ROMA – La carenza di specializzazioni produttive territoriali è una delle cause del divario socio-economico tra Mezzogiorno e resto d’Italia. E insieme ne rappresenta un indicatore altamente significativo. A rilevarlo una indagine del Centro studi Cna condotta sui cosiddetti Sistemi locali del lavoro ovvero le realtà territoriali caratterizzate da tessuti produttivi e imprenditoriali con connotazioni ben definite. Ad aver coniato questa definizione è stato l’Istat che li utilizza per disegnare una nuova geografia dell’occupazione. L’Istituto di statistica individua i Sistemi locali del lavoro (Sll) principalmente sulla scorta del pendolarismo, vale a dire degli spostamenti giornalieri che le persone effettuano dalle loro abitazioni ai luoghi di lavoro (e viceversa) che di solito si trovano in un comune detto attrattore, dal quale il Sistema prende il nome. Nel nostro Paese si riscontrano 610 Sll.
La robustezza, e il ruolo trainante, dei Sistemi è affermata dalla specializzazione. E per dare un’idea l’indagine CNA rivela che nelle regioni meridionali i territori privi di specializzazione sono il 38,9% del totale contro l’1,2% del Centro-Nord. La de-specializzazione produttiva del Mezzogiorno riguarda sia i settori industriali (manifattura e costruzioni) sia i servizi.
Che fare per cercare di rimettere la barra a dritta nello sviluppo del Sud? Per quanto riguarda l’industria – suggerisce l’indagine CNA – il punto da cui ripartire è lo sviluppo di un tessuto produttivo locale costituito, oltre che da grandi imprese (altrimenti si rischierebbe di replicare la politica delle cosiddette “cattedrali nel deserto”) da un tessuto di imprese dalla dimensione decisamente più ridotta. Generalmente, infatti, i Sistemi che garantiscono tassi di occupazione superiori alla media sono quelli popolati da un elevato numero di piccole imprese, capaci di intercettare sia la potenziale domanda espressa dal territorio sia i bisogni delle imprese maggiori con le quali collaborano.
Nel settore dei servizi lo sbocco è quello di puntare sul turismo, che nel Mezzogiorno è, paradossalmente, il settore meno valorizzato. Può risultare incredibile, ma nelle regioni meridionali i territori specializzati nel turismo sono appena il 7,9% del tessuto produttivo meridionale e soltanto il 26,2% dei Sistemi turistici presenti in tutto il territorio nazionale. In conclusione, per far ripartire il Mezzogiorno sono indispensabili misure che favoriscano la nascita e la crescita di nuova imprenditorialità. Misure economiche ma anche misure capaci di sradicare i fattori di contesto che scoraggiano l’arrivo delle imprese: dalla scarsa disponibilità di infrastrutture, materiali e immateriali, alla eccessiva e soffocante burocrazia, ai servizi poco efficienti.