Deflazione in Cina, prezzi al consumo -0,5%

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A novembre cresce la pressione deflazionistica in Cina, mentre la debole domanda interna insidia le aspettative di ripresa economica: l’indice dei prezzi al consumo scende dello 0,5%.

La seconda economia mondiale, per ammissione dello stesso presidente Xi Jinping, si trova ancora “in una fase critica” del periodo post- pandemia, a causa anche di “crescenti fattori avversi nell’ambiente politico ed economico internazionale”.

L’attuale contrazione dei prezzi è la più ampia a partire da novembre 2020.

Se è vero che la deflazione aumenta il potere d’acquisto dei consumatori, e ha dunque alcuni aspetti positivi, ha però degli effetti negativi sull’economia: in vista di una possibile ulteriore discesa dei prezzi, infatti, i consumatori tendono a bloccare temporaneamente gli investimenti e le spese e si originano reazioni a catena. Congelamento delle assunzioni, aumento dei licenziamenti, riduzione della produzione sono solo alcune delle conseguenze immediate. Se quindi i consumatori possono momentaneamente tirare un sospiro di sollievo perché beni e servizi costano meno, potrebbero però perdere il posto di lavoro.

Xi Jinping ha dichiarato che è dunque necessario “concentrarsi sull’accelerazione della costruzione di un sistema industriale moderno, sull’espansione della domanda interna e sulla prevenzione e il disinnesco dei rischi”.