“Ovviamente – precisa – nessuno di noi attacca la “libertà” di stampa. Semmai condanniamo la “NON-libertà” di stampa. Cioè quella condizione per cui alcuni giornali, dovendo rispondere ai loro proprietari che hanno interessi economici magari scalfiti dal governo, utilizzano come clave i loro mezzi di informazione piegando i fatti, a volte stravolgendoli e a volte inventandoli, pur di giustificare quello che scrivono contro il governo.
Questa non è libertà di stampa. La libertà l’hanno già ceduta da un pezzo, e hanno fatto tutto da soli, nel momento in cui hanno iniziato ad adeguarsi agli interessi degli editori anziché difendere il diritto dei lettori e dei cittadini ad essere informati.
Figurarsi: nessuno ha mai augurato licenziamenti, fallimenti o perdita di posti di lavoro (vi invito, da bravi giornalisti che hanno a cuore la verità, a riascoltare le parole originali di Luigi Di Maio e a raccontare quelle). Ma i fallimenti sono un dato di fatto, una circostanza che accade e sta accadendo sempre più spesso. Domandatevi perché. E non date la colpa al governo, è sufficiente farvi un esame di coscienza.
Centinaia di aziende sono in crisi e migliaia di lavoratori rischiano il licenziamento. Eppure non danno la colpa al governo ma ai loro datori di lavoro, alle loro scelte scellerate, dettate solo dal proprio tornaconto personale.
Mi stupisce che nelle redazioni, davanti alla prospettiva di rimanere a casa, si parta a manganellare il governo anziché individuare i veri colpevoli, cioè quegli editori che con le loro scelte sbagliate hanno incassato finanziamenti pubblici per miliardi di euro senza investirli oculatamente”.
Crimi conclude: “Non è certo colpa del Movimento 5 Stelle o del governo se migliaia di lettori sono in fuga dai quotidiani. Forse la responsabilità è di chi, anziché decidersi a fare finalmente vera informazione e recuperare un minimo di credibilità e di pubblico, continua a diffondere falsità e fake news”.
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