Dieta, gli zuccheri non risolvono i problemi

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I consigli dello psicoterapeuta per lavorare su noi stessi per evitare di usare il cibo come anestetico

dieta non serve anestetizzarsi dagli zuccheri
gli zuccheri non risolvono i problemi. Secondo Giovanni Porta bisogna evitare di usare il cibo come anestetico

“La vaschetta del gelato non è una soluzione ai nostri problemi. Occorre riconoscere le scuse che ci diamo per mangiare quello che non dovremmo in modo da prevenirle. Lavorando su noi stessi, non solo ci sentiremo meglio a livello psicologico, ma cambieremo anche il nostro aspetto fisico” lo sostiene Giovanni Porta, psicoterapeuta esperto in alimentazione.

A chi non è mai capitato di concedersi un bel gelato super calorico come consolazione per una giornata dura al lavoro o per un appuntamento andato male? Ma se l’eccezione diventa la regola il grasso si fa avanti, spesso sul girovita.

“Riuscire a modificare il proprio stile di nutrizione non è un compito facile, soprattutto perché al cibo sono legati molti aspetti di gratificazione e compensazione. Il problema si pone quando usiamo il cibo per anestetizzarci in continuazione, e un’alimentazione sregolata e troppo calorica ci conduce ad assumere un eccesso di peso, nei casi più gravi perfino a sviluppare problemi di salute che portano a un peggioramento della nostra qualità di vita. I buoni propositi si scontrano con la capacità di gestire le tentazioni e le situazioni che ci si presentano. Le giornate di tutti sono complicate: impegni, famiglia, figli, studio, lavoro, commissioni da sbrigare, oltre alla gestione della casa, condizionano non solo la nostra vita, ma anche le nostre scelte alimentari. Per cambiare per prima cosa occorre renderci conto di come ci comportano in materia di alimentazione e soprattutto di quali scuse ci diamo per continuare a mangiare come e quanto vogliamo”, spiega Giovanni Porta, psicoterapeuta esperto in alimentazione.

Ecco le scuse più comuni per mangiare quello che non si dovrebbe: riconoscere per prevenirle

1) La mattina non ho tempo e prendo un caffè al volo e poi scappo via.

2) Sono sempre in giro e mangio quando posso, quindi troppo e male

3) Mi sento stanco e quindi mi riempio di bibite zuccherate o di snack perché danno energia

4) Lavoro tanto, o ho troppi impegni all’università, e non ho tempo per mangiare, quindi la sera mi abbuffo

5) Sono con un cliente al quarto caffè zuccherato della mattina. Come faccio a non berlo anche con lui?

6) Mi sono rimasti degli avanzi non posso proprio buttarli, quindi li mangio

7) Sono con gli amici e non ce la faccio a resistere a prendere con loro un aperitivo o un gelato, anche se ho già fatto uno spuntino prima

8) É rimasta della buona torta fatta in casa. Che male può fare se ne mangio un po’?

9) Prima di sedermi a tavola mi rilasso con un buon bicchiere di vino, è solo uno.

10) Mi metto comodo sul divano la sera e faccio spuntini frequenti o bevo alcolici per rilassarmi? Che male può fare?

11) Oggi ho probabilmente mangiato troppo, ma sono stressato e quindi giustificato

Alla fine ingrasso!

“Ingrassando, ci vediamo meno belli, e il confronto con un mondo che ci vuole magri e in forma non fa che aumentare la distanza tra come appariamo e come vorremmo apparire. – spiega lo psicoterapeuta Giovanni Porta – Questo ci rende tristi, delusi di noi stessi, e mangiare può essere una soluzione facile e veloce per non pensare per qualche momento a quanto vorremmo essere diversi. Si genera così un circolo vizioso in cui mangiamo per non pensare a quanto soffriamo perché mangiamo troppo e, di conseguenza, la nostra autostima si abbassa notevolmente”.

Come fare per rompere questo circolo vizioso?

Non è detto che l’unico modo per affrontare la tristezza sia buttarsi a capofitto sulla vaschetta del gelato! “Si può anche ascoltarla, capirne le cause e agire su di esse, invece di anestetizzarsi attraverso gli zuccheri. – spiega lo psicoterapeuta Giovanni Porta – Comprendere le cause della propria tristezza significa capire cosa manca di importante nella nostra vita, e trovare il coraggio per mettere in atto le (di solito temute) azioni che servono a raggiungere i nostri obiettivi.

Per prima cosa fate una pausa, prendetevi dei momenti per voi, vi aiuteranno a gestire lo stress. Trovate un modo di coccolarvi senza mangiare.

Per seconda cosa fate un elenco di quello che mangiate durante la giornata vi aiuterà a capire la qualità e la quantità del cibo che ingerite. Molte persone non sono consapevoli del modo in cui si nutrono, delle necessità del loro organismo e quindi non sanno che la loro dieta è poco equilibrata. Rivolgendosi a professionisti della nutrizione (dietologi e nutrizionisti) è possibile creare piani personalizzati che portino a modi di alimentarsi più salutari.

Il terzo aspetto è di ordine psicologico, e non va sottovalutato. Molte persone, ad esempio, sanno che mangiano troppo e male, ma dicono di non riuscire a cambiare, si definiscono dipendenti da un modo di nutrirsi disfunzionale. Mangiano perché sono tristi, delusi, sotto stress, per consolarsi o perché è un modo facile di ottenere gratificazione. In questi casi, la psicoterapia può rivelarsi un supporto importante, perché può aiutare la persona a convivere con le proprie emozioni spiacevoli invece di sopprimerle mangiando. Il mio lavoro di psicoterapeuta consiste proprio nell’accompagnare le persone nel difficile cammino di assumere i rischi connessi ai loro desideri, in una strada in cui si attraversano momenti di dolore, delusione, rifiuto, ma al termine della quale – in molti casi – ogni persona trova nuove possibilità espressive e di gratificazione personale.

Se, ad esempio, vorrei una vita sociale più brillante e divertente ma sono troppo timido per espormi, il mio umore malinconico non passerà finché non diventerò capace di affrontare il mio imbarazzo sociale in modo diverso; in altre parole, occorre muovere qualche passo nella direzione di quello che si è sempre sognato. Perdere il peso in eccesso e mantenere nel tempo uno stile nutrizionale adeguato sono il simbolo della propria capacità di agire su se stessi e dominare i propri impulsi momentanei in nome di un fine soggettivo più alto. Per questo, spesso, “fare la dieta” non consiste solo nel mangiare di meno, ma spesso nel fare i conti con parti di sé che prima si ignoravano”.

GIOVANNI PORTA
 – Psicologo psicoterapeuta di orientamento gestaltico, è esperto in alimentazione e teatroterapia. Vive e lavora tra Roma e Milano. Da anni realizza laboratori e percorsi in cui l’arte viene utilizzata con finalità terapeutiche. Laureato in Psicologia presso l’Università degli Studi di Padova, si è successivamente specializzato con un master in “Utilizzo di tecniche artistiche nella relazione d’aiuto”, ha una specializzazione in Psicoterapia della Gestalt presso l’I.G.F. di Roma, ed una in “Teatro e Psichiatria”. 
Info su www.giovanniporta.it