Questo il testo pubblicato dal Giornale di Sicilia il 10 gennaio di trent’anni fa: “Volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere. Se paghiamo i 50 milioni, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo detto no al “Geometra Anzalone” e diremo no a tutti quelli come lui”.
Di lì a qualche mese, il 29 agosto 1991, “la mafia si vendicò con un agguato. Libero Grassi fu assassinato con quattro colpi di pistola”, conclude Conte ricordando così il grande gesto (e il grande sacrificio) di questo straordinario uomo.
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