MILANO – Cellulare in classe sì o no, gaming e dipendenza da Fortnite, fake news, hikikomori, sexting via WhatsApp: sono solo alcuni dei temi che i formatori-volontari del Social Warning-Movimento Etico Digitale affrontano nei loro interventi nelle scuole medie e superiori di tutta Italia (oltre 10mila i ragazzi tra i 12 e i 16 anni incontrati nel solo 2018) durante i quali ai ragazzi è stato somministrato un questionario i cui risultati vengono resi noti oggi e sono stati consegnati in anteprima al Ministro della Famiglia Lorenzo Fontana che ha la delega al contrasto al cyberbullismo.
“I nostri interventi – sottolinea il fondatore della no profit Davide Dal Maso, che delle proprie competenze digital ha fatto una delle professioni più all’avanguardia del momento, il social media coach – hanno sempre il focus sulle potenzialità della rete, più che sui rischi, e puntano ad accrescere la consapevolezza dei ragazzi per i quali non esiste on-line o off-line. Vivono tutto assieme, contemporaneamente, On-Life. Anche per questo noi diciamo sempre loro: Prendi il meglio dal passato, Vivi il presente, Pensa al futuro”.
“Quante volte capita anche a noi adulti di scrollare Facebook mentre siamo sul divano a guardare un film o, peggio ancora, mentre siamo a cena fuori con gli amici? – chiede Dal Maso, che dall’esperienza negativa di essere bullizzato da ragazzo attraverso il web ha riunito nel Social Warning, letteralmente attenzione ai social, una rete di formatori-volontari, professionisti dei settori più disparati che ogni giorno lavorano con la rete e quindi la conoscono bene – Ecco, in quel momento siamo contemporaneamente on-line e off-line. E questa distinzione negli adolescenti non viene proprio percepita: per loro è normale essere contemporaneamente nelle due dimensioni. Sta agli adulti condividere con loro che il reale viene prima del virtuale”.
Oltre 10mila i ragazzi che il Movimento Etico Digitale ha “ingaggiato” nel 2018, suo primo anno di vita, mentre i genitori che hanno partecipato agli interventi formativi sulle potenzialità e i rischi del web sono stati circa 3mila.
Nonostante i risultati dell’Osservatorio raccontino di ragazzini spesso e volentieri abbandonati alla galassia digitale con scarso controllo da parte degli adulti, Davide Dal Maso – che a 23 anni insegna social media e promozione on-line in un Istituto professionale ed è il docente più giovane d’Italia – vede il bicchiere mezzo pieno: “Nella mia generazione ho tanta fiducia: l’esposizione continua al web ci ha reso più creativi, capaci di fare team con persone culturalmente diverse e ci ha regalato una visione più globale. Se riusciremo a coniugare con la tecnologia il bagaglio culturale che i nostri nonni ci hanno consegnato, sono certo che sapremo costruirci un grande futuro”.
RISULTATI OSSERVATORIO SULL’EDUCAZIONE DIGITALE PROMOSSO DAL SOCIAL WARNING-MOVIMENTO ETICO DIGITALE
Alla vigilia del Safer Internet Day, giornata per la sicurezza in rete indetta dalla Commissione Europea, e della giornata nazionale contro il cyberbullismo, il Movimento rende noti i risultati dell’indagine promossa, attraverso un questionario somministrato dagli oltre 100 formatori durante gli interventi realizzati nel 2018 in scuole medie e superiori di tutta Italia, a circa 10mila ragazzi di età compresa tra i 12 e 16 anni.
LA TECNOLOGIA COME BABY SITTER
Il 92% dei ragazzi intervistati (9 su 10) quando è connesso alla rete è da solo (81%) o in compagnia di amici (11%). Solo l’8% naviga in rete seguito dai genitori.
