“Collo da tablet”: cos’è, come nasce, come si combatte

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É uno degli effetti collaterali dell’utilizzo sempre più massiccio di tablet, smartphone e altri dispositivi tecnologici

MILANO – Lo chiamano “collo da tablet”, ed è uno degli effetti collaterali dell’utilizzo sempre più massiccio di tablet, smartphone e altri dispositivi tecnologici. E proprio gli smartphone sono secondo l’Istat[1] sono i dispositivi più utilizzati per accedere ad internet (89,2% della popolazione italiana, dai 14 anni in su), seguiti dal PC (45,4%) e dai tablet (26,1%). Le tante ore passate con il collo e le spalle incurvate per leggere gli schermi dei device, fanno assumere una posizione innaturale al tratto cervicale della colonna vertebrale, opposta a quella corretta che prevede spalle dritte e mento alto, provocando quindi dolore.

Un quadro dettagliato è stato fornito da uno studio dell’Università del Nevada[2] condotto su oltre 400 persone, tra studenti, insegnanti ed ex studenti. Dalla ricerca emerge che il 67% degli intervistati dichiara di percepire dolore alle spalle e al collo durante l’utilizzo dei device. I soggetti più colpiti sono i giovani tra i 16 e i 25 (60%), ed in particolare le donne (75% rispetto al 24% degli uomini), che sembrerebbero più portate ad assumere posture scorrette. Il dato più allarmante risulta però che il 54% degli intervistati non rinuncia all’uso dei dispositivi neanche in presenza di dolore.

Per contrastare questi fastidi si possono mettere in atto una serie di comportamenti virtuosi per prevenire il dolore, primo tra tutti il corretto posizionamento dei dispositivi, con l’utilizzo di un supporto per il tablet che consenta di sistemarlo all’altezza degli occhi in modo da evitare di incurvare la schiena durante l’utilizzo. È inoltre molto importante mantenere una postura corretta e fare intervalli frequenti per alzarsi e camminare, approfittando di questi intermezzi anche per bere un bicchier d’acqua. Infatti, una corretta idratazione è una delle fondamentali condizioni per mantenere flessibili i dischi della colonna vertebrale. Tenere sempre a portata di mano, sulla scrivania dell’ufficio così come a casa, una bottiglia di acqua è quindi un’ottima e salutare abitudine.

“Le nostre articolazioni hanno un elevato contenuto di acqua che contribuisce al loro corretto movimento – commenta il Dottor Alessandro Zanasi, esperto dell’Osservatorio Sanpellegrino e membro della International Stockholm Water Foundation – Per questo motivo è necessario assumere molta acqua per mantenere un equilibrato livello di liquido sinoviale, responsabile della lubrificazione delle articolazioni. Non bisogna sottovalutare che il fatto di passare molte ore davanti a uno schermo, senza interruzioni e quindi senza bere, può avere effetti negativi anche sulle capacità cognitive”. Basta infatti una condizione di moderata disidratazione, con una perdita di circa il 2% del peso corporeo, per andare incontro a segnali come mal di testa e stanchezza, a cui si possono associare riduzione della concentrazione, dell’attenzione e di esecuzione anche di compiti semplici.

[1] https://www.istat.it/it/files/2019/01/Report-ICT-cittadini-e-imprese_2018_PC.pdf

[2] https://www.jstage.jst.go.jp/article/jpts/30/6/30_jpts-2018-027/_pdf/-char/en