Coronavirus, Nursing Up: «Sosteniamo la vaccinazione massiva di infermieri e altri sanitari»

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foto infermieri militariROMA – «81 infermieri deceduti dall’inizio della pandemia a oggi. Di cui ben 6 si sono tolti la vita, da contagiati, per la paura, l’ansia, il terrore, lo stress traumatico della malattia. Solo fino a dicembre 2020 gli infermieri contagiati erano l’84,4% di tutti gli operatori sanitari che hanno contratto il virus. La percentuale INAIL si è ripetuta nei mesi successivi, 83% per cento circa da gennaio a oggi. Circa 71mila sono i contagiati tra i dipendenti a cui si aggiunge un’ulteriore percentuale di liberi professionisti che porta il totale degli infermieri infettati a quasi 80mila solo fino al 31 dicembre 2020. L’Istituto Superiore della Sanità ci racconta che ben 4241 operatori sanitari si sono ammalati negli ultimi 30 giorni. Prestando fede ai dati Inail, ci rendiamo conto che oltre 3500 dovrebbero essere gli infermieri».

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Sindacato Infermieri Italiani, chiede a gran voce alle aziende sanitarie di accertarsi della presenza di percorsi prioritari per consentire l’immunizzazione completa a chiunque si fosse ammalato in servizio a causa Covid 19, e che ora finalmente potrà correre a farsi somministrare quella singola dose, tanto necessaria per la propria sicurezza e per quella degli altri.

E il Presidente del Sindacato Nazionale Infermieri aggiunge: «Nella babele mediatica degli ultimi tempi, con informazioni sempre meno definitive, finalmente una circolare del Ministero della Salute ha chiarito che il personale sanitario che si è contagiato sul campo potrà finalmente assicurarsi ( si confida con ragionevole tranquillità), quella dose di vaccino necessaria per immunizzarsi purchè, si legge nella circolare, la vaccinazione venga eseguita “ad almeno 3 mesi di distanza dalla documentata infezione” e preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa. Finalmente, una sola dose nel range che va da tre a sei mesi post infezione. Si tratta di coordinate molto importanti per gli interessati.

Ora auspichiamo che venga favorita al massimo la priorità vaccinale a chi si è ammalato di Covid 19 per difendere la salute degli italiani e che, proprio malgrado, non ha potuto scegliere di accedere al vaccino in carenza di specifiche linee guida da parte della comunità scientifica e dal Ministero della Salute su termini e condizioni entro i quali vaccinarsi.

Stiamo parlando di persone che da più di un anno combattono contro la morte e che sanno bene quanto è importante immunizzarsi, per se stessi e per il bene dei pazienti con cui sono a contatto ogni giorno. Una realtà fatta di guerrieri “sospesi”, e che di certo ora, nel tempo che speriamo sia il più breve possibile, si vaccineranno al pari dei colleghi che hanno già potuto farlo».