Davide Dal Maso: L’indagine che abbiamo condotto ci racconta di un numero troppo basso di genitori disposti ad affiancare i figli durante la navigazione (solo l’8% dei ragazzi approccia la rete seguito da mamma o papà) e questo si spiega con il fatto che, ignorando nella maggior parte dei casi i social utilizzati dai loro figli, se ne chiamano fuori. Oppure per comodità li lasciano ore ed ore davanti a Youtube o Twitch. Che i ragazzi vogliano essere liberi di navigare in solitaria è normale, un po’ meno lo è che al 92% di loro sia consentito farlo. Voi lascereste da soli per strada in una città sconosciuta ragazzini dai 12 ai 16 anni?
NON USARE PIÙ DI UN GIGA AL GIORNO
Il 52,4% dei ragazzi intervistati dichiara di non aver, da parte della famiglia, controlli, limiti o regole rispetto all’utilizzo dei social media e alla navigazione sul web in generale.
Davide Dal Maso: Più di metà dei genitori lascia che i propri figli approccino la rete da soli senza dare loro alcun libretto di istruzioni e senza che i genitori stessi conoscano questi strumenti. Tra le poche regole che i ragazzi ci hanno riferito mi colpisce particolarmente quella del “non usare più di 1 giga al giorno”, come se la reale preoccupazione della famiglia fosse più economica che legata ai veri rischi del web.
INSEGNANTI POCO SOCIAL
Il 65% dei ragazzi intervistati ha imparato ad utilizzare la rete senza essere affiancato da un adulto (in totale solitudine il 31%, con fratelli il 17% e con amici – comunque minorenni – il 17%). Solo il 25% dei ragazzi è stato supportato da un genitore ed il 9% da un insegnante o educatore.
Davide Dal Maso: Di chi è la responsabilità di educare i giovani a vivere con consapevolezza una parte integrante della loro vita, come quella on-line? Anche la categoria degli insegnanti dovrebbe essere coinvolta ed essere più attiva: spesso non solo non vivono i social media dall’interno ma, essendo restii al cambiamento, non ne conoscono le dinamiche. Noi educatori, dal genitore all’insegnante, dobbiamo essere particolarmente attenti e consapevoli del fatto che il digitale è parte della vita dei nostri figli così come la finanza personale fa parte di quella di molti adulti.
LE FAKE NEWS GIRANO SOPRATTUTTO SU FB
Nonostante sia bassa la percentuale dei ragazzi che vengono affiancati da un adulto durante la navigazione, il 57,1% dichiara di fidarsi “poco” delle informazioni in cui si imbatte in rete; l’11,2% dei ragazzi non si fida “per niente”.
Davide Dal Maso: Come emerso anche durante la prima edizione italiana del Fake News Festival nel 2018, la diffusione di notizie false, che avviene soprattutto da parte degli adulti, è un aspetto culturale ascrivibile alla prassi che li vede utilizzare quasi esclusivamente Facebook, su cui le fake news girano molto più che sugli altri social, come fonte di informazione. I ragazzi invece non sono più su FB, e quello che è emerso è che le fake arrivano alla Generazione Z o attraverso la messaggistica diretta come WhatsApp o tramite le informazioni che arrivano dai loro stessi genitori. Anche per questo è sempre più forte la necessità di mettere in campo una campagna di educazione civica digitale non solo rivolta ai ragazzi ma anche agli adulti che vanno accompagnati, su questo versante, tanto quanto i loro figli.
NAVIGANTI NOTTURNI
Il 41,1% dei ragazzi intervistati (4 su 10) è connesso alla rete anche dopo le 23.
Davide Dal Maso: Il dato che ci racconta che 4 adolescenti tra i 12 e i 16 anni siano connessi per chattare o navigare anche dopo le 23 si commenta da sè. Dove sono i genitori? Quale filtro adotta la famiglia per evitare che un utilizzo prolungato dei dispositivi digitali si trasformi in dipendenza o ancora peggio in hikikomori? Tantissimi ragazzi che abbiamo approcciato sono connessi per oltre 4 ore al giorno e fino a notte fonda giocano a Fortnite o guardano stories su Instagram. Ma la mattina dopo a scuola non ci vanno?
