“DanzaFerma”, il nuovo album di Gianluca Secco: l’intervista

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Disponibile in tutti gli store digitali “DanzaFerma” (MArteLabel/Artist First), il secondo lavoro in studio del cantautore Gianluca Secco. Dallo stesso giorno sarà in radio il singolo “Danza Ferma”

copertina danza fermaGianluca Secco è stato la rivelazione del Premio Tenco 2016, vincendo il Premio Tenco-NuovoImaie per la Miglior Interpretazione. Definito una delle “più interessanti promesse del cantautorato italiano” è il vincitore della 14° edizione del concorso “L’Artista che non c’era”, organizzato dalla rivista L’Isola che non c’era.

Il disco, interamente registrato presso il Verde Studio di Roma, è il frutto della collaborazione con il pianista e compositore Antonio Arcieri. In “DanzaFerma” Gianluca Secco abbatte il confine del “genere musicale” e celebra l’esigenza di esprimersi attraverso differenti e personalissimi modi musicali. DanzaFerma raccoglie brani dal sapore di Canzone d’Autore vestita di Rock, Blues, Punk o Reggae accanto a Sonate per Pianoforte/Voce. I testi, le liriche e l’interpretazione canora scelta in ogni brano sono i protagonisti di questo disco. Ogni brano è stato arrangiato e costruito ricercando l’ambientazione musicale più adatta al contenuto.

Gianluca Secco ci ha gentilmente concesso un’intervista.

“DanzaFerma” è il tuo nuovo album, di che cosa si tratta?

Si tratta di un lavoro che ha mosso i primi passi 4 anni fa. Cercavo un pianista non convenzionale con cui dare una smossa strumentale ai miei brani. Incontrai il pianista e compositore Antonio Arcieri e dopo alcune prove da 10 ore ogniuna capimmo che potevamo iniziare a lavorare insieme, senza prefiggerci uno stile musicale preciso. Ma determinati su un’idea: lasciare che fosse l’emotività dei brani, dei testi e della mia interpretazione canora a dirci come e cosa suonare. Il lavoro è stato lungo e complesso per molti aspetti, ma allo stesso tempo molto creativo.

Cosa vuoi trasmettere con questo lavoro?

Forse vorrei trasmettere un modo di fare i dischi che stiamo perdendo. Credo che la rapidità e la facilità d’ascolto, finalizzate ad un aggancio istantaneo sul pubblico, stiano abbagliando e divorando generazioni di musicisti. Questo disco è stato suonato, non ci sono artifici digitali, molti dei brani sono stati registrati in presa diretta con tutte le loro piccole sbavature e imperfezioni, che lo rendono ricco di sfumature. Abbiamo lavorato sul suono, l’approccio strumentale, l’intenzione dell’arrangiamento, le pause e le riprese. La musica, così come ogni forma d’Arte, a mio parere è sudore, disciplina, concentrazione, costanza e tempo. Ci vuole tempo per creare, ascoltare, assaporare, approvare o disapprovare. E il tempo ci sta sfuggendo di mano.

Che tipo di accoglienza ti aspetti?

Non ne ho la più pallida idea. Credo che “DanzaFerma” sia un disco fuori dai tempi di ascolto attuali. Ma c’è sempre chi fa resistenza culturale e apprezza lavori come questo.

Come ti sei formato a livello musicale?

Credo che questa forte passione me l’abbia trasmessa mio padre, batterista e cantante de “I Gallinacci”. Una formazione di 8 elementi che durante gli anni ’60, nelle balere del Friuli, proponeva Rhythm & Blues e Soul. Da bambino ero incuriosito dai suoi ricordi (gli brillano gli occhi ancora oggi quando ne parla) e cominciai a spolverare vinili e cassette. Pian piano mi avvicinai alla batteria suonando sui dischi, poi la chitarra e infine la voce. E poi tanto suonare, sempre e comunque. In ogni circostanza, con qualsiasi band o musicista avesse voglia di darsi da fare. Dalle cantine ai palchi, sgolandomi come un forsennato per poi trovare un mio modo e lavorarci sù.