Salute

Covid, Menzietti: “Non trascuriamo l’udito, i nostri anziani rischiano l’isolamento”

Mauro Menzietti con Shelly Chadha, direttore programmi di prevenzione Oms

ROMA – «Stiamo attraversando una forte emergenza che da mesi colpisce gravemente le categorie deboli e svantaggiate. Gli ipoacusici (deboli di udito) sono tra queste, maggiormente esposti al rischio isolamento. Per questo lancio un accorato appello: non trascuriamo il loro udito». Il grido d’allarme è di Mauro Menzietti, rappresentante italiano del World Hearing Forum dell’Oms e presidente dell’Ana, Associazione Nazionale Audioprotesisti.

Presidente Menzietti, il Covid ha colpito in maniera maggiore le categorie fragili, tra cui sicuramente gli anziani.

«Giustamente agli anziani è stato consigliato di stare in casa per proteggerli dal rischio di contagio. Una necessaria misura di prevenzione che però ha avuto delle ripercussioni negative, in particolare sugli anziani ipoacusici, che ora fanno i conti con problemi di comunicazione trascurati da anni».

Un problema che con le mascherine rischia di peggiorare?

«Esattamente. Purtroppo questo disturbo è spesso ignorato, eppure l’udito rappresenta un senso fondamentale di relazioni sociali. In questa particolare contingenza è emerso chiaramente: le mascherine ostacolano la comunicazione, i contatti sociali sono limitati, difficili, sono contatti “a distanza” e il senso di isolamento è maggiore. Chi soffre di ipoacusia, infatti, spesso si affida alla lettura delle labbra o espedienti di vario tipo legati al contatto fisico per interpretare una comunicazione».

Per questo la sua raccomandazione è quella di mantenere l’udito in buona salute.

«Ormai tutti gli studi sono concordi: per gli anziani una sana vita di relazione è indispensabile per la sanità fisica e mentale. L’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, ha acceso un focus importante sui rischi connessi all’isolamento, dedicando al tema campagne di comunicazione mirate in cui si raccomanda proprio di sostenere gli anziani, di stimolarli e di sollecitarli a non abbandonare le normali abitudini di vita».

Lei è inserito nel board di esperti dell’Oms che si dedica proprio al contrasto ai disturbi uditivi, il World Hearing Forum. Qual è l’obiettivo di questo organismo?

«Il messaggio dell’Oms è chiaro: l’ipoacusia limita fortemente la qualità della vita ed è pertanto necessario intervenire tempestivamente ed efficacemente. E si tratta di un problema che non riguarda solo gli anziani, perché l’ipoacusia colpisce a tutte le età. Basti pensare ai bambini che si preparano ad un rientro in classe incerto con la possibilità di dover affrontare nuovamente periodi di didattica a distanza. Ma anche gli adolescenti e gli adulti, che devono mantenere la propria efficienza lavorativa. Per tutti l’udito è fondamentale e spesso le protesi acustiche rappresentano l’unica possibilità di contatto con il mondo esterno».

Quanto è diffuso il problema in Italia?

«In Italia questo disturbo colpisce il 12% della popolazione (circa 7 milioni di persone) con un aumento crescente ed è ormai accertato che questa condizione ha un forte impatto sugli aspetti relazionali, sia in famiglia che al lavoro e determina una percezione di insicurezza nel 39,9% dei casi, oltre a provocare depressione e decadimento cognitivo precoce negli anziani. Il 54% non ha mai effettuato un controllo dell’udito, solo il 25% di coloro che potrebbero averne beneficio, usa apparecchi acustici nonostante l’87% dei portatori di protesi acustica dichiara migliorata la sua qualità di vita, più di tutti gli altri dispositivi medici (Censis 2011). Affrontare e risolvere il disturbo uditivo è dunque possibile ma c’è ancora troppa reticenza e poca conoscenza del problema e dei rimedi».

L’ostacolo principale è rappresentato dallo stigma, perchè ammettere un disturbo uditivo è difficile. Come si possono convincere le persone a curarsi?

«Il problema infatti è soprattutto culturale. Per questo, più di dieci anni fa con alcuni collaboratori, ho fondato “Nonno Ascoltami! – Udito Italia Onlus”, con la mission specifica di sensibilizzare ed informare correttamente i cittadini. Abbiamo iniziato in poche piazze ma ben presto le nostre campagne si sono diffuse in tutta Italia, fino ad avviare una collaborazione con il Ministero della salute e con l’Oms. Crediamo fortemente nell’utilità sociale del nostro messaggio, confermata dalla gratitudine dei tantissimi cittadini che incoraggiati dalle nostre attività riescono ad affrontare il problema. Ogni anno organizziamo campagne di sensibilizzazione nelle piazze dove nei mesi di settembre e ottobre organizziamo partecipatissime campagne di prevenzione. Lo faremo anche quest’anno, la manifestazione infatti inizierà nelle prossime settimane, in misura ridotta e nel rispetto di tutte le norme di sicurezza, ma abbiamo ritenuto doveroso, proprio in questa situazione così particolare, continuare a diffondere il nostro messaggio di prevenzione».

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Redazione L'Opinionista

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