“Per Aspera ad Astra è un concept album formato da brani che ho composto nel corso degli ultimi tre anni, mescolando diversi stili ed estetiche”
E’ disponibile su tutte le piattaforme digitali e in copia fisica, “Per Aspera ad Astra”, il nuovo album di Daniela Spalletta licenziato dall’etichetta discografica TRP Music. Anticipato dall’uscita del singolo The Gift, Per Aspera ad Astra è la nuova opera discografica della cantante, compositrice e arrangiatrice Daniela Spalletta.
Daniela Spalletta ci ha gentilmente concesso un’intervista.
“Per Aspera ad Astra” è il tuo nuovo album, come si compone?
Per Aspera ad Astra è un concept album, con brani che ho composto nel corso degli ultimi tre anni, mescolando diversi stili ed estetiche: jazz, world music, rock, fusion, pop, electronic, contemporary music. I brani sono tutti collegati fra loro, in una continuità di contenuti semantici e musicali. Ho composto la musica del disco in un periodo relativamente lungo e, durante la scrittura, ad un certo punto ho cominciato a notare che i brani avevano fra loro alcune affinità ed elementi ricorrenti, da un punto di vista stilistico e musicale. Da quel momento in poi, ho iniziato a comporre la musica coerentemente con il concept che si era mano a mano delineato. Uno degli aspetti più interessanti della scrittura di questo progetto è stato per me quello compositivo e, di conseguenza, l’arrangiamento in particolare dell’orchestra d’archi: è stato stimolante bilanciare ed integrare il suo suono nella grammatica delle partiture.
Si mescolano diversi stili ed estetiche, che tocco dà questo aspetto a questo lavoro?
Credo sia un disco stilisticamente molto trasversale e “ibrido”. La tendenza a mescolare linguaggi diversi e apparentemente in contrapposizione ha sempre fatto parte del mio modo di intendere il canto e la musica. Questo disco, in particolare, per quanto in continuità con i miei precedenti lavori, riflette una crescita ed evoluzione che è avvenuta in me: dall’impiego dell’orchestra d’archi, all’idea di pensare al disco come ad un concept, non dunque a una successione di brani separati fra loro, ma ad una vera e propria storia, che avesse una continuità ed uno sviluppo. E anche nel modo stesso di accostare elementi presi da mondi fra loro lontani, penso che questo disco rifletta una mia maggiore maturità musicale e umana.
L’album è stato anticipato dall’uscita del singolo “The Gift”, com’è stato accolto?
Direi molto bene, è un brano con caratteristiche musicali in qualche modo “di rottura” rispetto a molti brani del disco ed è il motivo per cui lo abbiamo scelto come primo singolo: volevamo mettere a fuoco un momento cruciale nel concept, il passaggio dal buio alla luce, la trasformazione del dolore nell’amore; The Gift, con la sua melodia semplice e cantabile, l’armonia essenzialmente triadica, l’orchestrazione degli archi, progressivamente voluttuosa e “barocca”, rispondeva bene a questo intento. Chiaramente il suo significato profondo può essere compreso appieno se contestualizzato all’interno dell’album.
Per te tante importanti esperienze nel campo musicale, come le hai vissute?
Con grande slancio emotivo, intensità, voglia di imparare e condividere. Il difficile momento storico che abbiamo vissuto, la pandemia globale, i lockdown, l’impatto disastroso che tutto ciò ha avuto sulle nostre vite e sul mondo della musica e dell’arte, hanno pesato moltissimo, infliggendo ferite gravi e profonde, che pezzo per pezzo dovranno essere risanate. Ecco, questo desiderio, di ritorno alla vita vera, agli abbracci, all’arte e alla sua condivisione, voglio custodirlo come un ulteriore slancio, una nuova spinta a prestare sempre più attenzione al momenti preziosi e semplici in cui nascono le emozioni e la loro condivisione.