Tra gli obiettivi fissati vi sono: 1) ridurre di 500 miliardi di dollari all’anno i sussidi governativi dannosi per la natura; 2) rigenerare almeno il 30% degli ecosistemi degradati; 3) mobilitare risorse pubbliche e private per almeno 200 miliardi l’anno; 4) dimezzare gli sprechi alimentari e ridurre il rischio dei fertilizzanti. Uno dei punti più discussi e controversi emersi nel corso della Conferenza di Montreal, come era prevedibile, è stato quello delle risorse economiche, in particolare la questione dei sussidi governativi che danneggiano la biodiversità. Alla diminuzione dei sussidi dannosi deve corrispondere un aumento di incentivi positivi per la conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità.
A tale proposito è stata prevista la nascita di un nuovo Fondo per la Biodiversità che dovrà essere disponibile dal prossimo anno all’interno del Global Environmental Fund, che da decenni sostiene investimenti sul clima e la natura concentrando risorse provenienti dai Paesi OCSE. Per raggiungere gli obiettivi di tutela e rigenerazione ambientale nei prossimi 7 anni tutti i Paesi dovranno impegnarsi per conservare in maniera efficace ed efficiente superfici crescenti corrispondenti ad almeno il 30% degli ecosistemi terresti e acquatici degradati, anche attraverso azioni come la creazione di nuovi parchi e aree marine protette, la cessazione del consumo del suolo per cementificazione, lo stop alla deforestazione. Per sostenere queste e altre attività possono essere d’aiuto nuovi strumenti finanziari, come green bond e biodiversity credits.
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