MILANO – Si chiama ‘decluttering’. Letteralmente si tratta della pratica di liberarsi degli oggetti vecchi o inutili. Una cosa è chiara a tutti, in merito al momento storico più che mai: ordine e benessere sono connessi tra loro. Quindi da dove partire, se non dall’armadio?
Fare decluttering rappresenta una vera e propria attitudine orientata all’essenziale. Una liberazione che ci prepara al futuro, al rinnovamento e alla rinascita. In primis, secondo l’esperta Barbara Formenti, “bisogna dotarsi di spirito critico, in modo tale da poter partire con la consapevolezza che fare “pulizia” vuol dire anche dare una certa coerenza al proprio armadio, ossia creare una sinergia fra i nostri abiti”. In che modo? Cominciamo dal principio: per fare decluttering è bene prendersi tutto il tempo necessario, anche una settimana, se necessaio. Questo ci permetterà, oltretutto, di recuperare anche tantissimo spazio dove, apparentemente, non ce n’era.
Ciò premesso, si possono adottare alcuni semplici criteri per capire cosa eliminare: ciò che non è appropriato alla propria età, tutto ciò che non valorizza le forme (non è della taglia giusta e non è proporzionato), ciò che non è adatto al contesto in cui si vive o si lavora, ciò che non è nei propri colori, ciò che non rispecchia il proprio stile.
Da un punto di vista pratico quindi l’esperta consiglia di preparare: borsoni, contenitori/scatole di varie dimensioni, grucce di qualità, bustine in organza per la biancheria intima, buste per cappotti, pellicce, etc. antitarme di qualità, un prodotto per pulire l’interno degli armadi, creare spazio nella stanza per poter appoggiare e dividere i capi.
L’organizzazione viene fatta dividendo i capi, quindi si procede in maniera separata: capi spalla, maglioni, camicie, dolcevita, magliette, pantaloni/gonne, sciarpe, cappelli, guanti, intimo, pigiami, scarpe, abbigliamento sportivo, cinture, gioie, borse, etc. Rimuovere tuttoa una “categoria” per volta!
“Dividete i capi con obiettività: da un lato ciò che indossate, dall’altro ciò che non mettete da tempo. Fra le due categorie c’è la categoria degli abiti che si possono recuperare con un intervento sartoriale; per il resto, è arrivato il momento di liberarsi dei pesi morti!. Inoltre, se avete fantasia potete mettere in pratica il cosiddetto “upcycling”, la tecnica che vi consente di dare nuova vita a capi inutilizzati come per esempio trasformare una vecchia T-shirt in una tote-bag, un paio di jeans in un paio di shorts, ecc.’.- prosegue Barbara.
É importantissimo individuare quali siano i capi fondamentali: in ogni guardaroba dev’esserci quella che viene chiamata “capsule wardrobe”, ovvero una serie di capi di abbigliamento essenziali ed immancabili e che permettono di avere un guardaroba assolutamente funzionale, attorno al quale ruoteranno tutti gli altri capi ed accessori: camicia bianca, giacca in pelle, giacca in cotone, cardigan in cotone, trench, 3 camicette (seta e/o cotone), T-shirt e canotte, 2 gonne, 3 abiti di cotone, 1 paio di jeans, 2 paia di pantaloni in lino o cotone.
“La creazione quindi del cosiddetto “armadio intelligente”, – conclude Barbara – composto da abiti e accessori nella propria palette, sarà tale che tutto funzioni con tutto e addirittura sarà possibile vestirsi al buio (e non è una provocazione, è la realtà!) perché le varie tinte saranno perfettamente in armonia fra di loro, senza escludere la facilità di abbinare gli accessori e non doverci più sentir pronunciare la fatidica frase “ho l’armadio pieno e non ho nulla da mettere addosso!”.
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