MILANO – E’ uscito venerdì 4 marzo “Nei sogni nessuno è monogamo” (Island Records/Universal Music Italy), il nuovo album di Dargen D’Amico. Il progetto discografico si compone di 12 tracce e include anche “Dove si balla”, brano che ha presentato sul palco dell’Ariston in occasione della 72ª edizione del Festival di Sanremo classificandosi nono. Già certificato Disco d’Oro, la traccia attualmente conta oltre 25 mln di stream totali sulle piattaforme digitali, stabile nella top5 di Spotify Italia, #5 nella classifica FIMI dei singoli più venduti ed è alla posizione #4 della classifica EarOne dei brani più trasmessi in radio.
Ciascuna traccia, benché connessa a tutte le altre, rappresenta una storia a sé, un capitolo definito con cui l’artista scrive parte della propria storia personale cercando di attuare una sorta di autoanalisi, alla ricerca – forse – di una sorta di catarsi, di redenzione, di pace con sé stesso. L’album si apre con la focus track “Patatine”. È un brano riflessivo, caratterizzato da una lucida malinconia, in cui si medita sulla condizione dell’essere artista, fatta non solo del luccichio che si vede in superficie, ma anche dei problemi derivanti dall’attuale stato dell’arte nella società contemporanea. Le paranoie, la voglia di evadere e di scappare lontano dalle difficoltà proprie e di chi ci sta vicino trovano qui ampio respiro, rendendo il pezzo personale, ma allo stesso tempo immediatamente comprensibile a chiunque, perché tutti prima o poi ci scontriamo con le ombre dell’età adulta.
Segue “Sei cannibale ma non sei cattiva”, una traccia accompagnata da pianoforte e batteria. Come un narratore onnisciente, Dargen segue i piccoli frammenti di vita quotidiana di una donna affascinante, ma gelida e spietata allo stesso tempo, costantemente annoiata e alla ricerca di nuovi stimoli, che si piace, ma che non riesce a “digerirsi” e che in fin dei conti “non è cattiva”. La terza traccia è “Gaza”, un pezzo dal sound energico ma dai contenuti più cupi, che denuncia quella società urbana di cui l’autore sente di non far parte. Il titolo è una metafora della realtà metropolitana in cui “la gente esce pazza”, arrivando a fare qualsiasi cosa per i beni materiali. Il brano successivo è “Dove si balla”, con cui l’artista ha anticipato l’uscita dell’album presentandolo alla 72ª edizione del Festival di Sanremo.
È un pezzo che invita a ballare sempre, soprattutto nel periodo in cui è difficile poterlo fare, una canzone che parla “della necessità di movimento dell’essere umano, in tutti i sensi”, e che riesce con leggerezza e ironia a toccare diversi temi, dalle migrazioni ai rapporti umani. Le sonorità dance, impreziosite questa volta da elementi latini che rendono il pezzo ancora più energico e ballabile, tornano ancora una volta in “Katì”, brano già edito, i cui versi parlano di un amore difficile, fatto di litigi e riappacificazioni, di parole sbagliate e di incomprensioni, di sesso e di passione, di quella tensione che mantiene alta la posta in gioco e rende una relazione imprevedibile. Segue “Ma noi”, dove Dargen rievoca l’amore per una donna conosciuta al liceo, tra i ricordi della giovinezza e la constatazione di come si è diventati oggi. Le rispettive strade si incrociano nuovamente anni dopo, scoprendo che il desiderio che li univa non è svanito.
In “Una setta”, invece, il tema portante è quello del sentimento di appartenenza a un gruppo di persone, presenti e passate, che non si sono mai conosciute, ma che sono unite indirettamente dallo stesso modo di essere e di sentirsi. Il pezzo seguente è “Ustica”, un brano i cui versi sono guidati dal ritmo della tastiera, del pianoforte e della cassa. È una riflessione sul rapporto sentimentale con una donna, fatto di non appartenenza reciproca, che fa tornare alla mente ciò che è stato e che porta a chiedersi ciò che sarebbe potuto diventare. Con “Sangue amaro” si torna a un ritmo energico, con chitarra e batteria. È un brano spensierato in cui si susseguono azioni che rendono felici e fanno passare l’amarezza a cui allude il titolo. La decima traccia non ha bisogno di presentazioni: è “La bambola”, rifacimento del celebre brano di Patty Pravo. Il pezzo è arricchito dall’aggiunta di barre rap che lo rendono ancora più attuale, ed è stato presentato per la prima volta sul palco dell’Ariston durante la serata dedicata alle cover. A seguire “La benzina sapeva di tappo”, un brano fortemente rap, dai versi serrati.
Quella che Dargen racconta è una storia di violenza, di soprusi e di ingiustizie, che si snoda al bancone di un bar dove si intrecciano i destini di anime che rimpiangono gli errori che hanno commesso, a causa di una vita che spesso ha scelto per loro. Degna conclusione dell’album è “Nei sogni nessuno è monogamo”, che battezza l’intero progetto discografico. Si tratta di una riflessione sull’essere adulti all’interno di una società che estranea e ci fa sentire degli outsider, un dialogo che l’artista fa con sé stesso, un botta e risposta che cade nel vuoto e lascia spazio solo alle incertezze e ai dubbi che si accumulano con il passare degli anni.