CONNESSI MA ABBASTANZA PRUDENTI
Solo il 43% dei ragazzi intervistati interagisce, attraverso i propri profili social, con persone che conosce anche nel “mondo reale”; il 22% “anche con sconosciuti”, il 19% “anche con sconosciuti ma con followers in comune”. Solo 16 ragazzi su 100 non hanno alcun account social.
Davide Dal Maso: Fortunatamente, nei ragazzi che abbiamo sentito, c’è una buona propensione a tenere il proprio profilo chiuso, a non esporsi tanto con chi non conoscono e comunicare piuttosto in modo assiduo con i loro coetanei. Questo si può notare anche dal fatto che i giovani pubblicano sempre più stories, ovvero contenuti della durata di 24 ore con cui raccontare ogni lato della loro quotidianità.
Inoltre va sottolineato che oltre il 40% di loro si interfaccia con sconosciuti diventando facile bersaglio di possibili malintenzionati, con l’aggravante che non sempre sanno a chi rivolgersi se accade qualcosa di strano attraverso la rete.
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CHI È DAVIDE DAL MASO
Docente e coach di Social Media Marketing, Davide Dal Maso, di Arzignano in provincia di Vicenza, classe 1995, allena all’uso dei social (non solo LinkedIn ma anche WhatsApp) gli imprenditori sempre più consapevoli che l’utilizzo strategico e professionale della rete possa fare la differenza nel settore business. E affianca le aziende formandone il personale per generare vendite con i social media.
Figlio di due operai delle concerie vicentine, a 19 anni vince una selezione europea sul social media marketing e lavora a Cardiff, nel Regno Unito, in un’organizzazione governativa. A 20 torna in Italia, apre la partita IVA e, spinto da una forte motivazione personale che nasce dall’essere stato bullizzato alle superiori proprio attraverso la rete, fonda la no profit Social Warning-Movimento Etico Digitale (https://socialwarning.it/), gruppo spontaneo di formatori volontari nato dalla volontà di sensibilizzare ragazzi e genitori sulle potenzialità e sui rischi del web.
A soli 23 anni, ha già tenuto lezioni alle Università di Padova, Verona, Milano e Firenze su temi inerenti alle sue competenze di formatore ed esperto di digital marketing.
Nel novembre scorso, presso la Luiss Business School di Roma, gli è stato conferito il “Premio Italia Giovane” (presidente del Comitato d’Onore l’ex ministro degli Esteri Franco Frattini) per “la sua storia, esperienza personale e professionale nel settore Social Warning-Contrasto al cyberbullismo che sono esempi positivi che danno lustro al Paese e forte stimolo per le nuove generazioni”.
Attualmente è anche “il Prof”, come lo chiamano i suoi alunni, più giovane d’Italia: dal settembre del 2017 infatti insegna in un Istituto professionale in provincia di Vicenza “social media e promozione online” spiegando ai ragazzi come utilizzare al meglio i social network per attrarre clientela nelle attività commerciali in cui lavoreranno.
In accordo con la dirigenza della scuola ha ottenuto che dal prossimo anno scolastico la sua materia di insegnamento diventi “educazione civica digitale”, anticipando nelle cose il cuore di diverse proposte di legge ferme in Parlamento e pensate proprio per introdurre questa materia nelle scuole medie e superiori: “Tratteremo regole e comportamenti per essere cittadini consapevoli e partecipi sia nel web che nella quotidianità – spiega fiero Davide – e conoscere i rischi della rete così da poter proteggere noi stessi e preservare gli altri. Inoltre tratteremo le potenzialità e le peculiarità del web per rendere i ragazzi veri cittadini attivi nella vita reale”.