I dettagli di “Penumbra” la mostra della Fondazione In Between Art Film

206

Fondazione In Between Art Film annuncia l’apertura al pubblico della mostra “Penumbra” il 20 Aprile 2022 a Venezia

Complesso dell’Ospedaletto by Giacomo Bianco

VENEZIA – Fondazione In Between Art Film annuncia i dettagli di Penumbra, la sua prima mostra che aprirà al pubblico il 20 aprile 2022 all’Ospedaletto e alla Chiesa di Santa Maria dei Derelitti a Venezia, in occasione della 59. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia.

Penumbra – a cura di Alessandro Rabottini e Leonardo Bigazzi – include 8 nuove video installazioni commissionate e prodotte dalla Fondazione che, a partire dall’interpretazione fisica del concetto di “semi-oscurità”, ne estendono il significato alle molte zone d’ombra, di incertezza e di trasformazione che costellano il nostro presente.

In particolare, Plateau (2021) di Karimah Ashadu (1985, Regno Unito) ritrae un gruppo di minatori di stagno clandestini nella regione nigeriana dell’altopiano di Jos, esplorando le ripercussioni e i rischi di questa attività nel contesto della fine disastrosa del regime coloniale britannico. Boca Livre (Bocca libera, 2022) di Jonathas De Andrade (1982, Brasile) si confronta con un gruppo di persone senza dimora riunite per un pranzo domenicale mentre si interroga su quanto l’arte possa essere uno strumento politico di narrazione speculativa. Girato a Kabul subito dopo la recente invasione dei talebani, Takbir (2021) di Aziz Hazara (1992, Afghanistan) osserva la dimensione notturna come uno spazio denso da cui fuggire o in cui rifugiarsi. Ambientato a Berlino durante la pandemia da COVID-19, House of Nations (Casa delle nazioni, 2021) di He Xiangyu (1985, Cina) è il ritratto intimo di uno studente di origini cinesi mentre è alle prese con le sue aspirazioni e le sue incertezze esistenziali. Pantelleria (2022) di Masbedo (Nicolò Massazza, 1973 e Iacopo Bedogni, 1970, Italia) si misura con l’eredità storica e mitologica dell’operazione Corkscrew durante la Seconda Guerra Mondiale attraverso un processo partecipativo di riscoperta che coinvolge la comunità dell’omonima isola. Untitled (Senza titolo, 2022) di James Richards (1983, Regno Unito) unisce filmati di sistemi fognari e apparati digerenti per guardare più da vicino le dimensioni private e pubbliche del contagio, dell’igiene e della decomposizione. Aphotic Zone (Zona afotica, 2021) di Emilija Škarnulytė (1987, Lituania) intreccia gli orrori della distruzione ecologica e del colonialismo in una sottile meditazione sulla sopravvivenza alle devastazioni dell’avidità umana. Infine, É Noite na América (È notte in America, 2021) di Ana Vaz (1986, Brasile) è un ritratto meditativo che osserva le numerose specie che sono state salvate e che ora vivono nello zoo di Brasilia, sfidando l’ideologia della loro conservazione.

L’allestimento della mostra, curato da Ippolito Pestellini Laparelli e dal suo studio 2050+, rimanda alla storia del luogo e al tempo stesso spazializza il concept della mostra: “La penombra si manifesta nella bellezza dell’incerto, tra stato mentale ed esperienza. Una serie di strutture modulari occupa e risponde al mosaico di spazi eterogenei del Complesso dell’Ospedaletto, dove ciascun film è installato e mostrato secondo una modalità specifica. L’allestimento è infatti concepito come una raccolta di parti provenienti da un corpo smembrato, che a volte valorizzano le stanze esistenti, e altre le nascondono. Lo spazio-tempo tra un film e l’altro è occupato da tenebre, squarci di luce, frammenti di strutture che fanno crollare le distinzioni tra passato, presente e futuro. Il visitatore è così immerso in un viaggio immanente attraverso un’architettura dormiente, che galleggia nel flusso inconscio dei sogni.”

