L’imposizione di dazi elevati sui prodotti importati dalla Cina ha davvero l’effetto di salvaguardare i posti di lavoro negli USA? Quale impatto hanno le tariffe più alte su famiglie e settore retail?
La politica protezionistica degli USA non è iniziata con Donald Trump visto che già nel 2009 il presidente Obama aveva alzato i dazi del 25-35% sugli pneumatici cinesi per cercare di salvaguardare tale settore industriale statunitense.
Questa misura sembrò rivelarsi efficace nell’immediato poiché, come affermano gli esperti del sito di vendita di gomme online gomme-auto.it, l’importazione di pneumatici cinesi per auto diminuì notevolmente l’anno successivo e si riscontrò un aumento nel numero di quelli prodotti negli USA; inoltre l’industria dello pneumatico, dopo molti anni di crisi, cominciò a dare dei segni di ripresa. Ma aumentò anche di più la quantità di quelli importati, e altri concorrenti stranieri (sudcoreani, tailandesi e indonesiani) cercarono di occupare lo spazio lasciato libero dai cinesi.
Le misure protezionistiche trovarono l’appoggio dei sindacati, ma non hanno ottenuto il sostegno di esperti economisti secondo i quali non sono stati tanto i dazi sugli pneumatici quanto la generale ripresa economica a dare un nuovo impulso all’industria americana. Inoltre, i dazi più alti sono costati molto alle famiglie americane e non hanno avuto alcun effetto sull’occupazione negli Stati Uniti visto che il numero delle persone impegnate nella produzione di pneumatici continuò a diminuire.
Un responsabile di Goodyear, una delle maggiori aziende di pneumatici negli Usa, afferma che i dazi hanno avuto un impatto trascurabile sulle loro vendite. Infatti, la Goodyear produce pneumatici premium di elevata qualità e di una fascia di prezzo che non sono in competizione con le gomme prodotte dai cinesi.
Nel 2012, quando i dazi sono diminuiti, l’importazione di pneumatici cinesi è nuovamente cresciuta, scatenando la messa in atto di nuove misure. Nonostante tali provvedimenti, nel maggio 2016 la produzione degli stessi negli USA era cresciuta del 3% rispetto all’anno precedente, ed erano cresciute anche le importazioni .
Come dimostrano i dati, le misure protezionistiche non riescono a bloccare l’arrivo di merci che ormai hanno già un proprio mercato, e danneggiano fortemente il settore retail, costretto ad aumentare notevolmente il costo dei prodotti.
Questi provvedimenti possono però rivelarsi efficaci favorendo in maniera indiretta la produzione nazionale, ad esempio spingendo le aziende straniere ad aprire fabbriche nel territorio in cui vengono commercializzati i prodotti.
L’aumento delle vendite di pneumatici importati e la minaccia dell’aumento dei dazi ha indotto per esempio la sudcoreana Kumho Tires ad aprire a maggio 2016 una fabbrica a Macon (Georgia) con 400 posti di lavoro.
Non bisogna dimenticare che il ricorso a misure protezionistiche è ostacolato dai diversi trattati di libero scambio ed è vietato dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC); inoltre i pareri riguardo all’efficacia dei dazi sono piuttosto negativi, poiché negli USA non sono molte le aziende che hanno beneficiato dell’aumento dei dazi, che hanno invece causato diversi danni: problemi di rifornimento, prezzi più alti, e misure di ritorsione del paese che vede imporre alle proprie merci dei dazi alti. Per tutte queste ragioni, la difesa dei propri prodotti non può essere basata esclusivamente sul protezionismo, ma deve puntare su provvedimenti di altra natura.