Tre mesi di scuola online, necessariamente improvvisati, spesso con strumenti di fortuna e competenze tecniche poco diffuse. Ma alla fine le cose – specie nelle scuole superiori – hanno funzionato abbastanza bene: secondo il 75% degli insegnanti tutti (o quasi tutti) gli studenti sono riusciti a seguire costantemente le lezioni online; il 62% dei docenti è riuscito a portare a termine tutto (o quasi) il programma, e il 56,8% ha considerato la DAD abbastanza efficace in relazione all’apprendimento. Ma difficoltà e problemi ce ne sono stati comunque molti da tenere in considerazione all’avvio (ancora non si sa come) del nuovo anno scolastico. I dati provengono dall’indagine online appena conclusa – realizzata da Laboratorio Adolescenza e Istituto di ricerca IARD – su un campione nazionale di 500 insegnanti delle scuole primarie e secondarie.
Oltre l’80% delle ore svolte (rispetto al normale calendario scolastico) secondo il 36% degli insegnanti; tra il 60 e l’80% per un ulteriore 30% degli insegnanti. Solo il 5,7% dei docenti ha affermato di essere riuscito a svolgere meno del 30% delle ore previste.
Il 61% è riuscito a svolgere tutto o quasi tutto il programma previsto, mentre meno del 10% ha lamentato di essere riuscito a svolgerne meno della metà.
Circa la partecipazione degli studenti: “tutti o quasi” davanti al computer per il 75% degli insegnanti e meno della metà soltanto per il 5%.
Le difficoltà iniziano con la “produzione di elaborati” da parte degli studenti: secondo il 61% dei prof delle superiori (ma 42,5% dei prof delle medie) tutti, o quasi tutti gli studenti hanno svolto i compiti assegnati.
I risultati variano, però, a seconda del tipo di scuola: sono certamente migliori (rispetto a ore, programmi e compiti svolti, e partecipazione) nelle scuole secondarie di secondo grado (scuole superiori) rispetto alle secondarie di primo grado (scuole medie). Tornano a migliorare leggermente – specialmente la partecipazione – nelle scuole primarie (elementari).
La maggioranza degli insegnanti di tutte le scuole (56,8%) ha complessivamente considerato l’attività scolastica online (in rapporto all’apprendimento) abbastanza efficace. Poco o per nulla efficace, invece, per il 39,6% (43,3% per i prof delle scuole primarie). Ma c’è anche il 3,7% che l’ha considerata “molto efficace”.
Decisamente positiva la percezione degli insegnanti sul livello di motivazione da parte degli studenti: il 60% l’ha considerata “buona”, l’11% addirittura “elevata”. “Modesta o nulla” solo per poco più di un quarto degli insegnanti intervistati.
La “lamentela” maggiore (e quasi unanime) degli insegnati (90,4%) è stata di aver lavorato troppo rispetto al normale. Al di là di questo aspetto “sindacale”, tra gli handicap della didattica a distanza al primo posto c’è la mancanza di contatto con gli studenti (che diminuisce con l’aumentare del livello scolastico: 91% scuole elementari 77,6% scuole superiori). A seguire, la difficoltà a ripensare le “verifiche” in un contesto che non poteva garantire che gli studenti non ricevessero aiuti.
Poco segnalate le difficoltà ad impratichirsi degli strumenti necessari per svolgere le lezioni a distanza o riguardanti la scarsa funzionalità degli strumenti didattici disponibili. Gli insegnanti delle primarie hanno registrato una maggiore difficoltà, rispetto ai colleghi delle superiori, a ripensare le lezioni in chiave di didattica a distanza (64,1% vs 43,7%).
Significativo aumento del tempo dedicato al lavoro | 90,4% |
Il non avere contatti diretti con gli studenti | 81,2% |
La difficoltà a ripensare le verifiche a distanza con nessuna garanzia che non siano aiutati | 79,6% |
Difficoltà a separare il lavoro dal resto della quotidianità | 68,0% |
Il non avere contatti diretti con i colleghi | 64,8% |
Il tempo necessario a reperire materiale adatto alla didattica a distanza | 64,1% |
Difficoltà tecniche di connessione | 56,8% |
La difficoltà a ripensare le lezioni in chiave di didattica a distanza | 47,6% |
Uno scarso supporto nella formazione dei docenti | 45,1% |
La scarsa funzionalità degli strumenti didattici disponibili | 37,3% |
Difficoltà a conciliare il lavoro con il concomitante lavoro/studio di altri familiari | 34,6% |
La difficoltà ad impratichirmi velocemente nell’utilizzo delle piattaforme software | 25,2% |
Le difficoltà specificamente relative alla didattica hanno comprensibilmente risentito del livello della scuola. Pochi problemi nel gestire il momento della spiegazione online per i prof delle superiori, molte difficoltà a farlo, invece, nelle scuole elementari con bambini dall’altra parte dello schermo. L’aspetto più complesso è stato – per tutti – quello delle verifiche scritte, ma anche tenere alta l’attenzione della classe.