Penumbra è a cura di Alessandro Rabottini e Leonardo Bigazzi – rispettivamente direttore artistico e curatore di Fondazione – e sarà accompagnata da un programma pubblico interdisciplinare curato da Bianca Stoppani e Paola Ugolini – rispettivamente editor e curatrice di Fondazione.

Complesso dell’Ospedaletto uno spazio culturale che fa parte di Ospedaletto Contemporaneo, un’iniziativa promossa da Venews Arts.

Fondazione In Between Art Film nasce a Roma nell’ottobre 2019 con lo scopo di promuovere la cultura delle immagini in movimento e di sostenere artisti, istitu- zioni e centri di ricerca internazionali che esplorano il dialogo tra le discipline e i confini tra film, video, performance e installazione. Sotto la guida della sua fonda- trice e presidente Beatrice Bulgari, Fondazione In Between Art Film si propone di contribuire al dibattito artistico internazionale promuovendo il ruolo e le potenzia- lità delle immagini in movimento nel nostro tempo.

La Fondazione prosegue e amplia il lavoro della casa di produzione In Between Art Film, che dal 2012 al 2019 ha sostenuto produzioni video e cinematografiche di importanti artisti e registi internazionali come Vanessa Beecroft, Pierre Bismuth, William Kentridge, Diego Marcon, Shirin Neshat, e Orhan Pamuk; nonché Angela Ricci Lucchi/Yervant Gianikian per dOCUMENTA 14; Adelita Husni-Bey e Anna Franceschini per i Padiglioni Italia alla Biennale di Venezia, rispettivamente nel 2017 e nel 2019; e Yuri Ancarani, Jordi Colomer e Masbedo per Manifesta 12 a Palermo. Inoltre, ha supportato la programmazione di musei e manifestazioni come Museo MAXXI, Roma; Tate Modern, Londra; Manifesta 12, Palermo; miart – fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea, Milano; Centre d’Art Contempo- rain, Ginevra; Centro Pecci, Prato; Lo schermo dell’arte – Festival Internazionale
di Cinema e d’Arte Contemporanea, Firenze; Rencontres Internationales, Parigi; GAMeC, Bergamo; Dhaka Art Summit e LOOP Barcelona.

Karimah Ashadu (1985, Regno Unito) è un’artista britannico-nigeriana che vive e lavora tra Amburgo e Lagos. La pratica di Ashadu riguarda la percezione del sé e del luogo, nonché i concetti di lavoro e patriarcato relativi al contesto socio-economi- co della Nigeria e dell’Africa occidentale. Il suo lavoro è stato esposto e proiettato in istituzioni come Kunstverein in Hamburg; Galerie für Zeitgenössische Kunst, Lipsia; MoMA, New York; e Centre d’Art Contemporain Genève. Ashadu ha rice- vuto il premio ars viva (2020) e il Contemporary art prize (2020), Rotary Club. Ha anche ricevuto premi all’interno di festival come Ann Arbor Film Festival, Europe- an Media Art Festival e Euro Video. Il suo lavoro è rappresentato nelle collezioni pubbliche di MoMA, New York; e Fonds Municipal d’Art Contemporain de la Ville de Genève (FMAC). Nel 2020, Ashadu ha fondato la sua società di produzione cine- matografica Golddust by Ashadu, specializzata in film d’artista sulla cultura nera e temi africani. È stata nominata Abigail R. Cohen Fellow 2021 presso il Columbia Institute for Ideas and Imagination, Parigi.

