ROMA – “Mi duole tornare a parlare di pubblica amministrazione, di smart working e di visione nella dirigenza pubblica ma spesso vengo tirata in ballo con argomentazioni al limite del ridicolo. In questi mesi lo sport nazionale è stato commentare il governo durante la pandemia, a chiacchiere sono stati tutti più bravi di noi, tutti statisti. La drammatica realtà è l’imbarazzo politico generale nel constatare che non c’è altra via alle scelte di quel governo e ora di questo. Tant’è che tutto si limita a focacce su Facebook, slogan al limite dell’infantile e salti in avanti che tutto fanno tranne che tutelare l’immagine delle Istituzioni italiane”. Così Fabiana Dadone, Ministro per le politiche giovanili ed ex Ministro della pubblica amministrazione.
“Mettetevi nei panni di un ministro che a febbraio e marzo del 2020 concepiva una riorganizzazione del lavoro per oltre 3 milioni di dipendenti pubblici umiliati da decenni di deprecabili campagne di fango. Dare percentuali al lavoro agile serviva da stimolo ad una dirigenza colta di sorpresa ed erano una reazione immediata a quegli eventi. Da gennaio queste percentuali sono un ricordo perché progettai i POLA come strumento per mettere a regime lo smart working. Ma la politica non cerca stabilità e razionalità, la politica cerca visibilità e per raggiungerla ricorre tristemente alle bugie”, aggiunge Dadone.
“La bugia che oggi umilia ulteriormente i dipendenti pubblici è quella di dire che attualmente lo smart working è vincolato a percentuali. Da gennaio infatti a stabilire le attività dette “smartabili” sono i dirigenti stessi e di conseguenza il numero di dipendenti da mettere in lavoro agile. Non abbiamo il favore dei media, lo capisco, ma è nostro dovere divulgare la verità così come anche stanare i bugiardi. Chi ad oggi aggredisce lo smart working non può che dire bugie umiliando il proprio ruolo. E non gli abbiamo lasciato che questo perché l’azione sulla pubblica amministrazione è stata ineccepibile”, conclude la ministra.