non credeva alle sue orecchie: “Ma non capisci che è proprio questo il punto, io l’ho scritta pensando a te, perché tu sei davvero un italiano vero”. “Sì, lo so”, gli dissi, “però non mi va di dirlo io…”. Non sempre ma a volte la troppa scrupolosità si può trasformare in una cazzata mondiale. Però, nonostante tu l’abbia cantata come l’avrei cantata io, oggi se la dovessi ricantare la canterei esattamente come l’hai cantata tu! Eri, e rimarrai, un grande indimenticabile! Ti voglio bene”.
Così Adriano Celentano (foto) saluta Toto Cutugno, morto ieri all’età di 80 anni, ricordando il suo “gran rifiuto” della canzone “L’italiano”, che Toto incise nel 1983 in prima persona proprio dopo che il Molleggiato aveva declinato la proposta di essere lui a cantarla.