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Coronavirus, l’Onu chiede il cessate il fuoco mondiale

Il lockdown va applicato anche ai conflitti armati: Guterres chiede che si blocchino le ostilità perché nei paesi in guerra i sistemi sanitari sono già al collasso

NEW YORK ‒ “La furia del coronavirus mostra la follia della guerra. Ecco perché oggi chiedo un cessate il fuoco globale e immediato in tutti gli angoli del mondo. È tempo di bloccare i conflitti armati e concentrarsi sulla vera lotta delle nostre vite. Alle parti in guerra dico: ritiratevi dalle ostilità”.

Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres lancia un appello in videoconferenza per l’interruzione dei conflitti armati in ogni parte del pianeta: il protocollo di emergenza chiamato “lockdown”, che sta bloccando le attività e sta impedendo alle persone di effettuare spostamenti, deve essere applicato anche alle guerre, altrimenti il Covid-19 non potrà essere fermato e colpirà i soggetti più vulnerabili, ovvero donne, bambini, persone con disabilità, rifugiati e sfollati.

I paesi dove sono in atto conflitti armati rischiano di pagare il prezzo più alto di questa grave emergenza: “Non dimentichiamo che nei Paesi in guerra i sistemi sanitari hanno collassato e il personale sanitario, già ridotto, è stato spesso preso di mira. Rifugiati e sfollati a causa di conflitti sono doppiamente vulnerabili”.

“Accantonate diffidenza e animosità. Fate tacere le armi, fermate l’artiglieria, ponete fine ai raid aerei” chiede Guterres: “Ciò è fondamentale, per aiutare a creare corridoi che consentano di salvare vite. Per aprire preziosi spazi negoziali alla diplomazia. Per dare speranza a luoghi vulnerabili al Covid-19. Traiamo ispirazione da coalizioni e dialoghi che prendono lentamente forma tra parti avverse per consentire un approccio comune alla minaccia comune del Covid-19. Ma serve molto di più. Arrestare la piaga della guerra e combattere la malattia che sconvolge il nostro mondo comincia con il mettere fine ai conflitti ovunque. Adesso. È ciò di cui la nostra famiglia umana ha bisogno, ora più che mai”.

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Pubblicato da
Barbara Miladinovic

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