I ricercatori hanno ipotizzato che fosse possibile trovare il danno vascolare causato dal diabete con una misura chiamata fotopletismografia, che utilizza il flash dello smartphone e la sua fotocamera per catturare la variazione del colore dei polpastrelli ad ogni battito cardiaco, un indice dello stato di salute dei vasi sanguigni.
Per verificarlo hanno utilizzato oltre tre milioni di misurazioni in pazienti che avevano avuto una diagnosi diabete, che sono state usate per “insegnare” ad un algoritmo a distinguere i segnali di una persona con diabete da quelli di una sana. In un test su due set di dati preesistenti l’algoritmo ha identificato correttamente la malattia nell’81% dei casi, mentre in un altro esperimento su pazienti veri e propri la percentuale è salita all’82%. Chi invece non aveva il diabete è stato identificato correttamente nel 97% dei casi.
“La performance dell’algoritmo – concludono gli autori – è simile a quella di altri test di screening, e potrebbe essere usato per raggiungere un numero maggiore di pazienti”. Sempre attraverso lo smartphone, afferma un altro studio pubblicato dal Journal of Studies on Alcohol and Drugs, è possibile anche determinare se una persona ha un tasso alcolico nel sangue più alto del consentito. In questo caso possono essere usati i sensori del dispositivo, che sono in grado di rilevare i cambiamenti nel modo di camminare che sono tipici di uno stato alterato.
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