Giorgio Ciccarelli ha suonato con numerose e importanti band italiane (tra cui Afterhours, Colour Moves e Sux!) con le quali ha pubblicato 12 dischi oltre a svariati singoli, dvd, videoclip
Giovedì 22 aprile 2021 è uscito Conto i tuoi passi, il nuovo singolo di Giorgio Ciccarelli. Un nuovo inizio, un racconto elettronico e tormentato fuori per Le Siepi Dischi e in distribuzione Believe Digital che ci avvicina alla pubblicazione del nuovo e terzo album del chitarrista, cantante e compositore che rinnova qui la collaborazione con lo scrittore e autore di testi Tito Faraci e con il produttore Stefano Keen Maggiore (Immanuel Casto, Romina Falconi, The Andre). Un nuovo Giorgio Ciccarelli, un nuovo mondo, presto svelato.
Giorgio Ciccarelli ci ha gentilmente concesso un’intervista.
“Conto i tuoi passi” è il nuovo singolo, di che cosa si tratta?
Si tratta di una canzone diversa da tutto ciò che ho fatto negli ultimi trent’anni. Infatti, non mi era mai successo di pubblicare un pezzo che non contenesse neanche una chitarra. Grande merito (o colpa?) di ciò va a Stefano Keen Maggiore che si è occupato della produzione artistica del disco e che mi ha convinto a suon di colpi di elettronica ben assestati a percorrere una strada da me poco battuta.
Che cosa vuoi trasmettere con questo brano?
La canzone risente pesantemente del periodo sconvolgente che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo. Mai nella mia vita ho dovuto affrontare un disagio collettivo così diffuso e il pezzo fotografa proprio quel tipo di sensazioni. In particolare “Conto i tuoi passi” è la storia della fine di una storia. Una fine che si prolunga, ripiegandosi su se stessa, nell’illusione che ci sia la possibilità di tornare indietro, sui propri passi. Il testo è aperto a varie letture, quella più classica che riguarda la fine di una storia tra due persone e quella più metaforica che parla della nostra recente esperienza vissuta nel buio pandemico
Che tipo di accoglienza ti aspetti?
Non faccio mai questo tipo di riflessioni. Non me ne preoccupo, nel senso che non ho particolari aspettative e comunque non diverse da quelle solite che accompagnano l’uscita di un disco, che sia a mio nome o a nome della band in cui suono. C’è sempre qualcuno pronto a fucilarti o a idoleggiarti. Se c’è una cosa che ho imparato in tutti questi anni passati a pubblicare dischi e a fare concerti, è quella di non curarmi di come verrà accolto un disco.
Come ti sei avvicinato al mondo della musica?
In casa mia c’è sempre stata musica, mia madre aveva una collezione di 45 giri da far paura (che poi ha inspiegabilmente buttato per far spazio in casa…), ricordo una certa quantità di dischi di artisti che rifacevano le canzoni dei Beatles in italiano, Obladì Obladà dei Ribelli, oppure Norvegian wood dei Camaleonti o anche Michèlle cantata da non ricordo chi e che io da bambino ascoltavo voracemente. Non ti dico lo sbigottimento provato quando più avanti ho ascoltato gli originali… Come avrai capito i Beatles sono stati fondamentali nel mio percorso di avvicinamento alla musica, in più avevo un fratello più grande di 5 anni che aveva una chitarra, per cui, da quando ho memoria, mi vedo giocare con una chitarra e da allora non ho più smasso.