Confagricoltura su Brexit e libero scambio Stati Uniti – Regno Unito

158

confagricoltura

Il presidente dell’Organizzazione degli imprenditori agricoli commenta le indicazioni del presidente Trump durante la visita a Londra

“Per sottoscrivere un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti, il Regno Unito deve rinunciare, dopo la Brexit, a qualsiasi legame con l’unione doganale e con il mercato unico europeo”. É quanto sottolinea il presidente della Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, a proposito delle indicazioni emerse durante la visita in corso, a Londra, del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che si è detto favorevole ad una uscita senza accordi del Regno Unito dall’Unione europea.

“A conclusione del negoziato con la Commissione Ue, il Regno Unito – oltre all’accordo di recesso finora respinto dalla Camera dei Comuni – ha siglato una dichiarazione politica sul futuro delle relazioni bilaterali con l’Unione al fine di favorire la salvaguardia dell’interscambio commerciale con gli Stati membri – ha aggiunto Giansanti -. Ci auguriamo che i contenuti della dichiarazione politica vengano salvaguardati”.

Confagricoltura ribadisce che per gli agricoltori italiani ed europei la Brexit senza accordi, alla data del 31 ottobre prossimo, sarebbe il peggiore scenario possibile. Verrebbe messa in discussione la continuità della presenza del “Made in Italy” agroalimentare sul mercato britannico che vale, attualmente, 3,4 miliardi di euro l’anno, con una incidenza di circa il 30% dei prodotti a indicazione geografica e di qualità. Questi ultimi, tra l’altro, perderebbero qualsiasi tutela legale.

“Da sottolineare – ha concluso Giansanti – che l’ipotesi di un accordo di libero scambio con gli Usa è stata già contestata dall’associazione degli agricoltori del Regno Unito (Nfu). Si teme l’arrivo sul mercato di prodotti ottenuti secondo standard diversi da quelli applicati dai produttori britannici. Al riguardo, è stato fatto esplicito riferimento alla carne di pollo trattata con il cloro e agli ormoni utilizzati negli allevamenti”.