Jonathas De Andrade (1982, Brasile) è un artista che vive e lavora a Recife. De Andrade utilizza installazioni, fotografie e video per esplorare gli effetti delle di- namiche di potere nella società, l’evoluzione dell’umanità e l’etica con l’obiettivo di comunicare le conseguenze della cultura modernista—cosa che ha profondamente cambiato la società brasiliana a causa di numerose decisioni politiche prese nel XX secolo. I suoi lavori sono stati presentati in mostre personali al Museum of Contem- porary Art, Chicago; New Museum, New York; The Power Plant, Toronto; Museu de Arte de São Paulo; Museu de Arte do Rio; Musée d’art Contemporain de Montréal; Kunsthalle Lissabon; Centro Cultural São Paulo; tra molte altre. Le opere di De Andrade sono state presentate anche alla MOMENTA Biennale de l’image, Mon- tréal (2019); Biennale di Istanbul (2019); SITE Santa Fe; 32. Biennale di San Paolo; Performa15, New York; Biennale di Lione (2013); New Museum Triennial, New York (2011); e Mercosul Biennial (2009); tra molte altre.

Aziz Hazara (1992, Afghanistan) è un artista che lavora con media come video installazione, fotografia, suono e scultura. Il suo lavoro affronta la relazione tra dicotomie come prossimità e distanza, migrazione e memoria, realtà e finzione nel contesto della guerra al terrorismo, tra molte altre. Nel 2021, Hazara ha ricevuto
il Future Generation Art Prize. Hazara ha presentato i suoi lavori in istituzioni come PinchukArtCentre, Kiev; Museo d’Arte di Hessel – CCS Bard College, New York; Netwerk Aalst; 22. Biennale di Sydney; e IKOB, Eupen; tra le altre. Ha anche partecipato a programmi di residenza presso Colomboscope, Colombo; Embassy of Foreign Artists (EoFA), Ginevra; Camargo Foundation, Cassis; e KHOJ – Interna- tional Artists’ Association, Nuova Delhi. Attualmente è artista in residenza presso Künstlerhaus Bethanien e un borsista di Kf W Stiftung.

He Xiangyu (1986, Cina) è un artista e regista che vive e lavora a Berlino. Il lavoro di He, che appartiene a una generazione di artisti che hanno vissutoi cambiamenti radicali nella società cinese riverberati nell’economia e nelle relazioni internazionali, si basa sulla sua esperienza culturale. Utilizzando una vasta gamma di linguaggi, la sua pratica contempla e amplifica i micro conflitti – fatali su alcuni individui – che accadono in una situazione di macro turbolen- ze geopolitiche e storiche. Le sue opere sono state esposte in istituzioni come Ullens Center for Contemporary Art, Pechino; OCAT Institute, Shanghai; Para Site, Hong Kong; The Drawing Center, New York; Solomon R. Guggenheim Museum, New York; Smart Museum of Art, Chicago; Kadist Foundation, San Francisco; LACMA, Los Angeles; KW Institute for Contemporary Art, Berlino; Centre Pompidou, Parigi; e Castello di Rivoli, Torino, tra le altre. I suoi lavori sono stati presentati anche alla 58. Esposizione Internazionale d’Arte, La Bien- nale di Venezia – Padiglione Cina, alla 13. Biennale di Lione, alla 10. Biennale di Shanghai, alla 5. Triennale di Yokohama e all’8. Biennale di Busan. Più recen- temente, He Xiangyu è stato selezionato per il “Mario Merz Prize” (2021) e il “Future Generation Art Prize” (2014).

Masbedo sono Nicolò Massazza (1973, Italia) e Iacopo Bedogni (1970, Italia). Vivono a Milano e lavorano insieme dal 1999, occupandosi di videoarte e installazioni. Si esprimono attraverso il linguaggio del video, utilizzando diversi formati come per- formance, teatro, installazione, fotografia e, recentemente, cinema. Le loro opere sono state esposte in musei, biennali e istituzioni tra cui ICA, Milano; MAMM – Multimedia Art Museum, Mosca; Manifesta12, Palermo; Centre Pompidou/Forum des Images, Parigi; Haus der Kulturen der Welt, Berlin; Museo d’Arte Contempora- nea, Zagabria; MART, Rovereto; Fondazione Merz, Torino; Leopold Museum, Vien- na; MAMBA – Museo de Arte Moderno di Buenos Aires; Castello di Rivoli, Torino; MAXXI, Roma; Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid; e 53. Esposi- zione Internazionale d’Arte, la Biennale di Venezia; solo per citarne alcune.

