Cultura

Cosa può dirci Dante oggi al tempo del Coronavirus

Il 25 marzo del 1300 inizia, per molti studiosi il viaggio ultraterreno di Dante Alighieri, il Sommo poeta di cui oggi il nostro Paese celebra la memoria. Lo scopo di questa giornata, voluta dal Governo, vuole essere motivo di spunto e riflessione nei confronti dell’opera più importante della letteratura italiana e del messaggio che essa porta con sé ormai da secoli e puntualmente consegna alle nuove generazioni.

Ma che cosa può dirci Dante oggi? Con un’Italia che si trova nel dubbio, nell’incertezza, forse il messaggio più importante da cogliere è quello della speranza, di una speranza che non muore mai e che, nonostante tutto continua ad alimentare le nostre vite.

Nel primo canto dell’Inferno Dante si trova a dover far fronte ad una situazione di forte smarrimento spirituale ed esistenziale che lo porta a dover compiere un viaggio interiore. Scorge le tre fiere, che non gli permettono di raggiungere la sommità di un colle nel quale egli scruta la luce. Fiere che lo costringeranno a dover necessariamente compiere un percorso di profonda redenzione nei meandri degli inferi, nei quali, accompagnato dalla luce della ragione di Virgilio riuscirà a venir fuori con una nuova coscienza di se stesso.

Ad una prima lettura le righe precedenti possono semplicemente sembrare la parafrasi dei primi versi della Divina Commedia, ma se siamo più attenti, ci sembra di scorgere, nelle parole del Sommo Poeta, quella che oggi è la nostra condizione umana.

Una condizione delineata dalla paura, dall’incertezza e soprattutto dalla fragilità, ma infondo, anche noi vediamo la luce della speranza, una luce che presto tornerà a splendere sulle nostre vite donandoci la normalità che per qualche tempo abbiamo dovuto “cambiare”.

E come Virgilio accompagna Dante in questo cammino, anche noi siamo accompagnati si, accompagnati dalla cultura, dalla sapienza, dalla luce della nostra consapevolezza. Già, perché in momenti di grande sconforto come questi, in cui ci troviamo a vivere in quarantena, con rapporti sociali dimezzati se non annullati, con una vita quotidiana che ci sembra distorta e insipida, l’unica che può salvarci è la cultura e la sua espressione in ogni sua forma.

Allora, il nostro compito, di oggi, in particolare, sarà quello di non soffermarci ad una “lectura dantis” puramente tecnica, ma che sia una lettura del piacere, una lettura di ricerca interiore, capace di farci intraprendere e coltivare un equilibrio stabile tra noi, la nostra anima ed il mondo che ci circonda.

Che sia un periodo di riscoperta, di valorizzazione della persona e della vita stessa. Impariamo a coltivare il bene per noi stessi, il bene per gli altri, sentendoci parte di un unico cosmo, perché finalmente, alla fine della bufera, appresa anche questa lezione, possiamo uscire uniti insieme “A riveder le stelle”.

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Pubblicato da
Marco Del Mastro

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