ROMA – “L’Italia soffre di una malattia profonda che non l’ha fatta progredire in questi anni e il Covid non ha fatto che peggiorare una situazione già compromessa. Affrontare e superare questa condizione è un percorso necessario, che richiede interventi adeguati e incisivi”. Così il presidente di Confagricoltura commenta i dati Istat del report su prodotto interno lordo, indebitamento netto e saldo primario delle Amministrazioni pubbliche per il triennio 2017-2020.
Dai dati Istat emerge la forte contrazione del PIL, a prezzi correnti nel 2020 (-7.8% rispetto all’anno precedente), la diminuzione degli investimenti fissi lordi (- 9,1%) e dei consumi finali nazionali (-7,8%).
Tra i settori che maggiormente hanno avuto una contrazione del valore aggiunto ci sono l’agricoltura, silvicoltura e pesca (-6%), l’industria in senso stretto (-11,1%), le costruzioni (-6,3%) e le attività dei servizi (-8,1%). Ne hanno risentito anche la spesa per i consumi dei beni (-6,4%) e dei servizi (-16,4%); gli alimentari e le bevande non alcoliche hanno invece registrato un trend positivo (+1,9%).
Trend negativo anche per i redditi da lavoro dipendente e per le retribuzioni lorde, scesi rispettivamente del 6,9% e del 7,5%.
“Sebbene il settore alimentare abbia registrato una leggera risalita in termini di consumi nel 2020, non riesce a supportare un trend positivo – prosegue il presidente di Confagricoltura – Oltre tutto i redditi da lavoro e gli occupati sono in calo e ciò determinerà una riduzione drastica dei consumi di alcuni prodotti, come ha già dimostrato la chiusura del canale Ho.Re.Ca”.
Ad avviso di Confagricoltura, “alla luce del report dell’Istituto di statistica, non è più rinviabile un piano strategico che indirizzi la ripresa dell’economia nazionale, in cui anche l’agricoltura (come ha già dimostrato) è in grado di fare la differenza. Competitività e produttività dovranno essere i due pilastri del rilancio del Paese”.