Musica

Daniela Spalletta ci parla del suo nuovo singolo “The gift”

“Ho scelto The Gift come singolo, perché nel concept generale dell’album costituisce il suo centro (è in effetti quinto brano del disco) e chiave di volta: il buio che si fa luce, le parti che diventano il tutto, il dolore che diventa amore”

Da venerdì 11 dicembre è disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming “The gift”, il nuovo singolo di Daniela Spalletta pubblicato da TRP Music. “The Gift” è il dono supremo, la vita. Si tratta della riscoperta del suo valore intrinseco, la sua luce che conquista e guarisce, l’incontro e l’unione degli opposti. L’evoluzione musicale del brano, dalle sonorità disneyane, è un unico e progressivo crescendo. Dapprincipio aereo e delicato, via via sempre più energico e poderoso, diventa quasi una danza tribale sul finale, in cui la melodia semplice ed essenziale del canto si innesta nel disegno voluttuoso degli archi, il tutto a sottolineare l’immagine chiave della narrazione, contenuta nel testo e nel videoclip: il fiore che, nonostante tutto, si apre e sboccia.

Daniela Spalletta ci ha gentilmente concesso un’intervista.

“The gift” è il tuo nuovo singolo, come nasce?

The Gift è il quinto brano del mio nuovo disco, Per Aspera ad Astra, che uscirà a gennaio per l’etichetta discografica TRP Music. E’ un concept album, i brani sono tutti collegati fra loro, in una continuità di contenuti semantici e musicali. Ho composto la musica del disco in un periodo relativamente lungo e, durante la scrittura, ad un certo punto ho cominciato a notare che i brani avevano fra loro alcune affinità ed elementi ricorrenti, da un punto di vista stilistico e musicale. Da quel momento in poi, ho iniziato a comporre la musica coerentemente con il concept che si era mano a mano delineato. The Gift nasce a metà del percorso compositivo di Per Aspera ad Astra ed è un brano con caratteristiche musicali in qualche modo “di rottura” rispetto ai brani che lo precedono. La melodia è semplice e cantabile, l’armonia è essenzialmente triadica, per converso, l’orchestrazione degli archi è progressivamente voluttuosa e “barocca”. Ed è la musica di The Gift che mi ha suggerito il contenuto del testo, con la metafora del fiore che si apre, in un crescendo di energia e luce.

Perché hai scelto “The Gift” come singolo?

Quando abbiamo cominciato a pensare all’idea del singolo, io e gli altri due produttori insieme a me del disco, Alberto Fidone e Riccardo Samperi, ci siamo interrogati su quale brano potesse essere adatto a venire alla luce per primo, anticipando l’uscita dell’album. Dopo una serie di valutazioni, la scelta è caduta su The Gift, che in effetti costituisce in qualche modo una svolta di significato nell’evoluzione musicale e concettuale del disco: il buio che si fa luce, le parti che diventano il tutto, il dolore che diventa amore.

L’evoluzione musicale del brano è un unico e progressivo crescendo, cosa vuoi trasmettere a livello sensoriale a chi ti ascolta?

E’ un inno di lode alla vita, un abbraccio orgasmico con essa, una compenetrazione al contempo mistica e sensuale fra l’essere umano, la natura e l’intero universo. La sensazione che volevo trasmettere era dunque simile al senso di beatitudine che scaturisce dal rendere grazie per l’amore che siamo, che c’è nella nostra vita e che ci circonda.

Il videoclip ufficiale del brano è diretto da Francesco Di Martino, come si caratterizza?

Abbiamo realizzato il videoclip con il patrocinio del comune di Scicli, che ha creduto nel progetto artistico, ed è Scicli, con la sua luce e la sua mistica bellezza che si staglia sullo sfondo della storia. C’è un’immagine chiave, contenuta nel testo, sapientemente espressa nel video di Francesco Di Martino e Giuseppe Portuesi: il fiore che nasce, lentamente si apre e finalmente, nonostante tutto, al momento giusto, sboccia. Nel videoclip incontriamo tre personaggi, la donna, l’uomo e il bambino, che rappresentano le forze opposte, in perenne lotta dentro l’animo umano. Ciascuno dei tre personaggi trova una parte di quel fiore e questa scoperta li spinge a mettersi in cammino, alla ricerca delle parti mancanti, custodite dagli altri. Durante il viaggio, ciascuno di essi si imbatterà in alcuni “segni”: luoghi e persone che indicheranno loro la strada o li inviteranno a cambiare direzione. Nel loro vagare, i tre si avvicineranno più volte fra loro, si passeranno accanto, ma non riusciranno mai a vedersi veramente. Solo alla fine si incontreranno e si guarderanno: ricomporranno così il fiore diviso e gli opposti saranno finalmente uniti e armonizzati nel tutto.

Vanti collaborazioni con importanti musicisti del panorama jazzistico italiano e internazionale, cosa ti hanno lasciato queste esperienze?

Ho avuto la gioia e il privilegio di conoscere e collaborare con alcuni grandissimi artisti e quando si ha la fortuna di ascoltarli dal vivo, di guardarli, osservare il loro lavoro, il loro totale, devoto e incondizionato rispetto per la Musica, non si può che rimanere travolti dalla loro energia e quella grazia diventa anche un po’ parte di noi. Ricchezza, mi hanno lasciato un’enorme ricchezza e senso di gratitudine.

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Pubblicato da
Francesco Rapino

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