MOLTO / ABBASTANZA DIFFICOLTOSO | tot | superiori | medie | elementari |
Verifiche scritte | 82,4% | 81,8% | 82,2% | 84,6% |
Interazione tra studenti | 80,5% | 77,6% | 83,6% | 88,5% |
Attenzione classe | 70,8% | 68,2% | 68,5% | 81,3% |
Verifiche orali | 60,7% | 59,8% | 58,9% | 65,4% |
Spiegazioni | 43,5% | 34,6% | 43,8% | 75,7% |
Tra gli effetti collaterali negativi della didattica a distanza – dal punto di vista fisico e psicologico – sedentarietà, bruciore agli occhi, stanchezza e stress sono stati i più “votati” dagli insegnanti. Meno del 50% ha lamentato ansia, senso di solitudine o depressione.
Disturbi riscontrati | |
Sedentarietà | 87,0% |
Bruciore agli occhi | 79,6% |
Stanchezza per mancanza di recupero | 76,2% |
Stress | 73,7% |
Mal di schiena | 69,1% |
Mal di testa | 51,5% |
Difficoltà ad addormentarsi | 51,5% |
Ansia | 48,3% |
Senso di solitudine | 43,2% |
Depressione | 33,0% |
Fastidio alle orecchie a causa delle cuffie | 23,6% |
Dovendo dare una valutazione da 1 a 5 su quanto agli studenti sia mancata la scuola, il 44% degli insegnati ha indicato, per i propri studenti, il punteggio “5”. Il “4” è stato indicato dal 37%. Solo il 4% degli insegnati ha indicato l’1 o il 2.
Comunque, tra luci e ombre, il personale giudizio complessivo dato dagli insegnanti intervistati sull’esperienza della scuola a distanza è risultato sostanzialmente positivo, senza differenze in base all’ordine e grado della scuola nella quale insegnano. Il 52,6% si è dichiarato abbastanza soddisfatto e il 5,7% molto soddisfatto. Tra i giudizi negativi 32,5% poco soddisfatto e 9% per nulla soddisfatto.
Ne deriva che una larga maggioranza (62,7%) sostiene che gli piacerebbe integrare la normale attività a scuola con qualche attività online, purché organizzate e pianificate meglio. Il 33% lo esclude tassativamente, mentre il 4,3% (in particolare tra i professori delle scuole superiori) non vedrebbe male, anche in tempi di normalità, un’attività a distanza prevalente.
Circa le previsioni per il prossimo futuro la maggioranza (69,3%) ipotizza che a settembre si tornerà a scuola con modalità differenti e turni, mentre c’è il 21% di ottimisti che a settembre si tornerà a scuola come sempre, mentre un 8% di “catastrofisti” ritiene che non si tornerà a scuola e si continuerà con le lezioni online ancora per molti mesi. Il 62% (ma 75,6% dei professori delle primarie) esclude però l’ipotesi di far stare per ore ed ore, a scuola, gli studenti con la mascherina.
Interessante osservare che su questi ultimi aspetti le risposte date dagli insegnanti sono state abbastanza simili a quelle date dagli studenti in un analogo rilevamento effettuato da Laboratorio Adolescenza nel mese di maggio.
Studenti | Insegnanti | |
Integrare la normale attività a scuola con qualche attività online, purché organizzate e pianificate meglio | 42,1% | 62,7% |
Abbandonare completamente l’attività didattica online | 50,1% | 33,0% |
Attività scolastica online prevalente rispetto alle lezioni impartite a scuola | 7,7% | 4,3% |
Si tornerà a scuola a settembre come sempre | 17,0% | 21,0% |
Si tornerà a scuola con modalità differenti e turni | 62,9% | 69,3% |
Non si tornerà a scuola e si continuerà con le lezioni online ancora per molti mesi | 19,4% | 8% |
No alle mascherine a scuola | 67% | 62% |
Il questionario è stato veicolato attraverso un link diffuso spontaneamente tra insegnanti. Essendo le risposte indotte da processi autoselettivi, l’indagine non può essere considerata rappresentativa dal punto di vista strettamente statistico; tuttavia i risultati, considerando l’alto numero dei rispondenti, misurano certamente delle tendenze, fornendo importanti indicazioni.
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