La regista, sceneggiatrice e autrice ci parla del suo ambizioso progetto che comprende un libro e un docufilm
Come è nata l’ idea e come è strutturato questo progetto su Avezzano e sui suoi cinema.
Tutto è nato dall’esigenza di omaggiare la mia città natale, quei cinema che hanno fatto la storia del territorio, e mio padre, che in quegli anni ha lavorato nella cabina di proiezione dei famosi cinema.
Il libro è diviso in due. La prima parte è rivolta all’aspetto storico e tecnico dei vecchi cinema, con due suggestive testimonianze sul mestiere del proiezionista, scritti per me, dagli amici: Luciano Muratori e Roberto Girometti, due tecnici cinematografici, altamente qualificati, e una ricostruzione del profilo di Raffaele Ciofani (il primo gestore dei citati cinema). Mentre la seconda parte è biografica. Libro e film sono due mezzi di comunicazione diversi, infatti nel docufilm, le due parti, storia e biografia non sono divise, ma si intrecciano per dare forza espressiva alle immagini. Un progetto che vuole ritrovare il sapore e la memoria delle sale cinematografiche, ma è anche un modo per condividere i ricordi con altri e per lasciare la testimonianza di quel mondo sconfinato pieno di sogni e di magia.
A parte alcuni miei ricordi, coadiuvati anche da mia zia Nina, la sorella più piccola di mio padre, sono ricorsa alla solita ricerca su internet, ma poi, nella verifica mi sono accorta che alcune date non corrispondevano e alcune notizie erano confuse. Per raccogliere il materiale informativo più veritiero sui cinema, mi sono affidata alla consulenza del giornalista, scrittore Filippo Fabrizi, una persona gentilissima, disponibile e di grande spessore culturale, il quale scriverà anche la prefazione del libro, e sarà parte integrante del docufilm. Non nascondo che la sua partecipazione mi onora molto.
Tuo padre Claudio Tosini da giovane ha fatto l’operatore cinematografico e lavorava nella cabina di proiezione dei famosi cinema di Avezzano. Ti ricordi qualcosa di quel periodo?
Ricordo diverse cose di mio padre e del suo lavoro. A volte andavo con mia madre a portargli la cena e mi capitava di vederlo seduto di fronte al quadruccio in cabina, io mi agitavo, perché volevo vedere il film, allora lui mi prendeva e mi metteva sullo sgabello della cabina di proiezione, e mentre le immagini scorrevano sullo schermo i miei occhi fissavano estasiata il fascio di luce del proiettore.
Mio padre amava moltissimo quel lavoro, che gli permetteva di vivere il suo vero sogno, quello di fare l’attore. Mentre proiettava i film, si appassionava e idealizzava i personaggi e gli attori che vedeva sullo schermo. Imparava a memoria tutte le loro battute e quando tornava a casa le recitava per me e mia madre. Tra i suoi attori preferiti: Humphrey Bogart, Clark Gable, James Dean, Gary Cooper e Spencer Tracy. Quello di voler fare l’attore fu un illusione che catturò la sua fantasia, e di tante altre persone in quegli anni. In quella culla di sogni sono cresciuta anch’io e da piccolina ne ho combinato delle belle. Giusto per dirne una: Un giorno mia madre mi portò con sé al comune per alcuni documenti. Avevo circa cinque anni. Io preferii rimanere fuori ad aspettarla. Mentre saltellavo tra una scala e l’altra mi venne in mente il film “La piccola fiammiferaia”di Hans Christian Andersen. Uno dei racconti più patetici dell’infanzia infelice.
Presa dalla fantasia e dalla stessa passione di mio padre, improvvisai. Mi tolsi il fiocco dai capelli mi spettinai, e mi passai in viso un po’ di terra per sembrare più sporca, subito dopo mi accovacciai per terra e con lo sguardo supplichevole iniziai a chiedere l’elemosina. Le persone mi guardavano stupite, perché ero ben vestita. Quando mia madre mi vide, diventò tutta rossa. Mi afferrò per un braccio, costringendomi ad alzarmi e a guardarla in viso. Era molto arrabbiata, si curvò verso di me e a denti stretti mi disse: “non farlo mai più!” Per un po’ le detti ascolto, ma poi ….
Ci sono emozioni e momenti che sono rimasti impressi nella mia mente, ma perché io li conservi così nitidi, non ho proprio idea. Tutte le mie reminiscenze arrivano in bianco e nero, forse perché il colore sarebbe inadeguato alla realtà di quell’epoca. Comunque sia, quel passato è continuato a vivere attraverso le parole dei miei genitori e degli zii, che durante gli anni della mia crescita hanno alimentato la mia memoria, con alcuni racconti e aneddoti dettagliati, anche se non tutti sono nitidi, posso assicurare che sono autentici.
Che legami hai con la tua città ?
Ho un rapporto simile a quello tra padre e figlia. Sono andata via che ero una bambina e sono tornata per dedicargli un lavoro importante. Una sorta di trasposizione nell’ Avezzano degli anni ’40 agli anni ’50, portandola in primo piano, sia nel libro, che sul grande schermo.
Ammiro molto questa città, e sento un legame ancestrale profondo. Mi piacerebbe moltissimo se qualcuno, costruisse un progetto integrato sul turismo. Un input per una nuova immagine, un ruolo sempre più turistico, mondano e quindi più culturale. Una sfida per Avezzano che può vantare un paesaggio di rara bellezza tra montagne, vegetazione e quel sapore tra l’antico e il moderno che dona una certa eleganza a questa terra straordinaria.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Ci puoi anticipare qualcosa ?
Beh posso anticiparvi che sto riscrivendo una mia sceneggiatura che ha una tematica molto forte, e che ha catturato l’interesse di un noto produttore, ma più di questo non dico per non sbilanciarmi troppo.
L'Opinionista® © 2008-2024 Giornale Online
Testata Reg. Trib. di Pescara n.08/08 dell'11/04/08 - Iscrizione al ROC n°17982 del 17/02/2009 - p.iva 01873660680
Pubblicità e servizi - Collaborazioni - Contatti - Redazione - Network -
Notizie del giorno -
Partners - App - RSS - Privacy Policy - Cookie Policy
SOCIAL: Facebook - Twitter - Instagram - LinkedIN - Youtube