ROMA – Confedercontribuenti, come dichiarato più volte, non rimane impassibile allo sfascio delle imprese e famiglie italiane e dichiara una sfida forte ad una Europa a conduzione germano-centrica e alla politica filo-bancaria del Presidente Renzi.
“Il sistema bancario italiano è sotto attacco. Per evitare che il risparmio italiano cada completamente in mani straniere serve un immediato intervento pubblico”, dichiara Carmelo Finocchiaro, presidente nazionale di Confedercontribuenti. Il Monte Paschi di Siena è una delle maggiori banche italiane ma non ha più un azionista stabile e resta soggetta a tempeste speculative.
“Per questo motivo a gran voce pretendiamo la nazionalizzazione del MPS ritenendola indispensabile per ridare fiato all’economia, soffocata dalla mancanza di moneta creditizia e per evitare che il risparmio italiano cada completamente in mani straniere. Ci facciamo inoltre promotori anche di un comitato per abrogare tutte le norme unilaterali a favore delle banche senza garanzia alcuna per correntisti e risparmiatori e chiedere l’abolizione di parte del decreto salva-banche”, continua Finocchiaro.
Il decreto salva-banche si basa su un pegno non possessorio e patto marciano con l’introduzione di numerose modifiche agli iter procedurali al fine di velocizzare le esecuzioni e le procedure fallimentari. Secondo i promotori di questo decreto ormai convertito in legge favorirebbe l’accesso al credito alle imprese e famiglie. Confedercontribuenti non la pensa così.
“Molti istituti di credito erogano finanziamenti superando il tasso soglia che arriva a far ‘strozzare’ imprese e famiglie. Con questa norma che boicotta l’intervento garante del giudice, al debitore gli verranno sottratti i beni ingiustamente. In molti casi, e non ci stancheremo mai di dichiararlo, la banca non è sempre la creditrice. Partiremo subito con la richiesta immediata di un referendum perché siamo consapevoli che senza credito l’economia non può ripartire ma è necessario uscire dal circolo vizioso che si è creato favorevole però solo alle banche”, conclude Finocchiaro.