James Richards (1983, Regno Unito) è un artista che vive e lavora tra Berlino e Londra. Le sue opere sono state presentate in mostre personali al Castello di Rivoli, Torino; Malmö Konsthall; Künstlerhaus Stuttgart; Chapter Arts Centre, Cardiff; ICA, Londra; Bergen Kunsthall; Kunstverein München; Chisenhale Gallery, Lon- dra, tra le altre. La pratica di Richards è stata presentata anche in mostre collettive al Camden Arts Centre, Londra; Whitney Museum of American Art, New York; Walker Arts Center, Minneapolis; MoMA, New York; Artists Space, New York; e la 55. Esposizione Internazionale d’Arte, La Biennale di Venezia. Richards ha rappre- sentato il Galles alla 57. Esposizione Internazionale d’Arte, La Biennale di Venezia; e nel 2014 è stato selezionato per il Turner Prize.

Emilija Škarnulytė (1987, Lituania) è un’artista e regista. Škarnulytė realizza film e installazioni immersive che esplorano il tempo profondo e le strutture invisibili del cosmo, della geologia, dell’ecologia così come della politica, attraverso un approccio che oscilla tra il documentaristico e l’immaginifico. Škarnulytė ha vinto il Future Generation Art Prize 2019, ha rappresentato la Lituania alla 32. Triennale di Milano, ed è stata inclusa nel Padiglione Baltico alla Biennale di Architettura di Venezia nel 2018. Il suo lavoro è stato presentato in mostre personali a Tate Modern, Londra (2021); Kunsthaus Pasquart, Biel (2021); Den Frie, Copenhagen (2021); National Gallery of Art in Vilnius (2021); CAC, Vilnius (2015); e Kunstlerhaus Bethanien, Berlino (2017); così come in mostre collettive presso Ballroom Marfa, Seoul Mu- seum of Art, Kadist Foundation e la 1. Riga Biennial. I suoi film sono rappresentati nelle collezioni di IFA, Kadist Foundation e Centre Pompidou e sono stati proiettati alla Serpentine Gallery, Londra; Centre Pompidou, Parigi; così come nei festival ci- nematografici di Rotterdam, Busan e Oberhausen. Škarnulytė è fondatrice e attual- mente co-dirige il Polar Film Lab, un collettivo a Tromsø che lavora con il cinema analogico, ed è membro del duo artistico New Mineral Collective, a cui è stato recentemente commissionato un nuovo lavoro dalla 1. Toronto Biennial.

Ana Vaz (1986, Brasile) è un’artista e regista che lavora con il cinema, utilizzandolo come strumento. I suoi film, o meglio i suoi film-poesie, percorrono territori ed eventi infestati dalle conseguenze perenni di forme interne ed esterne di coloniali- smo, e dalle loro impronte sulla terra e su forme di vita umane e diverse dall’umano. La sua pratica si può anche incarnare in scrittura, pedagogia critica, installazioni, programmi cinematografici o eventi effimeri, che sono espansioni o sviluppi dei suoi film. I suoi lavori sono stati presentati, proiettati e discussi in festival cine- matografici, seminari e istituzioni come Tate Modern, Londra; Palais de Tokyo, Parigi; Jeu de Paume, Parigi; LUX Moving Images, Londra; New York Film Festival – Projections; TIFF Wavelengths, Toronto; BFI, Londra; Cinéma du Réel, Parigi; TABAKALERA, San Sebastián; Whitechapel Gallery, Londra; MAM – Museum of Modern Art, San Paolo; Sesc-Belenzinho, San Paolo; Matadero, Madrid; Jame- el Arts Center, Dubai; Confort Moderne, Poitiers; Savvy Contemporary, Berlino; Sonic Acts, Amsterdam; tra le altre. Vaz è anche membro fondatore del collettivo COYOTE insieme a Tristan Bera, Nuno da Luz, Elida Hoëg e Clémence Seurat, un gruppo interdisciplinare che lavora tra ecologia e scienze politiche attraverso for- mati concettuali e sperimentali.