Il principale indagato, 30 anni, avrebbe aggiunto i ricavi ottenuti con la droga i guadagni del bar: circa 10mila euro al mese, grazie allo spaccio secondo gli investigatori che gli consentivano un alto tenore di vita e investimenti in immobili, che acquistava e ristrutturava. Le indagini erano partite nella primavera del 2018 da segnalazioni arrivate ai carabinieri della compagnia di Tagliacozzo (L’Aquila).
Al centro dell’attivita’ di spaccio – secondo l’accusa – c’era il gestore del bar, aiutato dai suoi familiari, incaricati di avvertirlo dell’eventuale presenza delle forze dell’ordine. Il traffico di droga era gestito quasi esclusivamente tramite WhatsApp, con un linguaggio criptico, e da utenze telefoniche che venivano cambiate in continuazione, anche una volta al mese, per eludere eventuali intercettazioni. Nella Marsica la cocaina arrivava da Roma, da un fornitore che continuava a trafficare nonostante fosse gia’ agli arresti domiciliari per spaccio.
L'Opinionista® © 2008-2024 Giornale Online
Testata Reg. Trib. di Pescara n.08/08 dell'11/04/08 - Iscrizione al ROC n°17982 del 17/02/2009 - p.iva 01873660680
Pubblicità e servizi - Collaborazioni - Contatti - Redazione - Network -
Notizie del giorno -
Partners - App - RSS - Privacy Policy - Cookie Policy
SOCIAL: Facebook - Twitter - Instagram - LinkedIN - Youtube