I giudici hanno riconosciuto che i centri estetici sono luoghi sicuri, al pari delle attività di barbieri e parrucchieri, citando anche le linee guida stabilite da Inail e dal Cts lo scorso 13 maggio, nelle quali si stabiliva che «l’estetista lavora in ambienti generalmente singoli e separati (cabine) e le prestazioni tipiche comprendono già misure di prevenzione del rischio da agenti biologici alle quali ci si deve attenere rigorosamente nello svolgimento della normale attività professionale».
Il Tribunale amministrativo del Lazio si è pronunciato sulla questione stabilendo che «la disposizione contenuta nell’art. 1, comma 10, lett. ii, deve essere annullata nella parte in cui, in combinato disposto con l’allegato n. 24, esclude gli estetisti dai servizi alla persona erogabili in zona rossa». In una fase così delicata per l’economia e per l’occupazione, l’inserimento di questa categoria professionale tra quelle autorizzate a rimanere aperte dà sicuramente un contributo a risentire meno pesantemente della situazione socio-sanitaria e, dunque, non può che essere accolta con soddisfazione.
Va considerato che questo settore già a maggio si era impegnato a osservare rigidi protocolli per continuare la propria attività nella massima sicurezza, a partire dal distanziamento e dall’utilizzo di dispositivi di protezione individuale. L’adeguamento ha richiesto investimenti e sacrifici economici che sarebbero stati vanificati dalla chiusura. Ora il Tar del Lazio ha messo un punto a tale questione.
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