Colori in musica nell’intenso astratto di Paola Bona

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fiume di ghiaccio resina su telaLa protagonista di oggi ha quella rara capacità di far vibrare i colori all’interno della tela come se fossero tasti di un pianoforte; l’Astratto quando è capace di toccare le corde più profonde riesce letteralmente ad abbracciare l’osservatore, ed è questo che accade davanti alle opere di Paola Bona.

L’impatto emotivo comunicato attraverso il colore è ciò che emerge in maniera inconfondibile nelle tele della brava artista bellunese con origini italo-svizzere che sente, fin da bambina, l’indole creativa alla quale non riesce a sottrarsi, avvicinandosi fin da subito alla pittura scegliendo infine l’Espressionismo Astratto per manifestare la sua libera creatività. Immersa in una contaminazione e compenetrazione culturale, all’interno della quale vive e cresce, non può fare a meno di lasciarsene influenzare e di meditarne le sfumature, le ruvidità, le consistenze differenti che racconta attraverso opere coinvolgenti, emozionanti nella loro semplicità, proprio perché capaci di suonare corde interiori profonde e intime. Quasi come se quelle tele parlassero di sé e, facendolo, inducessero l’osservatore ad ascoltare e ritrovarsi in esse, riflettere sulle proprie emozioni e sulla plasticità di un’esistenza in continua evoluzione, in perpetuo movimento.

Anche i materiali scelti da Paola Bona sono ricercati, sperimentati per essere a metà tra materia e forma, tra sostanza ed evanescenza, tra pensiero e realtà. Resine fluide e morbide definite dalla superficie sottostante più ruvida, graffiata quasi, mentre in altri casi più liscia ma maggiormente contrastante come nell’opera Quiete, dove l’azzurro declinato in differenti sfumature, che dona allo sguardo la piacevole sensazione di serenità, di equilibrio silenzioso, sembra emergere dal nero del fondo, come se solo dopo aver attraversato il buio più scuro si possano apprezzare di più le tinte tenui del riposo, del sospiro di sollievo che inevitabilmente si tira quando si ritrova la propria luce.

frangente resina su tela

Oppure in Frangente, sostantivo dotato di doppio significato che la Bona gioca a evidenziare, rendendo il soggetto da un lato onda, frangente appunto che bagna la ruvida sabbia nera, dall’altro invece lo declina nel sinonimo di istante, un attimo, un pensiero o una circostanza che, apparendo dal nulla, catturano l’attenzione interiore di chi li sta vivendo, inducendolo a meditare su quello squarcio di luce che esce fuori da tutto il resto che è intorno.

E poi immagina le stelle l’artista, le più luminose, le più visibili dall’occhio umano e che da sempre, quello stesso occhio, si perde ad ammirare quando volge lo sguardo verso il cielo; Sirio e Vega affascinanti luci che illuminano il buio, misteriose nel loro avvicinarsi alla terra tanto quanto lo è la tendenza naturale dell’uomo a riporre in esse le proprie speranze, i propri segreti nascosti, il lato più romantico.

È naturale per Paola Bona, sceglierle entrambe per raccontare e svelare, a se stessa e agli altri, il fascino che l’infinito spazio dell’Universo da sempre esercita sull’essere umano, il richiamo che lo attrae fino a volerlo scoprire, esplorare. Nasconde un messaggio più profondo in queste opere, quel desiderio umano di sollevarsi dalla contingenza e dalla quotidianità per raggiungere una dimensione più spirituale, più in connessione con la propria anima che spesso viene dimenticata proprio tra le pieghe delle consuetudini del vivere, che spesso resta inascoltata perché ingabbiata dentro convenzioni e luoghi comuni che non le permettono di esprimersi liberamente e volare più in alto.

Quest’ultimo concetto appare evidente nell’opera Sopra le nuvole, dove il cielo non è un cielo bensì uno spazio, dove il primo piano è dedicato a un’essenza leggera rappresentata con ali soffici che la elevano verso un gradino più alto, via via verso l’infinito, superando appunto le nuvole. Sembrano tutti tasti dello stesso pianoforte le sue opere, che si susseguono legandosi l’una all’altra per creare una melodia armonica che non può non avvolgere l’osservatore con la delicatezza di un brano lento, che accompagna le sensazioni calde che fuoriescono, in maniera inspiegabile, da lavori realizzati con colori freddi, dando la sensazione che con il suo tocco la Bona riesca a toccare le corde più vibranti anche nelle note più acute, ammorbidendole e modulandone sapientemente le tonalità.

Poi improvvisamente vira verso le tonalità calde come il rosso, colore scelto per il dipinto Purezza macchiata, e da cui fuoriesce l’idea di voler rappresentare il sentimento, forse la più tenera e fragile delle emozioni, che ha bisogno di essere protetta da un morbido bianco quasi ovattato, perché la sua delicatezza deve essere salvaguardata da una durezza esterna che potrebbe facilmente ferirlo.

Il linguaggio personale, la perpetua evoluzione della tecnica e sperimentazione di materiali diversi e innovativi l’hanno condotta a partecipare a numerose mostre collettive in Italia all’estero: da Trento a Cortina, da Firenze a Salerno passando per Spoleto, e poi ancora Venezia e Palermo. Le sue tele sono state protagoniste al Civil Society days the future begins today di Petrosani in Romania, al Miami River ART FAIR di Miami, al Linguaggio universale dell’Arte presso l’Università IA.Bunin Elec di Yelets in Russia, al Darts art di Lagoevgrad in Bulgaria, in un susseguirsi di successi di pubblico e di critica dal 2015 a oggi.

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