Tecnologia

D-Orbit e Airbus DS: partnership nel Progetto TeSer

Favorito dalla partnership con Airbus Defence and Space, D-Orbit, compagnia aerospaziale specializzata in soluzioni per inizio e fine vita per satelliti di tutte le dimensioni, entra a far parte del Progetto TeSer, un Piano dell’Unione Europea volto alla pulizia dello spazio, finanziato per 2,8 milioni di euro e attivo fino al 2018.

Obiettivo del progetto è la costruzione di un modulo prototipale in grado di garantire che i futuri veicoli spaziali, giunti al termine della propria vita utile operativa o non più funzionanti, vengano correttamente decommissionati, evitando di aggravare ulteriormente l’accumulo dei detriti spaziali nonché il rischio di collisione in orbita.

In occasione di questo importante traguardo abbiamo intervistato, Stefano Antonelli, “Sales Manager” dell’azienda.

Come nasce D-Orbit?

D-Orbit é nata nel 2011 dall’intuizione di Luca Rossettini insieme agli altri 3 soci fondatori (Renato Panesi, Giuseppe Tussiwand e Thomas Panozzo). L’idea è nata inizialmente negli Stati Uniti, in California, dove Luca e Renato erano a studiare supportati dalla borsa di studio Fulbright. L’idea alla base del progetto D-Orbit è considerare lo Spazio una risorsa naturale a tutti gli effetti, come l’Acqua, la Terra e l’Aria, e pertanto usare gli stessi concetti di sviluppo sostenibili che si applicano a Terra anche nell’ambiente spaziale. Di fatto, la società moderna dipende incredibilmente dai dati satellitari (telecomunicazioni, osservazione della terra, finanza, economia, gestione delle risorse, prevenzione dei disastri naturali, protezione, metereologia, etc.) e il numero dei satelliti in orbita continuerà ad aumentare esponenzialmente. Ora, nello spazio attorno alla Terra ci sono più di 6000 satelliti, di cui solo circa 1300 sono attivi. Questo è un rischio per le attività spaziali, a causa delle possibili collisioni che possono a loro volta generare altre collisioni dando via ad una reazione a catena (la famosa Sindrome di Kessler, che è stata resa nota al grande pubblico, seppur esagerata, nel film Gravity). Tuttavia, dietro ogni rischio c’è nascosta un opportunità commerciale, che D-Orbit sta cogliendo.

In che modo il modulo decommissiona i veicoli spaziali non più operativi?

D-Orbit ha sviluppato un modulo propulsivo intelligente da installare sui satelliti in modo che essi possano essere rimossi a fine vita in modo sicuro, rapido e controllato. In sostanza, è un motore a propellente solido (quello usato comunemente dai razzi lanciatori di satelliti) con una sua intelligenza elettronica particolare, che permette di capire quando il satellite è giunto a fine vita, perché ha finito il combustibile o a causa di un malfunzionamento critico, e può decidere con l’avallo da terra se rimuovere il satellite dalla propria orbita, permettendo ad un altro satellite di rimpiazzarlo per dare continuità al servizio. Il satellite può essere rimosso o per rientro atmosferico, tramite il quale brucerà in atmosfera sopra una zona predefinita e disabitata del globo, oppure verrà spostato verso una delle orbite cimitero. Per ora il modulo di D-Orbit deve essere installato sui satelliti a terra prima del loro lancio, ma nel futuro è prevista una versione che potrà essere agganciata ai satelliti morti già in orbita.

Il modulo ha una durata di vita?

Il modulo di decommissioning è stato progettato per durare in orbita fino a 20 anni.

Ha uno raggio limitato d’azione o potrà svolgere il suo compito orbitando in tutto il Sistema?

Il modulo di decommissioning è completamente scalabile e può essere adattato ad un’ampia varietà di satelliti e di orbite. Quindi può essere montato su satelliti piccoli (fino qualche decina di kg) fino anche ai satelliti più grandi (4-5 tonnellate) e può operare sia in orbite basse (qualche centinaio di km sopra la superficie terrestre) fino alle orbite più alte geostazionarie (36000 km circa sopra la superficie terrestre).

Da cosa nasce la volontà di risolvere il problema dell’accumulo di detriti spaziali?

Luca Rossettini ha sempre avuto un sogno: fare l’astronauta. Arrivò negli ultimi 100 selezionati tra i candidati ESA per far parte del Corpo Europeo degli Astronauti. Egli stesso ha cura, nel selezionare le ragazze e i ragazzi che lavorano a D-Orbit, che questi condividano con lui questo sogno. Tuttavia il problema dei detriti spaziali può davvero impedire alla generazioni future l’accesso a questa immensa risorsa che è lo Spazio. Nonostante l’industria spaziale sembri essere tra le più avanzate esistenti, essa è ancora al suo stadio primitivo. Basti pensare che il primo satellite fu mandato in orbita solo 60 anni fa. Cosa il futuro dell’esplorazione spaziale e dell’utilizzazione dello spazio ci riservi è ancora al di fuori del nostro immaginario. Lo spazio potrebbe essere la prossima frontiera dell’umanità, e per garantirci un tale futuro va usato in modo intelligente e sostenibile. Come disse il famoso scrittore di fantascienza americano Lerry Niven: “I dinosauri si estinsero perché non avevano un programma spaziale”.

In che modo il progetto potrà costituire un business?

Ci sono una serie di motivi per i quali gli operatori spaziali hanno interessi commerciali a rimuovere i loro satelliti. Lo Spazio attorno alla Terra è tutto sommato una risorsa limitata. Le orbite utili non sono moltissime e la maggior parte di loro è già intasata ad un livello critico. È interesse degli stessi operatori spaziali poter liberare le orbite più utili dai satelliti ormai a fine vita in modo la lasciare il posto a quelli nuovi per garantire la continuità del servizio e quindi la continuità dei ricavi. Inoltre ci sono delle precise regolamentazioni internazionali che stabiliscono come un satellite a fine vita debba essere rimosso dalla propria orbita operativa. Gli operatori satellitari spendono milioni per le operazioni di fine vita, in termini di combustibile consumato per la manovra, operazioni, assicurazioni etc. Rendere più efficiente questa fase di vita del satellite, che di fatto non porta direttamente ricavi, è per gli operatori un grande valore.

Com’è nata la parthnership con Airbus Defence and Space?

La partnership con Airbus DS è nata nell’ambito del progetto TeSer finanziato dalla Comunità Europea con i fondi Horizon 2020. Airbus è stata bravissima a credere in un concetto di rimozione dei satelliti (del quale la tecnologia di D-Orbit è un tassello fondamentale) e a creare un team fantastico attorno, costituito dai migliori centri di ricerca e piccole compagnie Europee. Questo progetto è unico nel suo genere al mondo, ed il fatto che sia capitanato dal secondo costruttore satellitare più grande al mondo non può far altro che aumentarne il prestigio e le possibilità di successo commerciale.

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Pubblicato da
Virginia Chiavaroli

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