L’indagine è limitata al turismo: esclude le cosiddette gite fuori porta e fa rientrare nel calcolo solo le attività in cantine e vigne che comprendano perlomeno un pernottamento in strutture alberghiere e/o extra-alberghiere, in azienda o fuori di essa.
Per due terzi circa gli enoturisti saranno italiani, per il residuo terzo abbondante giungeranno dall’estero. Tra questi ultimi quattro su cinque inseriranno l’esperienza in cantine e vigne nell’ambito di una vacanza più lunga nel nostro Paese; uno su cinque invece avrà come predominante la motivazione enologica o enogastronomica. Per quanto riguarda la provenienza, cresce la quota di turisti che “sbarcano” dagli Usa e aumenta il numero di quanti arrivano da Asia e Oceania. Dall’Europa sono tedeschi, britannici, svizzeri, olandesi e austriaci gli eno-appassionati che compongono la ‘top five’.
Secondo CNA, l’enoturista è perlopiù un vacanziere di fascia medio-alta che, in particolare nel periodo della vendemmia, si dedica anche ad attività esperienziali, quelle insomma con cui “ci si sporca le mani” impegnandosi in mansioni agricole o artigianali.
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